mercoledì 30 maggio 2018

VAR fanculo!

Il grande costituzionalista Mattarella, nonchè garante ed arbitro insindacabile della nostra democrazia l'ha fatta fuori dal vaso. La sua azione, rivista alla VAR, ha portato lui stesso a capire che ha commesso un fallo grave e meriterebbe l'espulsione.
Ma, non essendovi giustizia che vale per tutti, gli basta correggere il tiro e si sorvolerà sui suoi errori, degni del suo degno predecessore, Napo Orso Capo.
Ora si fa girare indietro il nastro e si fa finta che non sia successo nulla. Si torna al governo giallo-verde.
Qualcuno gli ha spiegato che non è bene andare ad elezioni, e quel qualcuno sono i suoi soliti amichetti, PD e FI, che sarebbero stati asfaltati a breve dal voto ed hanno bisogno di tempo per tentare di recuperare terreno e di allearsi per le prossime elezioni (moderati contro barbari, sinceri democratici contro populisti, filoeuro contro controeuro),  riuscendo a far digerire questa scelta ai loro elettorati sempre più spolpati e allo sbando.

Infatti, nel frattempo, il fallo di Mattarella ha ingenerato uno spostamento ulteriore di elettori verso Salvini, e di Salvini verso i Cinque stelle.
I mercati hanno reagito subito, preventivamente, già a quello che sarebbe stato il risultato delle prossime elezioni, che vedrebbe stravincente e inevitabile proprio una coalizione giallo-verde.
Il commissario tedesco Oettinger ha espresso bene e coscientemente il pensiero della troika, quello che non si può dire, ma che tutti sanno e pensano (ovviamente, anche lui, poi rimbrottato dagli arbitri della VAR, e subito contraddetto, e subito autosmentito): sarà lo spread a far votare gli elettori nel modo giusto!
Quindi, i mercati non solo hanno reagito negativamente ad un governo ancor prima che nascesse e operasse, come sfacciatamente ha ammesso l'imperatore nudo Mattarella, uomo di paglia della finanza e delle banche.
Ora reagiscono preventivamente alle elezioni anticipate e ai prevedibili risultati elettorali, duplicando lo spread in poche ore, e mandando all'aria il Cottarelli (che più che portarci a breve alle elezioni, addirittura a luglio, sempre che trovi i tecnici validi e sufficienti che siano disposti a perdere la faccia in un'impresa senza senso e senza futuro).
Insomma, dilettanti allo sbaraglio.

Ma tutto questo sposta irrimediabilmente e spaventosamente a destra le sorti del governo politico (non è un caso che anche Fratelli d'Italia, a questo punto, si faccia avanti per l'alleanza, e molli il caro vecchio Berlu) e accelera la crisi di sistema, che si avvia verso la sua catastrofe politica e finanziaria.
Il governo giallo-verde è perfetto per proseguire a far fuori l'Unione Europea e l'Euro, ma non tanto per quello che sarà capace di fare (molto poco), ma per le reazioni e le retroazioni che suscita nei sistemi che dovrebbero accettarlo, ma non possono. Per il casino che fa, anche già solo a paventarsi.
Era quello che speravo, finalmente un vero attrattore della catastrofe, che forse ci porterà almeno fuori da questa puzzolente palude, per infilarci senz'altro nel tunnel di un ben più oscuro disastro.











martedì 29 maggio 2018

povera patria

Povera patria.
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
Ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
non cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Si può sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

facili profezie

Stiamo comprendendo che le elezioni sono divenute dei rituali per il mantenimento di un ceto politico professionale; e che, anche laddove vengano eletti rappresentanti validi e onesti, la loro possibilità di pesare e di cambiare le decisioni già prese altrove, in sedi non parlamentari, è sostanzialmente nulla; e che, anche laddove essi riuscissero a decidere altrimenti, i governi sarebbero immediatamente 'commissariati' da quei tirannici poteri, finanziari e tecnocratici, da tempo dominanti e che ormai chiamiamo familiarmente 'la troika'.

Saramago, in due suoi famosi e profetici romanzi ha immaginato una società i cui cittadini perdono progressivamente la vista e non vanno più a votare.
L'unico sciopero che oggi potrebbe pesare sarebbe proprio questo: lo sciopero del voto.

Si verificano alcune situazioni in cui egli ritiene alcune leggi talmente ingiuste da rendere l'obbedienza ad esse un disonore...E per manifestare la sua protesta contro l'azione dei legislatori egli può ritirare la sua collaborazione allo Stato, disobbedendo anche ad altre leggi la cui violazione non implica un comportamento immorale.

Il non-voto, l'astensionismo politico (non clandestino e puramente individuale, com'è oggi, ma pubblico, coscientemente e collettivamente agito all'interno di una campagna nonviolenta di massa) rappresenterebbero oggi -prima che sia troppo tardi e sino a quando saremo ancora chiamati a votare- l'unica modalità per la ripresa del potere da parte dei cittadini in occidente.
Se non sorgerà un 'movimento per la disperazione' capace di gestire politicamente il fenomeno, che è e sarà sempre più crescente, dell'astensionismo, non ci resterà altro che assistere passivamente al progressivo spolpamento delle nostre democrazie, di cui resterà a breve soltanto un'ectoplasma senz'anima, una parvenza di scheletro.

Sempre che i despoti di turno non decidano di sbarazzarsi -presto o tardi- anche di questa. 

(Enrico Euli, Fare il morto, 2016)

lunedì 28 maggio 2018

figuracce e sfondamenti

Abbiamo vissuto per secoli in situazioni in cui gli sfondi e le figure erano relativamente stabili ed era stabile soprattutto il rapporto tra loro.
Lo stato nazionale moderno è stato il tentativo di determinare uno sfondo di stabilità in una situazione di crescente proliferazione e disordinamento delle figure.
Oggi ci troviamo a vivere una situazione in cui lo stato si è fatta solo figura e lo sfondo è caratterizzato dai processi economico-finanziari della globalizzazione transnazionale.
Nessuna figura potrà mai gestire o governare uno sfondo.
Da qui la fine del senso e della funzione degli Stati, che oggi non possono più rappresentare la risposta ai processi in corso.
(vedi l'interessantissimo 'La fine degli stati', di Rana Dasgupta https://www.internazionale.it/sommario/1254).
Essi, forse e con molta creatività (che oggi non si vede e, quando c'è, non trova spazio), potrebbero tornare ad essere governabili dalla politica se questa si facesse carico di tre istanze di limitazione, che presuppongono però la fine degli stati stessi e la creazione di forme nuove di intermediazione politica:
-la limitazione dei poteri di minoranze ricche e straricche, proterve e strapotenti (democratizzazione), anche attraverso
-la limitazione dello sviluppo e della crescita (decrescita economica e disinquinamento) e
-la limitazione dei poteri di maggioranze socio-culturali e la difesa-valorizzazione di minoranze marginalizzate, impotenti, minacciate (bio-socio-diversità).
Roba da far tremare i polsi, è evidente. Molto più probabile la catastrofe, ovviamente.

Le risposte che oggi infatti arrivano non si pongono a questi livelli di analisi ed azione, ma restano ancorate a modelli e piani del passato, in primo luogo alla persistente ed illusoria centralità degli stati-nazione, come se essi potessero ancora fare da sfondo garante e regolatore.
Di questa natura sono gli attuali tentativi di tornare a forme di protezionismo economico e di ri-territorializzazione del conflitto; come se la risposta ad un impero capitalistico transnazionale (quello che va avanti a colpi di fatti compiuti, dispositivi tecnici e spread) potesse essere contrastato ed ingrippato da scelte locali, definite da programmi che si richiamano a parole ormai anacronistiche, propagandistiche e ininfluenti quali 'autodeterminazione dei popoli', 'potere al popolo', 'sovranità dei cittadini elettori' o 'prima gli italiani...gli americani...gli ungheresi...etc'.

E' all'interno di questa cornice che va visto il fallimento del tentativo giallo-verde.
Le democrazie degli stati nazionali non sono più compatibili con i processi globali dell'economia e della finanza, che impongono alle figure-stato di modellarsi al loro sfondo, e non viceversa.
Tutti i tentativi inversi sono e saranno destinati a fallire, anche se ottenessero il 100% dei voti ad un'elezione o ad un referendum (vedi Grecia).
Se si deve scegliere tra economia e democrazia, la scelta è d'obbligo oggi e va alla prima contro la seconda. Il resto è solo retorica.
Solo un cambiamento strutturale che vada a superare gli stati-nazione verso qualcosa che assomigli di più alle reti impiantate dai mercati (quelle sì già anarco-capitaliste) piuttosto che ai riti e alle procedure delle burocrazie politiche nazionali, potrebbe darci qualche possibilità di uscirne vivi e migliori.
Tutto il resto è solo illusione e determinerà tragedie e disastri che iniziamo ad intravvedere e immaginare.

Ragionando più in piccolo, credo che dagli eventi di questi giorni emergano alcune impressioni:
-c.v.d., la protervia dei capi-bastone locali, in primis Mattarella, che riconsegna il paese addirittura a Cottarelli (più provocazione di così!), decretando di fatto la vittoria di chi ha perso le elezioni e la sconfitta di chi le aveva vinte;
-l'astuzia a breve termine di Salvini, che sacrifica la possibilità di governare ai suoi fini elettorali personali e particolari, impuntandosi sul nodo Savona, e preparandosi a fare nuova messe di voti alle prossime elezioni, ponendosi a difesa del popolo contro il padre-regime e le cattive matrigne;
-la pollaggine e il semplicismo neofita dei poveri Cinquestelle, che si sono fatti ingenuamente impallinare da amici leghisti e nemici di ogni dove, continuando a confidare nelle regole democratiche formali o nel potere di cambiare la realtà attraverso il voto; fingono di non ricordare che sul PCI la conventio ad excludendum è andata avanti per 40 lunghi anni nel deserto, ed è finita solo quando il PCI ha smesso di essere e dirsi comunista;
-la totale e crescente incapacità dei sistemi politici rappresentativi di far funzionare i propri apparati e la propria organizzazione centrale: i Parlamenti hanno smesso di funzionare da tempo, ma ora non si riesce neppure più a farli nascere e a farli iniziare ad operare, neppure formalmente.
E' la prima volta che accade in Italia e in Occidente.
Ed è un segno ulteriore della catastrofe irreversibile e incipiente dei regimi parlamentari (non solo qui, ma anche in Spagna e, a breve, in Germania).
Se gli stati insisteranno ad esistere, la vittima è e sarà la democrazia parlamentare.
Non sarebbe necessariamente un male. Ma la soluzione è alle porte e sarebbe peggiore del male: maggioritario spinto e neo-presidenzialismo decisionista, alla francese.
Credo che tutti i leader si dirigeranno ancor più verso questa direzione, in nome della governabilità.
Ma vedete quel che sta accadendo a Macron, dopo un anno dalla vittoria.
Tra un po', dovrà ricorrere all'esercito.
A marciare non saranno più i suoi elettori, ma i suoi soldati.
Lo stato esisterà solo come gendarme, luogotenente armato dei mercati.






in classe, la ricreazione è finita!

Cari elettori ed elettrici,
non vi scrivo per maramaldeggiare, oggi sarebbe troppo facile.
Ma, come potrete ben capire, non posso esimermi.

Ho e abbiamo provato a dirvi questo nei mesi precedenti alle elezioni del 4 marzo: che era inutile -ormai e più che mai- andare a votare, e che -qualunque fosse stato il suo risultato- il voto non avrebbe portato a nessun governo e certamente a nessun governo del cambiamento.
Siamo giunti da tempo alla conclusione che nessun cambiamento possa avvenire pacificamente in Italia ed in Europa attraverso il voto e la democrazia rappresentativa.
I parlamenti e i partiti -vecchi e nuovi che siano- non detengono più da tempo alcun potere politico.
I conti valgono e contano più di qualunque Conte e di qualunque residua democrazia.
Gli stati nazionali sono tornati ad essere soltanto delle espressioni geografiche.
Le elezioni sono soltanto un rito da compiere per velare questo dato di realtà e per proseguire a far vivere l'apparenza democratica di quella che ora è solo una vera e propria farsa.
I poteri stanno altrove, neanche più coperti, e smaccatamente tutelati da quella stessa nomenclatura che vive e prospera proprio perchè legittimata dai vostri voti.

Mattarella -a suo modo coraggiosamente- ha scelto di non nascondere questi poteri e di non nascondersi più: ha lasciato di fatto il suo ruolo apparente di arbitro neutrale ed ha assunto palesemente la sua op-posizione politica ad un governo che -fosse anche solo a parole- voglia provare a mettere in discussione lo status quo.
E' un atto disperato e deflagrante, che rivela il tragico crinale su cui stiamo camminando e su quanto siano deboli e ricattati i cavalier serventi del mercato.
Quando i poteri forti si sentono minacciati reagiscono e, se nessuno reagisce adeguatamente con la stessa potenza di fuoco, vincono sempre, almeno temporanemente, in barba ad eletti ed elettori.
Questa volta stanno facendo male i loro conti, ma ci vorrà ancora un po' di tempo per verificare questa sensazione in tutta la sua futura, prossima tragicità.

Quel che sta avvenendo ci dice chiaramente questo, ancora una volta, se per voi ce ne fosse ancora stato bisogno.
Ma ci conferma anche un'altra cosa: che le promesse di cambiamento e le speranze di 5S e Lega sono e saranno nella migliore delle ipotesi solo delle illusioni -e nella peggiore delle mistificazioni in malafede- utili solo per farvi andare a votare.
Ma lo stesso Di Maio poco fa ha dovuto ammetterlo finalmente: se la situazione è questa, allora andare a votare (o a rivotare) non serve a nulla.
Perchè -ha dovuto riconoscere- anche se vincessimo con l'80% dei voti- non ci sarebbe concesso di governare secondo gli intendimenti nostri e di chi ci avesse votato.
Bella scoperta. I giochi sono già fatti, il gioco è truccato, e il banco bara.
Tutte cose già dette e scritte da tempo, qui sopra e altrove.
Noi astensionisti attivi ne siamo già consapevoli da tempo.
E faremmo bene a rilanciare fortemente la nostra campagna, e questa volta con anticipo e spero con maggiore credibilità ed ascolto, visti gli attuali eventi.
Ora tocca a voi, a voi che avete ancora una volta votato e che, sino a stasera,ci avete sperato.
Non solo non vi permettono di governare, non vi permettono neppure di proporlo, un governo, a meno che il suo programma non sia quello che loro hanno in mente, e non il vostro.
Ora avete avuto anche voi la controprova, ce l'avete davanti agli occhi, vediamo se ne terrete conto una buona volta.
La breve (e contrastata) cottarella tra Mattarelli e Ton-t-inelli è già conclusa.
Torna Cottarelli, sogno erotico dei risparmiatori italiani, l'amore da sempre, una bellissima Fornero in loden, che neppure piange.
Si tratta di un colpo di stato in piena legalità.
Inutile chiedere impeachment, Inutile invocare alti tradimenti e attentati alla Costituzione.
Bisogna uscire dal gioco, far saltare il banco, costringerli alla resa.
Non ci sono più gli spazi e le condizioni per riformare un bel nulla, né dall'interno né dall'esterno.
Sarebbe bene che teneste ben a memoria quel che sta accadendo in questi giorni e ne traeste le giuste conseguenze.
Che non è quella di tornare a votare, a maggior ragione e con più rabbia, 5S o Lega, per far pagare al sistema questa ennesima fregatura.
Sia che si vada a rivotare presto, sia che Mattarella si faccia votare (e magari anche bocciare, tanto per averlo in carica) un bel governo di tartufi che parte balneare, che diventerà elettorale, e che poi durerà ad libitum sino a quando PD e Forza Italia non si saranno rimesse in forze, magari tentando un esperimento alla Macron.

Cosa dovrebbe fare una vera movimento di opposizione e cambiamento, da stamattina ?
Sabotare il funzionamento quotidiano della nazione, boicottare in massa le prossime elezioni, a partire da quelle europee, assediare il Quirinale e le sedi istituzionali.
Le istituzioni, ormai dispotiche e nemiche del popolo, andrebbero abbandonate al loro destino se non vogliamo che sia anche il nostro; non dovremmo proteggerle più attraverso la nostra obbedienza, collaborazione ed accondiscendenza e, in primo luogo, attraverso il voto; dovremmo lasciarle in mano al neofascismo dei mercati e della finanza (altro che 'difesa del piccolo risparmio...'!).
Ma ci sono le condizioni perchè questo accada ?
O ci si continuerà a trascinare, a giocar di fioretto, ad attendere nuove elezioni per illudersi ancora e lasciarsi ancora una volta prendere da un vuoto ed irrealistico spirito di gara ?
Sino a quando ci troveremo tutti dentro la guerra civile, e faremo finta -anche a quel punto- di non sapere come e perché ci siamo finiti ?










domenica 27 maggio 2018

calvario preventivo

Quel che accade ci dice cosa accadrà.
Ora che, dopo decenni di prassi non costituzionale, si scopre il valore della Costituzione solo per rompere i coglioni al governo giallo-verde; ora che si deve far finta di credere che il presidente del consiglio debba scegliere i membri del governo senza badare ai partiti di maggioranza che lo sostengono; ora che Mattarella sta interprtando il ruolo dell'opposizione preventiva ad un governo che avrà vari oppositori impotenti e collusi (PD e FI) e vari oppositori potenti e collusi (i commissari UE e la finanza internazionale).
Ora che tutto questo appare chiaro e lampante, mai come ora, sappiamo già che vita e che fine farà questo governo.

L'insistenza su Savona, da una parte e dall'altra, inizia ad apparire pretestuosa.
Sembra quasi che Mattarella indichi il dito per mostrare la luna, e continui a desiderare in verità un governo scelto da lui.
E sembra che Salvini abbia voglia di rompere, tornare alle elezioni presto e stravincerle.
Anche perchè è proprio questo atteggiamento dell'establishment nazionale ed internazionale a far crescere la destra sempre di più, a far incazzare ancora più persone in giro, a far venir voglia di votare Salvini o Di Maio solo per mandare a cagare Martina, la Repubblica e Brunetta.
Comunque, il governo si farà e Savona sarà ministro.
Sarà un governo con gente nuova, ma -compreso lui- anche di gente vecchia, vecchissima ed anche terribile.
Sarà un governo che farà alcune cose buone, e tante terribili.
Intanto, lo spread già aguzza l'ingegno, altro che Mattarella o gli strali del PD !

Comunque, il trend è questo e il governo Conte è trendy.
Il resto saranno guerre e guerricciole continue, governabilità in bilico su maggioranza risicate, provvedimenti che guarderanno a destra e a manca, in attesa di nuove elezioni.
Gli unici che pagheranno sicuramente, e a senso unico, saranno i migranti, per i quali si entrerà in una fase che ci farà rimpiangere Minniti, Alfano e i loro campi profughi di oggi.
E, con Salvini agli Interni, verranno a mancare le protezioni sugli atti terroristici nel nostro paese, garantiti sinora dagli amici degli amici.
Anzi, per far saltare un governo non voluto, cosa ci sarà di meglio di una bella serie di bombe e kamikaze messi qua e là ?
Se la troika non bastasse, qualcuno saprà presto pensare anche a questo...
















venerdì 25 maggio 2018

gli amici del popolo

La catastrofe delle democrazie parlamentari è insita nella globalizzazione e nell'accelerazione istantanea degli scambi e delle informazioni, ha a che vedere con le trasformazioni generali del modo in cui viviamo lo spazio ed il tempo, attraverso i medium ed i dispositivi che ci attorniano predisponendo le forme delle nostre relazioni.
Il populismo demagogico è la dimensione necessaria e inevitabile in cui può muoversi la politica in un contesto così definito.
Non ci sono più non-populisti che possano attaccare altri definendoli populisti.
Si tratta sempre e soltanto ormai di una lotta tra simili, con piccole varianti quasi irrilevanti.
Cosa distingue oggi, rispetto al modo in cui ci si atteggia a leader e si comunica alle masse elettorali, un Trump da un Macron, una Le Pen da un Salvini, un Berlusconi da un Renzi, un Di Maio da un Farage?
Chiunque abbia provato ad atteggiarsi, anche solo in parte, diversamente nel governare  (Prodi, D'Alema, Veltroni, Amato, Monti, Letta, e ultimamente Gentiloni) ne è uscito con le ossa rotta, sia politicamente che elettoralmente.
Ed anche la Merkel, l'unica e ultima esponente della politica tradizionale, sta per uscire di scena, travolta dall'avanzare della destra populista che sta gradualmente spolpando il suo eletttorato e ancor più quello del suo tradizionale alleato socialdemocratico.

Il primo a capire tutto, da noi, è stato Craxi.
E' lui ad aver cercato di ergersi a primo leader della nuova era populista.
DC e PCI hanno fatto alleanza contro di lui ed il suo tentativo personale è abortito.
Il resto l'hanno fatto i giudici.
Il secondo tentativo, anch'esso fallito, a partire proprio da Mani Pulite, l'ha fatto Di Pietro.
Ma si è trovato di fronte il super populista per eccellenza, Berlusconi: in parte è riuscito a sconfiggerlo (o almeno a farlo punire e limitare) nelle aule giudiziarie, ma quando ha provato a duellare con lui sull'arena politico-culturale, è stato certamente il secondo a stravincere e ad
emarginare l'altro, a ucciderlo con le sue stesse armi.
Il populismo demagogico mediatico di Berlusconi è ancora ben vivo e vegeto, al di là dei suoi successi ed insuccessi elettorali e processuali.
Renzi ha tentato di porsi come suo alter ego, importando il populismo per la prima volta a 'sinistra', e travolgendo definitivamente quel poco che restava della tradizione social-comunista nel PD.
Quel che chiamavamo bipolarismo è sempre stato di fatto anche e soprattutto un bipopulismo.

Con le ultime elezioni ed il nuovo governo si realizza un ulteriore passo: ci troveremo temporanemente in un quadripopulismo (PD, FI, 5S, Lega) che tenderà entro le prossime elezioni a ricompattarsi in due patti neo-populisti (uno 'macroncino' che terrà insieme i seguaci di Renzi e Berlu ed uno a trazione leghista con quella parte dei 5S che seguiranno Di Maio).
Crescerà l'astensione dei nuovi delusi e traditi delle due parti  (i non-renzi e i non-di maio) e resterà finalmente un vuoto a sinistra, che comunque -se vorrà e potrà rinascere- non potrà che essere a sua volta populista.
E' presto (ma non troppo) per parlarne.
Le elezioni europee (e forse italiane) del 2019 saranno il momento della verità: dovrebbero segnare un'ulteriore ascesa del populismo di destra, un'ulteriore passo verso l'estinzione della sinistra tradizionale, e la diffusione di un neo-centrismo 'en marche'.
Così potremo tornare serenamente a quel bell'inciucio bipopulista, che sarà osannato come ritorno al bipolarismo maggioritario e presidenzialista (di fatto minoritario, come negli USA e in Francia, ma più stabile e più affidabile per mercati e finanza).
Il sogno di Craxi (e di Gelli) si sarà finalmente realizzato.
Perchè Craxi visse, fu crocifisso, morì, ma non fu sepolto.



giovedì 24 maggio 2018

rifare i conti

Dal conte Gentilon de' Gentiloni eccoci nelle mani di Conte Giuseppe, noto Pino.
Da un conte all'altro, possiamo ritenerci fortunati.
Ma la nostra amata contea sta facendo male i suoi conti.
Perchè è sui conti che il Conti traballerà e dai conti sarà deposto.
Già è iniziato il gioco al rialzo dei sempre imparziali mercati, già si alzano le alte grida di Boccia che lo boccia, già Mattarella lo tiene ostaggio dietro la Vetrata per due ore e cerca di ricondizionarlo col metodo Beethoven: 'Germania viva, Europa viva, Euro viva, stabilità bene, cambiamento male...'
E, con Mattarella oppositore in pectore, iIl nostro conte-re travicello si dibatterà pure tra le estenuanti negoziazioni di Di Maio e Salvini, le opposizioni palesi ed occulte di Berlusconi e Renzi, i continui richiami e sabotaggi dei poteri forti.
Su conti, su baroni e s'autista funti tottu sa dì a de' su bar de Ibba...!

Il povero Conte, prima di salire sul Golgota con la sua croce, appare serio, monocorde, scolaretto inappuntabile e intimidito.
Pare sulla difensiva, ma si erge ad avvocato difensore di tutti gli italiani.
Mi pare rivelativo: sa già che gli italiani (e lui per primo) saranno accusati di alto tradimento, di scarsa affidabilità, di essere, insomma, i soliti italiani.
Di questi tempi già dire di voler cambiare qualcosa è sentito come una colpa.
Figuriamoci se ci provassero davvero.
Si può parlare di quanto fa schifo questa Unione Europea, quasi totalmennte coincidente ormai con le lobbies, le multinazionali ed i mercati finanziari: tutti lo riconoscono per strada, nelle riunioni, nei corridoi, nei bagni.
Ma non è bene fare nulla contro di lei (e, soprattutto, di loro). Perderesti, saresti schiacciato, punito.
Al processo, non sarai l'avvocato, caro Conte, ma l'imputato, ti troverai alla sbarra, e sarai condannato.

E infine: ce la prendiamo tanto con Trump e il suo 'America first!', ma stiamo dietro al deliquio salviniano del 'Prima gli italiani' ?
Il modello autodifensivo leghista che da sempre ha propagandato un Nord che voleva proteggersi dalla globalizzazione dei ricchi e dal sud dei poveri e che si faceva gli affari suoi, ora si fa modello per tutto il paese.
L'israelizzazione procede anche qui ed è un passaggio tragico, foriero di ulteriori catastrofi.
E' vero che la valorizzazione del 'locale' sarebbe uno dei due antidoti compensativi alla globalizzazione totalitaria e coatta (l'altro sarebbe l'esistenza di veri poteri politici che la governino).
Ma una cosa è pensare il locale all'interno di una cornice federale ed antistatale, una cosa invece è pensarlo ed agirlo in una cornice ipercompetitiva e statal-nazionalista.
Sarebbe stato bello pensare ad un Europa capace di andare oltre gli stati, che desse valore alle relazioni micro e macroregionali, alle affinità e ai rapporti tra culture e tra popoli, al superamento di confini e barriere tra europei e con il mondo.
Ma non siamo andati oltre Schengen e Lisbona, ed ora stiamo tornando indietro, sull'uno e sull'altro.
L'Italia e l'Europa dei conti e delle contee, stanche e deluse dell'internazionalismo e della democrazia parlamentare, stanno per tornare -ora anche esplicitamente- al feudalesimo.



domenica 20 maggio 2018

la meglio gioventù

I due giovinetti ce l'hanno fatta, in batba a quasi tutti, pare.
Salvini ne esce vincitore, è apparso coerente e simpatico, anche se dice cose antipatiche e ne farà di pessime.
Di Maio non ne esce spennato, anche se non sarà presidente, ma è apparso molto democristiano e più scostante e antipatico dell'altro.
E' vero anche che rischiava molto di più, ed era esperto molto di meno.
Comunque, abbiamo il migliore dei governi possibili, visto il voto e visti gli altri.
In attesa che il PD si spacchi e Berlusconi si possa candidare nel regno dei cieli (sempre che Dio sia ancor più clemente dei giudici terreni), la notizia è questa.
Sempre che il Mattarello non caschi violentemente sulla sua testa.

E' un governo meno a destra di quel che sarebbe stato un governo di centrodestra.
E' un governo meno di destra di quel che sarebbe stato un governo 5S-PD.
E' un governo meno di destra di quel che sarebbe stato un governo dei tecnici o del presidente.
E' un governo di destra, con spruzzate di sinistra, e ventate di estrema destra.
Che pacchia!
Un vero casino, chissà quanto e come reggerà, e quanto lo faranno governare davvero.
Ma non ci sono alternative, a questa Terza Repubblica (di Weimar).

Da domani ci sarà da divertirsi.
Non credo che riusciranno a fare molto di quel che hanno scritto, ma per lo meno è più probabile che provino a non fare quel che altri avrebbero fatto con totale non chalance.
A sentirli, ci sarà da tremare per migranti, cooperative sociali, zingari, economisti austeri, europeisti ed evasori.
Ma, qui da noi, si sa che le parole stanno a zero, e si dimenticano.
Se le parole contassero, soprattutto quelle della campagne elettorali, Fiore Di Maio e Salvini-Slavina non sarebbero certo lì insieme.
E perché, se non sono valse quelle di prima dovrebbero valere queste ?
Solo perché, peraltro in perfetto stile berlusconiano (a proposito di quanto Berlu sia entrato nella vita di tutti 'Loro' 1 e 2...), è stato scritto e controfirmato notarilmente un contratto ?
Ma dai...!

Comunque, non vorrei essere nei panni degli elettori che hanno votato Lega per stare con Berlu ed ora si trovano con Grillo.
E non vorrei essere nei panni degli elettori 5S che hanno votato per governare da soli e si trovano con i lepenisti italiani e gli amici di Casa Pound.
E soprattutto non vorrei essere un elettore del PD, che dopo aver perso malamente le elezioni, tra poco si troverà a perdere anche il partito (sempre che quello di Renzi sia ancora un PD).











giovedì 17 maggio 2018

parvenu a corte

Tre cose mi impressionano di questo processo che dovrebbe condurci alla formazione di un nuovo governo.

La prima è che si debba lottare così tanto per non farsi fagocitare dai mass media e dai social:
che continuano ogni giorno ed ogni ora ad interpretare, assediare i protagonisti, propalare e inventare notizie, attaccarsi a dettagli incomprensibili e casuali per renderli significativi e spettacolari, esaltare e rovinare qualcosa o qualcuno in un attimo, cercare sempre di arrivare per primi a sapere, pubblicare, dichiarare.
Mi dà angoscia vederlo e pensarlo, in un tempo in cui le fake news sono ormai la norma per tutti e la finta socializzazione di quel che vogliamo far sapere (ma non della verità) ci avvolge senza requie e senza senso.
Siamo invasi dall'informazione, e ne sappiamo e capiamo sempre meno, di tutto.

La seconda è che, a fianco a tutta questa agitazione, si manifesta la più totale passività e indifferenza delle persone rispetto a quel che accade nelle stanze del potere.
In quasi tre mesi di colloqui, trattative e ricevimenti, i leader politici proseguono come se esistessero soltanto loro: non solo gli elettori, ma anche gli eletti non contano nulla, non vengono consultati su nulla, non esistono in quanto parlamentari e rappresentanti, restano permanentemente in stand by.
La democrazia è stata sostituita di fatto e da tempo da una richiamo populista ad un consenso che ratifica post-hoc, ma che non contribuisce minimamente alla presa delle decisioni.
La verifica dei gazebo o della rete (così come la pagliacciata delle primarie) non possono sostituire i processi democratici, ne rappresentano solo una mistificazione mimetica.
Ma pare che siano oggi il massimo a cui si possa aspirare.
Ma tanto vale a questo punto andare a Windsor ed assistere al matrimonio tra Harry e Megan.

La terza è che, al minimo accenno di conflitto e di alternativa, i mercati si siano immediatamente svegliati contro il barbaro invasore, facendo scendere le borse e sollevare lo spread.
E che le istituzioni europee si affidino al solo Mattarella (o addirittura a Berlusconi), manifestano diffidenza e preoccupazione verso chiunque provi a contestarle o a metterle in discussione, anche solo in teoria o nell'intenzione.
Quali spazi può ancora avere la democrazia in un contesto di ricatto e di minaccia preventiva come quella che prosegue e rivelarsi anche in questi giorni ?
Salvini e Di Maio fanno bene a provarci (almeno si fa un po' di casino), ma non vanno verso un destino alla Tsipras ?
Credo proprio di sì.





martedì 15 maggio 2018

invecchiare vale

Ho detto a Chelsie, che baciava Cody tra le gambe per farlo ridere: non sarà sempre così. Non avrai più il seno per nutrirlo né l'abbraccio per farlo smettere di piangere. Sarà un estraneo terribilmente amato che non potrai consolare in nessun modo. Potrà ancora avere bisogno di te. Non più desiderio.
Il desiderio e il bisogno, negli uomini adulti, sono due forze distanti, che puntano in direzioni opposte.

Ho smesso di ascoltare, tutte le frasi che cominciano con 'la sinistra, se devo essere sincero ' o 'la sinistra, per chiamare le cose col loro nome' mi inducono ad isolarmi acusticamente, a tapparmi le orecchie...
Ho parlato per non ascoltare.
'Anche tu confondi la sinistra con l'età delle illusioni. La leggenda d'aver ragione che ha nutrito la nostra seconda infanzia. Quando ci facevamo carico dei mali del mondo come se ne conoscessimo la cura, con l'altruismo distratto di chi può sperperare il suo tempo'.
Mi ha guardata con uno stupore lusinghiero. Ho continuato: 'Se sinistra corrisponde a gioventù, parrebbe piuttosto naturale decretarne la fine, passati i cinquanta. Il problema è semmai che non siamo riusciti a contagiare le giovinezze seguenti. Dopo di noi tre infornate di giovani dediti alla dissipazione'.

Mi pare impossibile di aver concepito ciò che sto vivendo. C'è qualcosa di sbagliato in me, una volontà luciferina che applico dove arrivo, dove mi consente di arrivare la mia piccola anima, la mia anima senza grandezza e senza pace, sempre occupata a sbarcare il lunario.
Mi pare impossibile, ma è la verità. Sta accadendo. Siamo tutti attorno a un tavolo...

Ho bisogno di pensare che non si perde la grazia: Nemmeno quando si arriva in fondo.
Nino ansima in salita. Anche lui. Io no. Mi aggrappo alla mia superiore dotazione di fiato, come se potesse garantirmi un presente più lungo, un futuro più intatto.

'Me lo ricordo, dice Anna, le parole escono dalle sue labbra nascoste nel fiato, poco intellegibili, 'ti tendeva degli agguati...e tu rispondevi sempre...ti preparavi per giorni...ci studiavi...studiavi da spiritosa...povera marmocchia.'
'Ero talmente stupida'.
Anna chiude gli occhi e sorride. 'Per questo eri allegra.'
Sono uscita dalla stanza quando Peter si è sdraiato accanto a lei sull'altra metà del letto. Ho sostato fuori dalla porta, sul terrazzino. In ascolto, come se davvero la rete metallica potesse cigolare di nuovo sotto l'urto di due corpi che si compenetrano e si contraggono, uno sull'altro, uno dentro l'altro. Aspetto l'urlo appagato di Anna, la pausa di silenzio e poi quel mormorio molle, intimo, rotto da risate brevi che mi è sempre sembrato il completamento affettivo del piacere.
Non sento niente.
Quando sono tornata in cucina, non so dopo quanto tempo, la luce era spenta.
Non c'era più nessuno.

(Lidia Ravera, Il terzo tempo, 2017)

verde giallo rosso



Il semaforo da verde si fa giallo e forse rosso. Il governo verde-giallo si allontana.
Al di là del solito ottimismo di facciata (o ancor peggio dettato dall'ingenuità e da sottovalutazioni degli ostacoli) da parte dei Cinquestelle, le parole di Salvini manifestano tutta la durezza e consistenza dei problemi che le due delegazioni stanno tentando di limare e risolvere.
Inevitabile, viste le distanze presenti nei programmi, e ancor più su alcune premesse di base dei due partiti, pur in presenza di varie affinità.
Se riuscissero, alla fine, lo spostamento a destra della politica italiana sarebbe fortissimo e più veloce che mai.
Ma c'è da dubitarne.

I passaggi appaiono troppo complicati.
Se anche riuscissero a superare tutti gli scogli tra i leader, c'è da verificare la tenuta dell'accordo tra gli elettori e soprattutto quanto Mattarella sia davvero disponibile a far passare un governo 'politico' di questo tipo e natura.
E' evidente che avrebbe preferito e ancora sceglierebbe un governo tecnico da lui scelto, e che comunque non veda di buon occhio un governo Salvini-Di Maio.
E' molto probabile anzi che Mattarella non si sia limitato alle sparate contro il sovranismo antieuropeista e, nel commemorare Einaudi, a favore di un ruolo non notarile e non formale nella scelta dei governi da parte del capo dello stato.
Segnali già molto chiari, e a mio parere, scorretti nei tempi e nei modi, dei suoi veri intendimenti.
La sensazione è che stia anche esprimendo forti perplessità sia sulle coperture fnanziarie delle riforme proposte, sia su questioni centrali del contratto (migranti, in primis, ma anche altri: giustizia, legittima difesa, lavoro e pensioni...) e che anche su questo si basi l'attuale empasse delle trattative in corso.
Mattarella ha detto no alle proposte scaturite dal tavolo di mediazione, facendosi portatore delle solite solfe che ben conosciamo e che di fatto stanno governando e governeranno i paesi europei, indipendentemente da qualunque risultato elettorale.

Infine, resta l'ingorgo sui nomi dei ministri e soprattutto del Primo ministro.
Dopo aver rifiutato il governo tecnico, i giallo-verdi rischiano di doverne proporne uno che si affida a sua volta a tecnici lottizzati per area, nell'impossibilità di trovare un candidato politico che possa andar bene ad entrambi.
Ed anche qui, certamente Mattarella ci sta mettendo becco e ce lo metterà.
Una proposta c'è, ma ieri è emersa una contrarietà del Quirinale, ed è per questo che i due sono usciti scornacchiati dal colloquio, senza però poter dire apertamente quel chè è avvenuto nelle segrete stanze.

Insomma, la situazione resta molto ingarbugliata e poco promettente, fragilissima sia al presente, sia in prospettiva.
Permangono in me quattro tristi consapevolezze:
-che la parola 'verde' sia ormai in mano ad altri, che vivono ai suoi antipodi, e non sia riuscita a determinare una formazione ecologista di rilievo in Italia e in Europa.
Continuo a credere che quella verde sia stata la vera occasione persa della nostra storia politica recente.
-che se si andasse ad elezioni ora o tra poco il centrodestra prenderebbe il potere da solo, soprattutto ora che Berlu è tornato inopinatamente (e ingiustamente) candidabile;
-che la parola 'rosso' ormai sia solo un colore per il segnale di stop del semaforo;
-che qualunque governo nascesse, sarebbe sempre e solo un governo del Presidente, cioè dei soliti noti, alla faccia di chi ancora una volta ha votato.






sabato 12 maggio 2018

un nuovo astensionista tra noi...

Berlusconi è sempre capace di stupirci.
Non so di cosa, ma è un genio...
Non so cosa possa avergli promesso Salvini, capisco quanto possa temere -insieme al suo compagno di merende del PD- delle nuove elezioni a breve, comprendo quanto potesse aver inviso un ennesimo governo tecnico (forse il più pericoloso per le sue aziende e i suoi patrimoni), ma...
non mi aspettavo il suo passo indietro, di lato, di fuori.

L'astensione ha acquisito all'improvviso un nuovo adepto e un nuovo aggettivo: l'astensionista benevolo.
Difficile però credere che sarà davvero così: lui non è il tipo che si astiene (non l'ha mai fatto, neppure con gli allenatori del Milan), né tantomeno lo farà benedicendo e benevolendo.
Sempre che riescano a farlo davvero questo governo, le matricole di Lega e Cinquestelle si troveranno a dover gestire continuamente le imboscate e le goliardate dei nonni di turno, a rintuzzare gli atttacchi dei Brunetta e dei Richetti, ad attraversare il deserto senza rifornimenti e tra i
predoni.

Berlusconi e Renzi, infatti, sanno bene una cosa: l'unico modo per prendere voti in Occidente ormai è non governare e il miglior modo per (far) perdere voti è (far) andare al goveno.
Quindi, sperano così di mandare allo sbaraglio i loro avversari, e di farli fallire.
Ed alle prossime elezioni potranno ripresentarsi al paese come salvatori della patria al grido di 've l'avevamo detto...! '
Ma non è detto che accada così.
Magari i due giovani leoni ce la faranno.
Magari si accorderanno per cercare di tener fuori più migranti possibile, o si scambieranno i favori su una flat tax a me e un reddito di cittadinanza a te.
Magari turneranno a staffetta alla presidenza, immaginando governi di lungo corso.
Non so, sinceramente, è veramente difficile prevedere qualunque cosa.
So solo che al tavolo dei consulenti per il programma sedevano Borghi, Siri, Calderoli, Bonafede, Spadafora e Toninelli. Non proprio il meglio del made in Italy.
D'altra parte sarebbe stato meglio proseguire con Lotti, Boschi, Gozi, Gasparri, Romani e Gelmini ?

Grande è la confusione sotto il cielo, e non solo qui da noi.
Non mi pare che la Francia, la Spagna, la Germania, la Russia e gli Stati Uniti siano messi meglio.
Per non parlare di Libano, Siria, Israele, Iraq ed Iran.
Il mondo è una polveriera, e ribolle peggio di un vulcano alle Hawaii.
Non vedo lo spazio per benevole astensioni.
Solo per maledizioni.


martedì 8 maggio 2018

crisi di sistema

Tra ieri e i prossimi giorni finalmente si procederà ad ampi passi nella -ancora lunga ma rapida e irreversibile- agonia del sistema politico italiano e più in generale della democrazia rappresentativa in tutto l'Occidente.

Mattarella è stato spernacchiato dai partiti, totalmente votati ai loro interessi particularissimi e del tutto indifferenti a quelli istituzionali e nazionali.
Dopo tanti auspici e richiami retorici all'unità, infine, la dura realtà.
Solo il Pd e (forse) FI, qualche LEU e Gruppo misto voteranno il suo governo finto-neutrale.
In attesa, sempre auspicati, di inciuci più stabili e consistenti che potrebbero sempre scongiurare precoci ritorni alle urne. 

Governo già neutralizzato in mezzora dai rifiuti di Di Maio, Salvini e Meloni.
Ma che si farà anche questa volta, e durerà almeno sino a fine anno, in attesa del ritorno di Draghi sulla scena politica italiana.
PD e FI faranno di tutto per non andare ad elezioni a breve (andrebbero a dissanguarsi ulteriormente), Lega e Cinquestelle preferiranno lasciare ad altri il peso di fare scelte durissime, imposte dall'UE.
Cosa di meglio che dei tecnici non candidabili e non politici per fare scelte impopolari e proseguire ad accumulare voti di protesta antisistema?

Ma, nel frattempo, una nuova campagna elettorale, di fatto mai interrotta, si farà eterna e continua, e sempre più senza senso, senza vincitori né vinti, in una vera e propria crisi di sistema.
E senza che si possa raggiungere alcun accordo su una diversa legge elettorale.
Almeno sino a quando non si arriverà a un nuovo bipolarismo: sempre che la Lega riesca a papparsi definitivamente Forza Italia e che il MS5 possa ulteriormente spolpare le carcasse di un PD che va verso l'estinzione.
Il PD si dirige ormai su uno sbocco centrista alla Macron, i cinquestelle copriranno l'area ex sinistra, la Lega prenderà quasi tutta la destra.
Ma ci vorrà ancora un po' di tempo per questo, e ci saranno ancora milioni di italiani che ancora una volta andranno a votare e rivotare, per pura coazione a ripetere, sempre più inutilmente.

Sino a quando l'ingovernabilità 'democratica' avanzerà implacabile in tutta Europa.
Si proseguirà come sempre a cercare apparenti soluzioni tecniche, sempre più labili, e a provare a tappar falle, con sempre più fatica e disdoro.
Ma ad un certo punto la finanza, i militari (e le maggioranze popolari) si stancheranno di tutta questa fragilità istituzionale in crescendo, e si andrà verso la militarizzazione della società e verso forme di regime politico apertamente dispotiche (simil Putin o Erdogan, veri fari del nostro tristo avvenire).













sabato 5 maggio 2018

rieccoli, rieccoci...

Dai, ci siamo...! Ci risiamo ? Bissiamo ? Ci abissiamo ?
Dopo due mesi di trattative farsa, tanto per acconentare i cittadini elettori e qualche giornalista in vena di maratone, ci siamo quasi ora: ricomincia l'era della responsabilità nazionale, ora in mano al dolce Mattarella come un tempo la fu in quelle del turpe Napolitano.
Il velo di Maya (di Mayo, anzi) si è strappato infine, e stiamo per andare oltre le povere illusioni di Grilli e grillini. Si torna al grilletto: o mangi di questa minestra o muori.
O la Borsa (quella dell'indice Mib) o la vita. Come sempre.

D'altra parte, non si può pensare di contrastare i soliti noti con tanta ingenua incoscienza, presunzione ed ondivaghezza.
I cinquestelle continuano a sembrare agnelli in mezzo ai lupi, che però hanno la pretesa di poter scegliere da quali lupi farsi mangiare.
Capisco che nessuno (neppure Renzi, se potesse) voglia governare con Berlusconi a fianco.
Ma allora: perchè fare alleanza col cenrodestra per le cariche istituzionali e far elleggere la Casellati, e perdipiù al Senato (col rischio che ce la ritroveremo incaricata a premier) ?
Se si iniziano a fare accordi con qualcuno, a quel punto devi buttar giù tutto l'amaro calice e non puoi porre veti a destra e a manca, lasciando a Salvini l'onere di mollare la sua coalizione (che non vede l'ora di guidare intera) e un Berlu che lo tiene per le palle da quando la Lega non ha più un soldo.
Di Maio avrebbe dovuto lasciare la presidenza a Salvini, e diventare vice prendendosi i ministeri del Lavoro e dell'Economia, e accettando qualche berlusconiano in ministeri secondari.
Ma è troppo egocentrico per proporlo.
A quel punto, se proprio si voleva isolare Berlusconi ed evitare il centrodestra, tanto valeva tentare da subito con il PD, fare con loro gli accordi istituzionali iniziali, e lasciare a loro poi il peso eventuale del gran rifiuto (una situazione inversa a quella in cui si trovò Bersani qualche anno fa). Atto che, perlomeno, avrebbe accelerato la crisi interna ai democratici e il prodursi di insanabili ulteriori scissioni al suo interno (che comunque ci sono e si manifesteranno a breve, nonostante l'ipocrita e ignobile pateracchio di avant'ieri in Direzione).
Ma era troppo risentito (così come Renzi, d'altra parte) per farlo sul serio e dall'inizio.

Non è andata, com'era probabile e prevedibile, con questo 'governo del cambiamento'.
E altrettanto probabilmente anche se il M5S avesse agito diversamente non sarebbe andato comunque mai al governo (così come la Lega). Lassù qualcuno non li ama, si sa.
Ed ora ?
Ci ritroveremo con un gentilissimo Gentiloni bis all'amatriciana, o una bella fiorentina al giglio magico più o meno ben Cottarellizzata, o inCasellati in salsa pasionaria forzitaliota servita sul lettone di Putin, ma in versione moderata ed atlantista, populista dentro ma antipopulista fuori.
Ovviamente, solo per rifare la legge elettorale e fare la legge finanziaria, come sempre.
Solo che la seconda si farà, la prima no.
E solo che si andrà avanti per mesi ed anni, a traccheggiare e ad acchiappare voti responsabili, per il bene del paese e di tutti gli eletti ben pagati e pensionati.
Siete pronti a ridere ?
Perchè vedrete che sarà Berlu a mollare Salvini, pur di andare a fare il governo di tregua (ma tregua da cosa e per chi, se non per loro stessi ?).
E vedrete che anche gli indomiti cavalieri di LEU appoggeranno in qualche modo le trovate di Mattarella, in nome di un sempre ritrovabile (e sempre ri-probabile, ri-provevole e ri-provabile) 'senso di responsabilità verso il paese'.
Quando ci sono di mezzo i sentimenti, come si fa a resistere...?
E chi starà all'opposizione, secondo voi ? Sì, l'avete azzeccata ancora una volta: proprio loro, il partito più amato dagli italiani (votanti).
E forse anche l'altro, quell'altro che aveva vinto le elezioni, sempre che Salvini -in scacco e sotto ricatto com'è ora- non possa non seguire il Cav anche in questa missione suicida (per lui, non per il Cav, che non vede l'ora di farlo fuori e di piazzare un suo clone alla guida del centrodestra a venire).
Sempre che non siano proprio Lega e M5S a spaccarsi tra ala dura e pura e neo-governisti dell'ultima ora.
Sarebbe il colmo per chi ha votato e li ha votati, l'ennesimo schiaffo alla 'volontà popolare', ma qui da noi può sempre accadere di tutto (eccetto quel che, per logica e numeri, dovrebbe)...

giovedì 3 maggio 2018

un terribile amore per la guerra

Piuttosto che della conoscenza, era sulle tracce di vite vissute. -La cosa veramente importante sono le persone. Del resto che me ne importa ? Forse la vita di un essere umano brucia rapidamente, come la carta che abbiamo gettato nel forno.Forse la vita, proprio come hanno detto alcuni filosofi, è un gioco grottesco. Una serie di piccole difese disperate, anche di illusioni, travestite da decisioni. Perà la vita veramente vissuta di una persona è una cosa importante.Perchè per quanto sia ridicola noi non possiamo rifiutarla completamente. Se anche nutriamo nella nostra testa dei dubbi, cerchiamo comunque dei valori, buoni o cattivi. Lasciamo spazio all'amore, al desiderio. Individuiamo la differenza tra il vivere come se fosse un'arte e il perderci in calcoli e quisquilie da poco.
-Bene, e l'azione?- Nuran fece un cenno con la mano. -Sto parlando del senso dell'azione. Mettersi alla prova in grandi imprese.
Mumtaz era perplesso. - Non esistono imprese grandi o piccole. Esistono i nostri passi e la nostra falcata. Mehmet II ha conquistato Istanbul quando aveva ventun anni. Cartesio faceva filosofia a ventiquattro. Istanbul è stata conquistata una volta sola. Il Discorso sul metodo è stato scritto una volta sola. Però al mondo ci sono milioni di persone che hanno ventuno o ventiquattro anni. Visto che non tutti sono Il Conquistatore o Cartesio, dovrebbero forse morire ? Basta che vivano intensamente. La grandezza di quelle che chiamiamo imprese è dentro di noi.
Nuran guardava con molta attenzione il giovane. -Ma l'azione...lei non sta parlando dell'azione.
-Ne ho parlato appunto...Tutti sono costretti a fare qualcosa. Tutti hanno un destino. Che ne so, a me quel destino piace viverlo, portando qualcosa di nuovo dal mio mondo interiore. Per dire, a me piace l'arte. Forse l'arte ci permette di conoscere gli aspetti migliori della morte, quelli che possiamo accettare più serenamente. Questo è certo, la vta di una persona a volte può essere bella come un'opera d'arte. Quando la trovo...

Nuran fu la prima a rompere il silenzio.Forse voleva conoscere meglio l'uomo che la amava.
-Ma davvero non ha l'ambizione di fare qualcosa di importante ?
-Di importante, no...ma cole lei sa, ho un lavoro. Faccio quello, tutto qua.
Aveva paura della grandezza. Era una cosa pericolosa. Perchè molto spesso accadeva ben oltre i limiti della vita. Oppure uno perdeva la facoltà di pensare liberamente e diventata un giocattolo nelle mani degli avvenimenti.
-Allora, una persona si perde nella rete di se stessa oppure in quella degli avvenimenti. In verità, in questo concerto non esiste il grande e il picoclo. C'è tutto e ci sono tutti...Proprio come ciò che ci circonda in questo momento. Quale di queste onde, quale di queste luci si può buttare via ? Si spengono e si accendono da sole, vengono, vanno, il meccanismo è continuamente in funzione. Però, perchè lei non cerca la felicità invece della grandezza?
La risposta di Nuran lo colse di sorpresa: -Perchè è così che le persone si sentono meglio!
-Sì, però tutti quelli intorno staranno peggio!, disse Mumtaz.


-Ma ci sarà la guerra ?
-Guardi, io come spettatore distaccato non vedo la possibilità che possa scoppiare una guerra. Però il mondo è così carico e pronto alla tragedia che...- Si fermò e prese fiato. -E' una cosa strana, come posso dire ? Non credo che la guerra scoppierà subito. A me sembra una cosa impossibile. Io credo che in pratica nessuno avrà il coraggio di fare una cosa tanto spaventosa e terribile, nemmeno il più folle e temerario, nemmeno chi cammina come un robot, il più inumano o colui che si crede tale, penso che all'ultimo momento rinuncerebbe a farlo, di punto in bianco scaglierebbe la torcia che tiene nelle mani lontano dal braciere. Ma questa è l'ultima speranza. Lei sa che cos'è l'ultima speranza ? Molto spesso l'ultima speranza è il volto che esprime l'impossibilità delle nostre azioni...Lasci che le dica con una sola parola quanto è fragile questa speranza.Da anni riponiamo tutte le nostre speranze in quelli che stanno preparando questa cosa, che si danno da fare con tanta serietà come se fossero alla prese con una formula geometrica. Provi a pensare, da anni la preparano, come se si trattasse di una recita teatrale, una ricetta farmaceutica, un tavolo operatorio. E lo fanno dando il nome di crisi ad ogni situazione dell'esistenza, ad ogni cambiamento e conseguenza, per poi trovare dei rimedi per queste crisi moltiplicandole per tre o per quattro...E adesso su cosa stiamo facendo affidamento ? Che coloro che hanno creato questa atmosfera, che l'hanno trasformata in modo da renderla irrespirabile, all'improvviso rinuncino a tutto ciò, che all'improvviso da queste provocazioni senza senso ritornino alla tranquillità, che tornino a guardare al mondo non con gli occhiali di convinzioni predeterminate ma con gli occhi della relatà; di fatto, quindi, un miracolo...La cosa veramente spaventosa sta nel fatto che tutti quanti, o meglio, tutti gli avversari, hanno atteggiamenti diversi: alcuni sono immersi nella rilassatezza data dal benessere, dalla mancana d'azione o dall'idea che tutto ciò è impossibile; altri invece sono alla rincorsa della pura azione...Oppure 'Solo io avrò il coraggio...', e il problema si ricolve...Chi sta pensando a tutto ciò ?...
Pian piano siamo finiti col credere che l'unica via d'uscita sia la guerra. E non è tutto. Noi crediamo che ci sarà una guerra, una delle tante guerre della storia. E invece il mondo si sta preparando a una guerra civile, si è unito sotto il naso dei politici e ha legato fra loro tutte le differenti questioni...La guerra civile è uno dei modi in cui una civiltà cambia pelle. Stiamo vivendo la trasformazione di un grande organismo, così grande da essere incomprensibile dentro al sua realtà, da sembrare un delirio o un incubo della natura. Siamo al punto, se il termine è corretto, un punto fisiologico nel quale tutto il contesto è stato preparato per il collasso e lo rende inevitabile...
E' così semplice evitare una guerra politica. Una virata o un istantaneo ritorno al buon senso potrebbe risolvere ogni cosa. Ma superare una crisi di civiltà, mantenere la consapevolezza dentor i suoi disastri, è tanto difficile quanto non farsi sfuggire di mano il timone mentre la si affronta, non essere inghiottiti dalla tempesta, non farsi trascinare da un'inondazone e non farsi polverizzare da un meteorite.
-Com'è fatalista, dottore...
-Perchè sono uno studioso della natura. Per anni ho gestito un laboratorio di fisiologia. Ho visto decine di migliaia di malati. Credo di sapere riconoscere la differenza tra quello che si può e quello che non si può evitare. Riconosco da lontano il luogo che la morte ha scelto per andare a insediarsi...
-Ma non è una cosa diversa ?
-..La guardi da un'altra prospettiva. In un'epoca in cui le cose si sono fatte così confuse, in cui le domande se ne vanno per la tangente, in cui ad ogni porta a cui si bussa pieni di speranze compare la bocca di un drago, pensi alla catastrofe del destino umano lasciato nelle mani di un mucchio di pazzoidi, profeti irresponsabili, deterministi della produzione e della sovrapproduzione, di utopisti che esprimono le loro buone intenzioni solo con la voce delle armi, che trovano la loro misura solo con le condanne a morte, che si nascondono dietro la maschera della verità...
E anche se fosse per legittima difesa, non sarebbe per nulla diverso dall'essere complici di un delitto; è come dare una spintarella alla mano che tiene la torcia affinchè si avvicini al braciere.
Certo, dal suo punto di vista logico forse pensa di avere ragione. Ma dal suo punto di vista...e invece nel mondo d'oggi non ci deve essere il punto di colui che vede solo se stesso. Ed è possibile spiegarlo a lei, a me, al bancario di Anversa e al macchinista di Bruxelles, che posso dire, a chiunque. Ma come si può raccontare a un mistico, a quelli che credono se stessi degli attori e il mondo un palcoscenico, a quelli che danno il via alle cose sapendo che la morte a sangue freddo è la risposta ai loro desideri ?

(Ahmet Hamdi Tanpinar, Serenità, 1949)



martedì 1 maggio 2018

non si arriva, ma sì, di parte...

Il povero Mattarella ritira fuori anche oggi la sua giaculatoria: se i politici guardano al bene comune e all'interesse nazionale e alla sua unità più che ai propri interessi di parte allora un paese ha la possibilità di un futuro.
Quindi, se questo non accade, anzi accade esattamente l'inverso, un paese non ha un futuro comune e va verso la sua frantumazione ed autodistruzione.
Giusto ?
Basta vedere quel che ha combinato Renzi in tv, due sere fa: in un colpo solo ha fatto fuori la possibilità di dialogare con l'altra parte (il grande illusionista Di Maio) e, come sempre ha fatto sinora, ha riportato al centro del suo stesso partito, o di quel che resta, gli interessi della propria corrente contro le altre e contro il suo stesso reggente ad interim, impotente e di fatto destituito in diretta tv.

La democrazia del dialogo e della negoziazione ragionata non è compatibile con una politica che si fonda sulla competizione assoluta tra i partiti e con i tempi rapidissimi dei mass media.
I rituali delle elezioni, delle consultazioni, delle assemblee, delle regole procedurali sono continuamente saltati dal combattimento tra galli che si espande ed accelera sul video e in rete, tra cinguettii e likes. Lo stesso Trump ormai annuncia le sue decisioni via Twitter, bombarda di qua e di là, e l'ONU e la NATO si riuniscono due giorni dopo, per contestare quel che è già avvenuto o per ratificarlo. Già in passato il loro potere era inficiato e limitatissimo.
Oggi le decisioni non passano più neppure attraverso gli organi deputati, né i Parlamenti, e spesso neppure i governi.

Qui sta la gtande illusione dei Cinquestelle, illusione che ha continuato a nutrire la maggioranza dei votanti di marzo: che i riti elettorali, e le loro conseguenze, contino ancora qualcosa.
E si riparla, beffe delle beffe, di tornare alle urne!
Altra illusione pentastellata: nessuno li seguirà, neppure in questo.
Perchè tra un po', quando la situazione si farà disperata (ad arte), Mattarella si inventerà qualcosa e, a un certo punto, accadrà qualcosa che forzerà i parlamentari verso maggioranze inopinate.
Berlusconi lo sa, e attende fiducioso.
E Renzi ha bisogno di tempo: per rilegittimare un'alleanza di fatto con Forza Italia, 'costretti' dal vuoto politico che si va generando nel fallimento dei finti tentativi di questi giorni; e per far estinguere definitivamente il PD e andare verso un partito à la Macron.
E statene sicuri: ne saremo informati, con un semplice Twit...