domenica 13 novembre 2022

non disperdere giovani vite

 

Sto collaborando ad una proposta di PRIN con alcuni colleghi universitari di Cagliari, Foggia e Campobasso.

Il PNRR stanzia fondi per il sud e si cerca di approfittarne per un progetto contro la dispersione nelle scuole secondarie superiori.

Quel che mi ha stupito (e che ho provato a segnalare ancora una volta) è che -come in tanti altri ambiti, con risultati nulli o addirittura nocivi- ci si ponga il problema soltanto a valle e si pensi di risolverlo soltanto con innovazioni tecniche, che sollevino l'audience e l'attrattività della proposta scolastica, come per un qualunque spettacolo televisivo mal riuscito.

E quindi si propone di andare verso realtà aumentate, gamification, utilizzo dei social (compreso Tik Tok!), insegnanti trasformati in animatori, lavagne che si fanno interattive, flipped classroom che si smontano e rimontano a piacimento.

Alcune idee sarebbero anche buone, ma vengono inserite in una cornice che permane indiscussa e non sottoposta ad autocritica.

Ad esempio, non si mette in discussione l'obbligo scolastico e formativo, causa prima invece – a mio parere e non solo- della voglia di evadere e fuggire di una buona parte degli studenti.

L'obbligo non va di pari passo, come è ovvio, con la motivazione a giocare e a mettersi in gioco.

L'altro grande motivo (sommerso) è che la dispersione nasce dall'impossibilità a competere in un gioco che richiede rendimenti alti e sempre crescenti, sottoposti a valutazioni sommative sempre più spietate e feroci: il che non può che generare ansie di prestazione e desideri di sottrarsi al gioco stesso, proprio attraverso il ritiro.

La dispersione scolastica è solo uno degli elementi del ritiro adolescenziale e giovanile, sempre più diffuso e apparentemente senza rimedio ( se non si rimette in discussione un sistema che, per sua natura ed essenzialità e non 'per sbaglio', produce scarti).


Voglio mettere in parallelo -e collegare a questo- un secondo tema attuale di riflessione.

Centinaia di ragazzi, giovani e giovanissimi, stanno iniziando -in tutto il mondo- a compiere azioni dirette nonviolente di protesta per sensibilizzare sulla catastrofe climatica.

Blocchi stradali in strade molto trafficate, oppure performance che generano scandalo nei musei (macchiare vetri di opere famose, attaccarsi alle loro cornici...), sverniciamenti di vetrine e portoni, si ripetono da alcuni mesi con una certa regolarità.

E con una ancora maggior regolarità arrivano come mazzate gravose multe e/o avvii di inchieste e giudizi penali, con conseguenze potenzialmente pesanti sulle vite di questi ragazzi.

La nostra società e la nostra cultura non riescono a fare i loro passi verso una giustizia-ecologia climatica: l'unica cosa che sanno fare è punire -usando l'arma della giustizia- chi lotta per essa.

Anzichè far propria la mobilitazione per un diverso modo di stare sul pianeta, il mondo adulto e le istituzioni procedono ad inquinare, distruggere, e a rimuovere i loro misfatti, anche attraverso una progressiva marginalizzazione e criminalizzazione dei (già fragili e politicamente vergini) movimenti giovanili oggi in azione.

Anche così si producono distacco tra generazioni, sfiducia verso le istituzioni, dispersioni e fughe (anche verso prese di posizione più estreme ed aggressive).

Un consiglio ai giovani in campo, però, mi sento di darlo.

Così come ho già provato a dire durante la formazione agli attivisti di XR qualche mese fa, ritengo che questo tipo di azioni illegali siano spropositate rispetto ai costi umani subiti da chi le fa in rapporto ai risultati che si ottengono.

Non mi paiono azioni ben mirate, se quel che si vuole ottenere è l'allargamento del consenso rispetto ad esse: anzi, rischiano di inimicarsi ulteriormente le potenziali terze forze (automobilisti ed appassionati d'arte, ad esempio).

Sarebbe necessario, invece, individuare dei responsabili primi (ad esempio le compagnie petrolifere, le aziende inquinanti, i politici conniventi e le lobbies colluse...) ed organizzare delle campagne di boicottaggio e di non collaborazione attiva di massa (legali e meno rischiose per i singoli), dentro cui inserire azioni di disobbedienza civile (illegali) agite da chi se la sente,per rafforzare l'impatto mediatico e politico della campagna stessa.

Proseguire, invece, solo sulla strada delle azioni illegali singole e compiute da piccolissimi gruppi, mi sembra energeticamente troppo dispendioso, pericoloso per le conseguenze sulla vita futura di tanti giovanissimi, e -in ogni caso- anche poco redditizio per gli obiettivi che si vorrebbero perseguire.

Tanto di cappello, quindi, verso questi piccoli eroi del nostro tempo.

Ma -chiedo loro- perché non tutelarsi un po' di più, proteggendosi per quel che è possibile all'interno di iniziative più vaste, più condivise e più partecipate (ma non meno radicali ed efficaci)?

lunedì 7 novembre 2022

l'unico torto

 

Se parlassi con le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi denaro, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.

E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi denaro, non sarei nulla...

Il denaro tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta...

Ed ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e il denaro.

Ma la più grande di tutte è il denaro.

(Prima lettera ai Corinzi, 13 -testo modificato)


G. Orwell, Fiorirà l'aspidistra, 1936



Un'unica logica permea le scelte, le decisioni, i decreti di questi giorni.

La guerra dei ricchi ai poveri, degli integrati ai marginali, degli agiati ai diseredati, dei fortunati agli sfigati.


I giovani possono sfondarsi di musica a palla, sballarsi di anfetamine, riempirsi di birra come otri, ballare come scemi per tutto il giorno, ma solo se pagano in una discoteca.

I rave autogestiti e clandestini sono pericolosi, turbano l'ordine pubblico perché occupano le proprietà private (abbandonate) e non sono sotto il controllo delle autorità.

Ma soprattutto perché non sottostanno alle leggi del mercato dell'intrattenimento e del divertimento sociale organizzato.

Tutto si può fare, sotto sotto, se si paga chi di dovere e se si infrangono le leggi fingendo di seguirle.

Ma niente si può fare, se i soldi non girano e non arrivano a chi già li ha.


Gli esseri umani possono viaggiare per il mondo, ma solo se hanno soldi con sé, da spendere o, ancor meglio, da investire nei paesi in cui arrivano.

Se puoi pagarti un passaporto o una cittadinanza, va tutto bene.

Ma se ti devi sputtanare tutto quel che hai tu o la tua famiglia per pagare degli scafisti, non potrai entrare, atterrare o sbarcare qui.

A meno che non te lo meriti (per qualcosa che sai fare (sportivamente, ad es.) o per qualcosa che ti manca (malattie, minorità, disabilità)).

Se non vuoi far parte del 'carico residuale' e vuoi ottenere il diritto allo 'sbarco selettivo', devi meritartelo.

Non basta essere affamati, disperati, stremati o, semplicemente, umani.

Devi anche pagarla, se sei povero.


La catastrofe climatica procede e i paesi ricchi continuano ad abbindolare quelli poveri.

Promettendo loro protezione, aiuti, sussidi, compensazioni (che non arriveranno mai) per poterci permettere di continuare ad inquinare e distruggere il mondo, la loro vita e (più tardi possibile) la nostra.

Questo, nella migliore delle ipotesi, proseguirà ad accadere anche alla Cop27, come già è avvenuto nelle precedenti conferenze.

Credere ancora nei nuovi maghi d'Egitto ha un solo significato: voler proseguire a fare come ci pare, proseguendo a devastare i contesti in cui vivono miliardi di persone impoverite e disperate, costrette così a trasformarsi in profughi e a subire altre umiliazioni e spietati respingimenti alle nostre agiate frontiere.

La selezione è sempre e soltanto tra chi ha denaro e chi non ce l'ha.

Tutto il resto (valutazioni di merito, diagnosi sanitarie, diritti umani e internazionali...) è solo mistificazione.









domenica 6 novembre 2022

senza pace

I pacifisti sono finiti proprio male.

La pace si è manifestata  ieri per quel che è: ostaggio definitivo dei politici di professione e dei loro traffici.

Convocata da Conte, leader opportunista di un partito ondivago, il corteo ha visto la risposta delle solite sigle di comodo (sindaca(la)te-le-braghe, Arci-marci, Acli-chic, Tavolate-cavolate per la pace...) e dei soliti professionisti del dissenso consentito, più o meno preteschi.

E poi il bieco Letta ed il tristo PD, che non sanno più dove andare e non andare, ma che continuano ad essere desiderati da chi vorrebbe ancora votarli (e, spesso, -incredibile a dirsi- li vota proprio...!).

Ma sono così tanto desiderati che si preferisce togliere dalla piattaforma ogni riferimento all'invio delle armi, accontentandosi di generici richiami a negoziare e a cessare il fuoco, pur di averli a passeggiare insieme per strada.

E a passeggiare impunemente, subendo solo qualche strillo estremista, e a blaterare gli uni contro gli altri, Roma contro Milano: finte opposizioni che si oppongono tra loro per raccattare voti.

Non c'erano bandiere di partito, perchè non ce n'era bisogno: la colonizzazione della pace è gestita dai media, attraverso interviste incrociate dei leaders che si provocano tra di loro su chi è più o davvero pacifista, senza che nessuno lo sia in alcun modo nei fatti e nelle scelte concretamente assunte.

E tanta piccola gente , ingenuamente partecipe, che vorrebbe solo stare tranquilla a casa sua -e qualche volta l'anno ama perciò uscire a farsi un bel corteo, tanto per celebrare i suoi appuntamenti liturgici sul calendario sacro della laicità- strumentalizzata e presa per il culo come sempre.

I pacifisti sono riusciti infatti ad organizzare una manifestazione per dare ancora una volta spazio ai partiti e alle loro beghe ed autorappresentazioni, in barba alla pace, ai poveri ucraini bombardati (dei quali continua a non fregar nulla a nessuno) ed ai poveri russi anti-putiniani, abbandonati a se stessi.

I pacifisti oggi? Solo utili idioti che coprono e accolgono per strada veri falchi camuffati da colombe, infiltrati della guerra mascherati dall'inquietante serenità di chi sa farsi gli affari suoi.

Rattrista davvero assistere a questa ennesima svendita del pacifismo nelle mani dei peggiori.

E rattrista vedere come anche gli stessi movimenti che si dicono 'nonviolenti' ci caschino sempre e ancora come polli, aderendo a vere e proprie mistificazioni di massa, mere (auto)manipolazioni di regime.

Così si collabora a quel che accade, alla cultura ed alla politica di guerra, anche se apparentemente si sfila contro di esse.

Ecco come e perchè siamo e resteremo senza pace.