L'unica opzione degli stati è sempre e solo la guerra.
La sua minaccia, la sua preparazione incessante, la sua attuazione.
La guerra convive tenacemente sotto traccia e sotto il terreno delle apparenze, che siano in forme democratiche o in quelle palesemente dittatoriali.
E le guerre sono sempre scoppiate, come all'improvviso, indipendentemente dai rapporti commerciali sussistenti e da quella 'pace' che essi sembrano garantire e sviluppare (ma che è è già di per sé permeata dallo stesso spirito competitivo e nazionalistico che anima la guerra).
E, che sia fredda o calda, la guerra induce a dinamiche divisive, tra buoni e cattivi, amici e nemici, alleati e perfidi traditori: alla logica dei blocchi contrapposti, che proseguono a sussistere anche quando parrebbero sparire le loro ragioni storiche.
Perchè la NATO non ha chiuso i battenti assieme al Patto di Varsavia?
Non si è dichiarata, finalmente, ente inutile e perciò doveva proseguire a sentirsi utile: prima contro il terrore islamico, ora contro il generale Oriente (Russia, Cina, India forse...).
D'altronde, com'è che questi si permettono di ricordarci la nostra dipendenza energetica e tecnologica, la nostra piccolezza territoriale e demografica, i nostri debiti finanziari ?
D'altronde, con il declino -seppur temporaneo- degli attentati e dei virus, non è necessario e salvifico trovare subito un nuovo allarme, inventare una nuova emergenza?
Gli Stati Uniti, comprendendo che la guerra economica mondiale dei commerci e delle finanze volge verso una loro disfatta, accampano pretesti ed armano le loro leve militari per riprendere controllo sul mondo e-soprattutto- sull'Europa.
E tenteranno, ancora una volta, di rifare la loro guerra qui da noi.
E noi ci saremo ancora, trascinati come schiavi o muli, che portano le loro some, pur di ricevere le briciole dei futuri dividendi.
E noi ci saremo ancora: a far usare le nostre basi militari (d'altra parte, perché esisterebbero altrimenti?), ad inviare truppe, a bombardare e ad uccidere, ed a temere feroci rappresaglie sulle nostre città.
La guerra al virus, condotta dai nostri comandanti in capo (ministri, esperti scientifici), piccoli grandi bulli al potere, è come sempre riuscita a generare moltitudini di figli obbedienti e riconoscenti e minoranze ribelli di pecore nere della famiglia.
Ora iniziamo a vedere gli effetti della violenza paternalistica così a lungo perpetrata e che non si converte (il CTS persiste a voler prolungare l'uso del pass e l'obbligo vaccinale per tutti i mesi futuri).
La violenza bullistica dei grandi genera la violenza bullistica tra i piccoli: crescono disagi, autoaggressioni, violenze sociali, suicidi, disperazioni.
Dopo la guerra al virus, che ci ha reintrodotto in un clima bellico ed allenati al peggio (chiusi in casa, coattivamente mascherati e vaccinati, sotto coprifuoco), siamo stati preparati ad una nuova e vera guerra permanente. Rispetto a quella che già era stata dichiarata nel 2001 contro il terrorismo islamico, sarà però più coinvolgente, più vicina, più dolorosa anche per noi europei.
E metterà finalmente a dura prova la nostra pur enorme capacità di proseguire a far finta di nulla.
Il linguaggio bellicista utilizzato ampiamente durante la pandemia, può essere replicato spudoratamente anche in una guerra contro la Russia? Ho qualche dubbio. Anche se sottoposta ad un'anestesia tecnologica di massa, la società è in parte ancora sveglia. Non credo vogliano metterla alla prova. Penso piuttosto che tendano ad aumentare ancora la dose di anestetico.
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