sabato 26 febbraio 2022

ci siamo. ma non ci siamo

 

Una visione nonviolenta presupporrebbe che, per evitare la guerra, si debba agire intensamente su quattro direttive:

-sostegno ai movimenti democratici, libertari, antiautocratici (alternative politiche)

- meno dipendenza e più autonomia energetica (alternative energetiche)

-ridefinizione delle istituzioni internazionali che regolano i mercati globali ed i conflitti internazionali (alternative diplomatiche)

-costituzione di forze di interposizione civile non armata o di polizia internazionale armata ma con chiare regole d'ingaggio (alternative di difesa realmente difensiva).

Tutti possiamo capire che, senza lavorare su questi livelli (ed è evidente che non lo si fa, anzi si fa esattamente il contrario), la possibilità o meno di una guerra sarà sempre lasciata alla discrezione dei potenti e sostanzialmente fuori controllo.

Tutto questo andrebbe fatto PRIMA che la guerra scoppi.

Ma, DOPO che la guerra scoppia, la teoria nonviolenta ci ìntima di non opporre una controviolenza armata, ma di lasciarsi invadere, arrendersi e tornare a trattare, immediatamente.

Ancor più in situazioni di disparità di forze conclamata, come è questa, non ha senso far scontrare eserciti sul campo, se davvero si vuole salvare il proprio paese dalla distruzione e ridurre il danno (che diviene l'unico obiettivo 'patriottico' praticabile, al di là delle retoriche nazionaliste).

L'unica possibilità, per chi non vuole rinunciare alle armi, è la guerra asimmetrica: organizzare la guerriglia, per rendere più costosa possibile l'occupazione avvenuta (come l'URSS e gli USA hanno già sperimentato in Afghanistan e Napoleone nella stessa Russia).

Ma sarebbe possibile ed auspicabile organizzare la lotta contro gli occupanti anche in forme non armate (boicottaggi, sabotaggi...).

Non mancano le idee, le esperienze storiche e gli esperimenti su tutti questi piani, abbiamo organizzato innumerevoli convegni e seminari, scritto milioni di libri ed articoli, ma...solo la violenza continua a vincere e a dimostrarsi forte, efficace, invincibile. Non ci siamo.

E qui si arriva all'oggi.


Ora che ci si straccia le vesti contro il mostro russo.

Ma chi e quando ha saltato e fatto saltare qualunque regola di diritto internazionale nei decenni scorsi?

Chi continua a blaterare di 'America first' ?

Chi ha permesso a Putin (e ad Assad, ad Hariri, a Lukashenko, etc etc) di restare in sella, nonostante i movimenti di opposizione?

Chi ha accresciuto i suoi rapporti di dipendenza economica ed energetica dalla Russia, succhiando senza remore denaro dai suoi oligarchi e gas dalle sue pipelines ?

La Gazprom è il primo sponsor della Champions league e pensavamo che non avrebbe fatto goal nelle nostre porte ?

Pecunia non olet, anche quando malamente olet ?

Abbiamo fatto i furbi, pur di non realizzare a tempo debito la transizione verso le energie rinnovabili, sperando di non pagare dazio.

Ma la storia presenta sempre il conto. Ci siamo, è il momento di pagarlo.


Quando parliamo di sovranità degli stati e di autodeterminazione dei popoli, non dovremmo scordarci che la guerra guerreggiata è soltanto l'ultima opzione per condizionarle/eliminarle (sempre che siano ancora possibili ed attuabili nel contesto odierno).

Sappiamo che è possibile farlo attraverso il debito (vedi Grecia, per fare un esempio europeo recente, ma potremmo inserire tutti i paesi 'in via di sviluppo' (del debito, non di altro).

Oppure attraverso il finanziamento massiccio e l'infiltrazione coperta dei movimenti d'opposizione interna al fine di generare un cambio di regime (vedi la caduta del regime filorusso in Ucraina nel 2014, sostituito da un governo filo-occidentale).

Oppure attraverso la globalizzazione dei mercati e la delocalizzazione delle produzioni, distruggendo le economie nazionali e favorendone la dismissione.

Solo se questi primi tre stadi (che non consideriamo 'guerra', ma che ottengono gli stessi risultati in un clima di competizione senza fine, che chiamiamo capitalismo e che è soltanto la prosecuzione della guerra con altre armi) non funzionano, si arriva alla guerra aperta.

Putin già non aveva digerito il cambio di regime che ha portato all'elezione dell'ex comico Zelensky; sembrava essersi accontentato degli accordi di Minsk, che però non sono stati implementati e realizzati a causa del boicottaggio ucraino; per di più l'Ucraina aspira ad entrare nella Nato e ad impiantare sistemi d'armamento al confine russo, ipotesi informalmente esclusa negli accordi che si erano succeduti alla dissoluzione dell'URSS.

Da qui la sindrome d'accerchiamento (ma se gli USA si trovassero circondati da armamenti nemici in Messico o a Cuba, non reagirebbero come nei giorni del conflitto tra Kennedy e Kruscev?).

Perchè, in una trattativa, facciamo così fatica a riconoscere le ragioni possibili dell'altro?

Perchè una vera trattativa non la si vuole fare e non c'è mai stata.

Da qui la guerra come unica opzione restante: che non era inevitabile, ma che inevitabilmente lo diventa.


Ma poi che succede se si arriva alla guerra ?

Che ci si stupisce, come se la grande illusione di un mondo pacificato dai mercati globalizzati e dall'interconnessione digitale, riunificato dalla pandemia, fosse vera e non solo un miraggio nel deserto del marketing politico.

Che ci si affretta, come sempre, a stabilire che la colpa sia solo dell'altra parte, quella che la inizia di fatto.

Che dopo virologi, in tv, ora saranno i generali ed i geostrateghi ad imbottirci la testa con minacce, rimedi e previsioni. Da Bassetti a Stoltenberg, il passo è breve.

La differenza è che sulla guerra, con Draghi, ci sta anche la Meloni, e la perfetta unità della nazione è finalmente compiuta!

E che l'Ucraina, nella retorica di questi giorni, diventi non più solo la terra d'origine delle badanti, come è stata sinora per tutti noi, ma giunge nientepopodimeno 'al cuore dell'Europa'.

C'è da crederci?

Pensavo che la Nato sarebbe tornato indietro di trent'anni, alla guerra in Jugoslavia scatenata contro i serbi, i mostri di allora. É sempre possibile che riaccada: oggi la negano e la neghiamo, per rassicurarci, come hanno fatto gli ucraini sino a poche ore prima dell'invasione.

Ma, almeno al momento, sembrerebbe che la Nato stia scegliendo di tornare indietro addirittura di sessant'anni: ad una rinnovata, infinita guerra fredda, ad una nuova cortina di ferro tra Ovest ed Est (con la differenza però che oggi, con la Russia, sta anche la Cina).

Che la guerra (nucleare) insomma si minacci, ma non si faccia mai.

L'occidente, dopo aver usato i curdi, li ha traditi.

Ora sta per toccare agli ucraini: li abbiamo lasciati a provocare l'orso russo lancia in resta, ma mostreremo presto quanto valgono i proclami e le promesse di ieri.

Loro staranno lì a morire, a farsi bombardare, a fuggire, mentre noi qui -ben protetti- faremo riunioni e inventeremo sanzioni (che non colpiscano noi).

L'Occidente sarà pure democratico, ma il suo bluff sta venendo fuori.

Putin ha dimostrato di essere un dittatore, ma un dittatore che non bluffa.

Questa dolorosa differenza peserà enormemente (soprattutto sugli ucraini, ma anche su tutti noi) nel prossimo futuro.

giovedì 24 febbraio 2022

un terribile amore per la guerra

 

Il 31 marzo finirà lo stato d'emergenza da covid, dicono.

Intanto, oggi 24 febbraio, è iniziato lo stato d'emergenza da guerra.

Rispetto al primo: non finirà veramente sino a quando esisteranno i Green pass e saranno obbligatori per entrare in un cinema o andare a lavorare.

Rispetto al secondo: ce n'è q'un debut e non finirà. La fase 2 della Terza Guerra Mondiale entra nel vivo (e tra i morti).

La fase 1, quella 'a pezzi' come amava chiamarla il Papa, era già in corso da almeno due decenni.

Cosa abbiamo fatto noi in Iraq, Libia, Afghanistan se non invadere degli Stati sovrani, così come oggi fa Putin con l'Ucraina ?

Il trionfo del capitalismo occidentale contro l'impero sovietico non ha voluto conoscere mediazioni; ora viviamo la revanche dell'orgoglio russo, così come accaduto dopo la Pace di Versailles per mano tedesca.

La guerra rinasce sempre da quel che noi abbiamo chiamato pace.


Difficile prevedere tutto quel che potrebbe accadere da oggi in poi, ma -da buon catastrofista della prima ora- ci provo comunque.


Primo effetto: l'omicidio di migliaia di poveri ucraini (poveri) e di qualche centinaio di soldati russi (sfigati).

Non si fermerà a breve, e sarà comunque Putin a decidere quando e come.

Non certo l'ONU, la UE, superMario o Giggino.

Nè tanto meno imbelli appelli al dialogo o cortei pacifisti d'antan.


Secondo effetto: come previsto ed annunciato, alla catastrofe sanitaria e climatica si uniscono ora quella militare ed energetica, in un circolo emergenziale che proseguirà per anni (decenni).

Proseguiremo a vivere nella paura quotidiana, nell'angoscia di morte dettata dai potenti feudatari, come in un Medioevo prossimo venturo ormai alle porte.


Terzo effetto: si sta per scatenare la guerra sul territorio europeo.

Usa, GB, Nato e UE non resisteranno al riflesso condizionato di reagire come sanno e come si sono addestrati a fare da tempo: con le armi che hanno prodotto, acquisito e venduto per centinaia di miliardi di euro (e per poterne, come sempre, proprio attraverso la guerra, produrne e venderne ancora di più nel prossimo futuro).

La guerra non è un evento, è un sistema. E struttura l'esistenza stessa degli Stati.


Quarto effetto: anche noi infine (e non solo sempre gli altri), entreremo in guerra e nella guerra.

Verremo mobilitati in massa, così come contro il virus, per la sicurezza delle nostre nazioni, in nome della democrazia e della libertà (che perlomeno non saranno più 'da esportare').

I feudatari nazionalisti si garantiranno così il sostegno e l'unità di una popolazione altrimenti divisa, diffidente e dispersa.

Il conformismo gregario già sviluppato durante la pandemia rappresenterà la miglior base su cui potersi appoggiare comodamente.


Quinto effetto: la Russia è cyber-militarmente potentissima ed ha in Occidente molti più appoggi, coperti e palesi, di quel che potremmo sospettare.

Gli attacchi terroristici degli anni scorsi ci appariranno dei piccoli episodi teppistici.

Poi ci ricatta col gas: il che provocherà divisioni ancora più profonde nelle nostre società e nelle nostre decisioni politiche.

Sarà capace di stravolgere ulteriormente e totalmente la nostra vita, anche se alla fine venisse sconfitta in guerra.

martedì 22 febbraio 2022

la stretta (via)

 

La via è stretta, strettissima, sempre più.

Vivere aderendo alle logiche e alle esigenze degli stati ci conduce a quel che stiamo vivendo: un regime di oppressione statalista.

Ma assumere una posizione antistatale ci obbliga a stare in cattiva compagnia (liberisti, libertariani, anarcocapitalisti...) e ci fa confondere con gli alfieri del libero mercato e gli avversari dello stato sociale.


Sostenere la democrazia rappresentativa ci appiattisce su un sistema che con ogni evidenza non funziona e non può più farlo.

Rifiutarla potrebbe favorire ulteriormente regimi più autoritari, decisionisti e potentati extra-parlamentari.


Dopo la vergognose vicende in salsa afghana, siriana, libica, etc, la credibilità militare e politica di USA ed Occidente ha superato la soglia del ridicolo ed è ormai quasi a zero.

É il momento giusto per approfittarne e Russia e Cina lo sanno bene.

É il momento per accelerarne la dissoluzione, così come da tempo predicano Quarta posizione e Qanon.

Per aumentare la frammentazione ed ulteriore infragilimento dell'Unione Europea (che già si trova divisa su molti aspetti, ma ancor più oggi sui rapporti da tenere con l'oriente russo e cinese e con le sue immense risorse finanziarie ed energetiche).

Ma anche accentuare la crisi dei rapporti tra UE ed USA che non sono mai stati così incrinati, al di là delle dichiarazioni di facciata, soprattutto in sede Nato.

La Brexit si rivela oggi come sintomo di questa crisi: la Gran Bretagna ha voluto così rinnovare il suo vincolo d'origine con gli Stati Uniti, non più compatibile con la presenza in una UE sempre più in contatto e sempre più dipendente dall'Est ( e sempre meno dagli USA).


Da qui, in gran parte, quel che sta accadendo intorno all'Ucraina.

Ed anche qui, la via è sempre più stretta, almeno per uno come me.

Posizionarsi su un pacifismo imbelle non ha mai avuto senso, né tanto meno lo avrebbe oggi.

Così come non ha senso invocare e minacciare sempre e solo sanzioni (che, comunque, con buona pace degli ucraini, resterà comunque perlomeno la prima opzione, se non l'unica, almeno per ora).

Posizionarsi a favore della Russia(-Cina) significherebbe muoversi verso una ridefinizione dell'Occidente in chiave ancor più statalista ed antidemocratica (che, comunque, appare la prospettiva più probabile, indipendentemente dagli influssi esterni).

Posizionarsi per un intervento 'bellico-umanitario' europeo (o di una nuova 'coalizione dei volenterosi', visto che la Nato formalmente non può intervenire) significherebbe ripetere il grave errore già fatto in Jugoslavia, Iraq ed Afghanistan.


Eppure penso che inizialmente faremo fare la guerra, in condizioni apertamente impari, ad ucraini e russi, limitandoci a offrire supporti ai primi, ma senza spezzare i legami economici e diplomatici con i secondi.

Restare senza gas, per l'Europa e soprattutto per l'Italia, sarebbe un disastro che spazzerebbe via le nostre 'normalità', già ampiamente compromesse dalla pandemia.

Cercheremo di non seguire da subito gli USA in questa guerra (e già questo sarebbe un gran risultato per cosacchi e mandarini).

Ma cosa accadrà di noi europei se USA e Russia entrassero in guerra fra loro, in qualunque forma (ed a maggior ragione in caso di attacchi nucleari) ?

Rassicurante non dirlo con anticipo.

Ma è certo che non potremmo esimerci dal prender parte alla Terza Guerra Mondiale (e magari, per la terza volta, solo -o soprattutto- sul territorio europeo).

mercoledì 16 febbraio 2022

eppure...

 

Stati Uniti d'Infodemica

Quando è avvenuto l'attacco di cui parlava la Cia da giorni ?

E tutto l'allarme che si basava su questo allarme dov'è andato a finire?

E tutte le analisi di politologi, armologi e opinionisti ?

Così come per la pandemia, ci siamo trovati ancora una volta (e non sarà l'ultima) solo dentro un'ennesima epidemia infodemica ?

Almeno al momento, sembrerebbe di sì.

Ennesima figuraccia degli Stati Uniti, ennesima furbata della Russia, che ormai pare giocare al gatto coi topi (Europei e Nato inclusi).

Eppure è il clima generale, quest'atmosfera di guerra che persiste e preoccupa.

Questa sensazione è nell'aria, la respiriamo tutti, esperti permettendo.

Per capirlo, mi pare, meglio non affidarsi alla Cia. Non serve.


Homo sacer

La sacra Consulta, ieri, ha deliberato che il referendum sull'eutanasia non licet.

Non si può dare la morte a chi è vivo, seppur consenziente, dice.

Eppure continuano a darcela, se è lo Stato sovrano a decidere: in guerra, ad esempio.

Per non parlare delle morti da lavoro: quelle di chi lavora e quelle che vengono quotidianamente inquinate e contaminate da aziende che devono continuare a produrre, costi quel che costi.

La vita è un diritto inalienabile, dice.

Eppure è lo Stato che aliena le nostre vite e ce le rende aliene, con le burocrazie, le ossessioni securitarie, gli obblighi.

Se una persona vuole morire e glielo impediamo, chi compie l'alienazione?

Se una persona è tenuta in vita solo dalle macchine, non è lì che la vita le è tolta?

Non è violenza proseguire a dare vita a chi sarebbe morto, o già si sente tale e vuole smettere non di vivere, ma di morire?

É vero, la religione così potrebbe apparire sempre più come l'unico ed ultimo limite che nega potere alla tecnocrazia del sempre tecnicamente possibile vivere, morire e far morire.

Ma se la Chiesa accetta la tecnica per far proseguire una vita che dovrebbe finire e non l'accetta per farla tecnicamente terminare, non detiene più la credibilità sul sacro, ma compartecipa soltanto ad un dominio da condividere con lo Stato stesso: quello sulla nostra residua libertà di scelta, almeno su come e quando morire, se non più su come e perchè vivere.


Potere al popolo

Ora tocca al Parlamento, dicono.

Lo dicono da un decennio.

Nel frattempo, decidono singoli giudici (non mi sembra il massimo per una democrazia).

Eppure mi chiedo: ma se la legge sul fine-vita fosse davvero votata in aula, e non attraverso un referendum, diverrebbe improvvisamente lecito accompagnare qualcuno a suicidarsi in clinica?

Quindi, la Consulta accetterebbe se lo dicesse il Parlamento, ma non se lo si sceglie attraverso un voto popolare.

E qui arriviamo al punto: la compartecipazione di cui sopra si nutre della sacra alleanza tra potere politico e potere religioso, entrambi decisi a non perdere i loro residui poteri sulla vita e sulla morte dei loro cittadini e dei loro fedeli. Che potranno e dovranno attendere ancora che Loro decidano.

Solo bassi mercimoni della peggior specie, come sempre è avvenuto tra Stato italiano e Chiesa, dal Concordato fascista sino ad oggi.

Altro che Rispetto della Vita.

Altro che Dignità dell'Uomo.

Altro che Potere al Popolo...








martedì 15 febbraio 2022

in buone mani

Pandemia? E vai con tre o quattro dosi di vaccino!

Crisi adolescenziali post-covid? E vai con il bonus psicologi!

Crisi energetica? E vai con le trivelle!

Crisi ucraina? E vai con la guerra!

Proteste sulle strade? E vai con la polizia!

Catastrofi ambientali? E vai con l'ingegneria climatica!

Vita sociale spenta? E vai col metaverso!

E le chiamano soluzioni...


Ci obbligano a fare cose inutili (uso generalizzato delle mascherine all'aperto) e quando ce le tolgono riescono a farci sentire più liberi.

Due risultati in uno: riescono ad opprimerci e ad apparirci come liberatori.

Ci impongono una soluzione (la mascherina quale condizione per la libertà) e poi ci impongono la soluzione della soluzione (liberazione dalla mascherina quale nuova libertà).

E ci sentiamo più liberi. Ma da cosa? Solo di esserci liberati di un ulteriore vincolo non necessario.

Quelli necessari restano tutti.

E la chiamano libertà...


Ma, mentre tolgono le mascherine, rafforzano l'obbligo del Pass, e impediscono ai non vaccinati di lavorare se non ce l'hanno.

Per chi ce l'ha, e ha fatto la terza dose, diviene illimitato (da qui all'eternità?).

Quel che conta, per chi ci domina, non è il contenuto, è la forma della relazione.

Il cui messaggio è: obbedisci ed esegui, altrimenti saranno guai.

La notizia potrà cambiare, ma è il livello di comando che deve permanere e rafforzarsi.

Un modello punitivo di relazione che si ispira alla vita militare. O alle mafie.

Megghiu cumannari cà futtiri, come si dice tra le famìgghie...

E la chiamano legge e giustizia...


Intanto, in barba a tutti gli ecumenismi e buonismi solidali e sanitari del 'nulla sarà come prima', ci ritroviamo al peggio del 'prima': i capi politici (e non Trump, ma Biden; non la Meloni, ma Draghi; non la Le Pen, ma Macron...) che riprendono ad usare la parola guerra ed ancora una volta la Nato va contro l'orso ex sovietico.

Sembra di essersi addormentati e risvegliati negli anni 80.

Ma non illudiamoci: la situazione è peggiore di allora.

E non perché loro (i nostri capi) siano peggio, ma perché siamo molto peggiori tutti.

Più insensibili, più distanti, più passivi, più impotenti, meno umani.

Ancora una volta però, come allora, la chiameremo pace...

 

domenica 13 febbraio 2022

credere, obbedire, combattere

 

Dopo aver verificato, nell'esperimento Covid, la capacità di adattamento dei propri cittadini a regole , imposizioni e clima di terrore, gli Stati ora si avviano a nuovi esperimenti.


L'adattamento ai cambiamenti climatici è già in corso: avendo deciso di fallire nella possibilità di arrestarli o anche solo di mitigarli e rallentarli, l'unica via che ci impongono è ormai solo quella di imparare a conviverci, coltivando la nuova esaltante virtù chiamata resilienza.

Gli agricoltori, dopo essere stati illusi da pesticidi e brevetti, ora assistono impotenti alle grandinate ed alle gelate, alternate a siccità e inaridimenti.

In città, ci chiudiamo in casa, a consumare energia sempre più costosa, sperando che regga il tetto di casa nostra e che il supermercato di sotto resti aperto e rifornito di merci sempre più care.


L'adattamento al controllo completo delle nostre vite si insinua nello sviluppo totalitario della digitalizzazione e dell'informatizzazione dei nostri dati: preferenze, gusti, spostamenti, ingressi ed uscite, condizioni di salute, documentazioni, trasgressioni.

In questo caso, sono riusciti ad ottenerlo senza neppure darci la sensazione di subirlo, ma come se fosse anzi un regalo, un'opportunità, una festa a cui non si può essere così folli da non partecipare.

Così come per il riscaldamento globale, milioni di atti collaborativi automatici -apparentemente ininfluenti, ovvii ed ingenuamente incolpevoli- determinano un effetto di massa irrefrenabile, irreversibile ed incorreggibile.


Ora si avvia apertamente, anche per le popolazioni occidentali, il processo di adattamento alla guerra quale condizione vicina nello spazio e permanente nel tempo delle nostre brevi vite.

Non sappiamo ancora con certezza quando, come e dove accadrà.

Forse tra pochi giorni in Ucraina, forse altrove tra un po'.

Ma quel che è certo è che i popoli, nella loro maggioranza, daranno ancora supporto ai loro Stati nazionali, sorretti da autogiustificazioni più o meno credibili e apparentemente in contrasto con i loro stessi interessi (economici, sociali, esistenziali...).

É già accaduto più volte nella storia, anche recente, e riaccadrà.

In barba a qualunque analisi razionale dei costi-benefici e di qualunque teoria sull'attore razionale, di qualsiasi opposizione, come sempre.

Ed in barba a qualunque differenziazione di regime: rispetto alla decisione di far guerra (ai russi, come ai virus) le democrazie rendono impotenti e obbligati i loro cittadini a seguirle quanto i regimi autocratici rispetto ai loro. Senza eccezioni di sorta.


Lo vediamo in questi giorni, se non fossero bastati i due anni che li hanno preceduti: possiamo solo stare qui, in attesa delle loro decisioni, proseguire a far finta di vivere come se potessimo farlo davvero, e solo e soltanto adattarci a quel che sta per accadere, senza che si possa far nulla per arrestarlo o cambiarlo.

E quando anche la guerra ci avvolgerà, la finiremo di illuderci ancora che abbia senso votare parlamenti, firmare petizioni, organizzare cortei ?

No. Così come per l'inquinamento e per l'invadenza digitale, gli Stati sapranno porsi -proprio mentre proseguono a distruggere i delicatissimi equilibri della mente e del cosmo- anche come i nostri salvatori, in qualità di depuratori e garanti della privacy.

E noi -incredibile dictu- ci crederemo, ci crederemo ancora.

martedì 8 febbraio 2022

fighting bulls

 

L'unica opzione degli stati è sempre e solo la guerra.

La sua minaccia, la sua preparazione incessante, la sua attuazione.

La guerra convive tenacemente sotto traccia e sotto il terreno delle apparenze, che siano in forme democratiche o in quelle palesemente dittatoriali.

E le guerre sono sempre scoppiate, come all'improvviso, indipendentemente dai rapporti commerciali sussistenti e da quella 'pace' che essi sembrano garantire e sviluppare (ma che è è già di per sé permeata dallo stesso spirito competitivo e nazionalistico che anima la guerra).

E, che sia fredda o calda, la guerra induce a dinamiche divisive, tra buoni e cattivi, amici e nemici, alleati e perfidi traditori: alla logica dei blocchi contrapposti, che proseguono a sussistere anche quando parrebbero sparire le loro ragioni storiche.

Perchè la NATO non ha chiuso i battenti assieme al Patto di Varsavia?

Non si è dichiarata, finalmente, ente inutile e perciò doveva proseguire a sentirsi utile: prima contro il terrore islamico, ora contro il generale Oriente (Russia, Cina, India forse...).


D'altronde, com'è che questi si permettono di ricordarci la nostra dipendenza energetica e tecnologica, la nostra piccolezza territoriale e demografica, i nostri debiti finanziari ?

D'altronde, con il declino -seppur temporaneo- degli attentati e dei virus, non è necessario e salvifico trovare subito un nuovo allarme, inventare una nuova emergenza?

Gli Stati Uniti, comprendendo che la guerra economica mondiale dei commerci e delle finanze volge verso una loro disfatta, accampano pretesti ed armano le loro leve militari per riprendere controllo sul mondo e-soprattutto- sull'Europa.

E tenteranno, ancora una volta, di rifare la loro guerra qui da noi.

E noi ci saremo ancora, trascinati come schiavi o muli, che portano le loro some, pur di ricevere le briciole dei futuri dividendi.

E noi ci saremo ancora: a far usare le nostre basi militari (d'altra parte, perché esisterebbero altrimenti?), ad inviare truppe, a bombardare e ad uccidere, ed a temere feroci rappresaglie sulle nostre città.


La guerra al virus, condotta dai nostri comandanti in capo (ministri, esperti scientifici), piccoli grandi bulli al potere, è come sempre riuscita a generare moltitudini di figli obbedienti e riconoscenti e minoranze ribelli di pecore nere della famiglia.

Ora iniziamo a vedere gli effetti della violenza paternalistica così a lungo perpetrata e che non si converte (il CTS persiste a voler prolungare l'uso del pass e l'obbligo vaccinale per tutti i mesi futuri).

La violenza bullistica dei grandi genera la violenza bullistica tra i piccoli: crescono disagi, autoaggressioni, violenze sociali, suicidi, disperazioni.

Dopo la guerra al virus, che ci ha reintrodotto in un clima bellico ed allenati al peggio (chiusi in casa, coattivamente mascherati e vaccinati, sotto coprifuoco), siamo stati preparati ad una nuova e vera guerra permanente. Rispetto a quella che già era stata dichiarata nel 2001 contro il terrorismo islamico, sarà però più coinvolgente, più vicina, più dolorosa anche per noi europei.

E metterà finalmente a dura prova la nostra pur enorme capacità di proseguire a far finta di nulla.

sabato 5 febbraio 2022

ad occhi aperti

Quel che sta accadendo ultimamente per le strade preoccupa e rinfranca.

Preoccupa per la reazione violenta della polizia contro le proteste pacifiche degli studenti.

Una foto di Internazionale, a fine gennaio, ci avverte che in Gran Bretagna sono in corso manifestazioni contro il 'Police, crime, sentencing and courts bill', un progetto di legge sull'ordine pubblico che sta per essere votato e che darebbe alla polizia la facoltà di impedire manifestazioni e sit-in, anche pacifici.

Si intravvedono i segnali sempre più chiari di una chiusura, che -come scrivevo un po' di tempo fa- ormai equipara protesta a violenza -quando non 'terrorismo'- qualunque sia la forma del manifestarsi.

E non accade più solo in Birmania o in Bielorussia, ma anche nell'Occidente ex liberale.


Ma quel che sta accadendo può anche rinfrancarci.

Studenti che finalmente sembrano aver aperto gli occhi e mangiato la foglia.

E che urlano: Siamo stanchi di vivere nella paura!, La vostra scuola ci fa schifo!, Gli immaturi siete voi!

E che protestano finalmente contro l'assuefazione alla precarietà ed allo schiavismo coperto rappresentato dalla tanto osannata 'alternanza scuola-lavoro'.

Così come già accaduto con Friday for future ed Extinction Rebellion, emergono forme di opposizione ai suadenti (e ferrei) regimi del TINA.

Difficile sapere, pensare o credere che possano ottenere qualcosa.

Forse uno scritto in meno alla maturità: nessuno o quasi sa più scrivere, e perché dovrebbero saperlo dei diciottenni, dopo la Dad, le scuole che frequentano e gli smart phone che smanettano?

Lì, è chiaro, non si può imparare più né a leggere né a scrivere veramente.

Non riesco a farne loro una colpa.

Semmai la responsabilità è solo degli adulti che hanno provato a sedurli col mito del 'fast&smart' e gli hanno propinato twitter e facebook.


O forse iniziano a sentirsi dei rumori di fondo più significativi che ci fanno pensare ad una nuova rivolta che inizia ancora una volta da lì ?

Sinceramente, se sarà, non vedo come potrebbe essere altrimenti.

Inutile attendere qualcosa di più che qualche articolo e qualche pacca sulle spalle dalla quasi totale maggioranza di noi adulti, più o meno serenamente integrati.

Faccio il morto, da tempo.

Ma ho sempre detto che, se qualcosa riprendesse a muoversi, sarei felice di vederlo, riconoscerlo, accoglierlo, accarezzarlo.

E, se trovassi -se si trovasse- il modo e il tempo, di accompagnarlo ed accogliere -come un cane che scodinzola- la sua compagnia.

Almeno così, per attraversare la catastrofe con loro, con qualcuno, con altri.

In tempi tanto tristi non sarebbe poco.

 

mercoledì 2 febbraio 2022

senza fine

Qualcuno inizia a far filtrare l'idea e la notizia che stiamo per uscire dallo stato di emergenza.

Sileri profetizza anche sulla data: il 31 marzo.

Sarà. Ma c'è da dubitarne.

E se anche sarà così, non usciremo dal circuito delle continue emergenze (e dai conseguenti, nuovi e sempre giustificati  'stati d'emergenza').

Per incapacità e/o per non volontà di affrontare i problemi, i politici infatti hanno tutto l'interesse a farci vivere in uno stato d'eccezione permanente.

E' accaduto, proprio nei giorni scorsi, con l'elezione al Quirinale: si crea l'emergenza (non arrivare ad avere un Capo dello Stato per vie ordinarie) e si va al bis di Mattarella, giustificandolo con la necessità di star fermi, vista l'emergenza più generale (economia, covid, pnrr, etc...).

Emergenza chiama emergenza, senza sosta.

Il ritorno alla 'normalità' non conviene a chi comanda, e non ci sarà: le regole ordinarie della democrazia e del vivere sociale non sono più compatibili con la velocità e le esigenze del mercato, dei media, della politica 'che deve decidere'.

E la decisione più decisiva è proprio quella di decretare lo stato d'eccezione.

Quindi, l'emergenza è e sarà la normalità.

Poco importa, a chi ci controlla e domina, che -ad un certo punto- tutto scapperà di mano anche a loro e sarà troppo tardi per gestire i processi catastrofici con questi metodi, a loro volta catastrofizzanti.

Poco importa se mangeremo dittature, guerre e inquinamenti.

La catastrofizzazione, al momento, rende.

Il futuro può attendere.