lunedì 27 febbraio 2023

la vendetta dei senzatetto

 



Chi mai può aver condotto, inopinatamente, la cara Elly alla vittoria nei gazebo PD ?

Dei senzatetto.

Quelli che ormai si astengono, non avendo più nessun partito in cui potersi accasare, ma continuano a sperare che risorga qualcosa di potabile.

Quelli che nel 2018, lasciando momentaneamente il PD, hanno seguito Grillo e che ora sperano di poter tornare a casa.

Quelli (gli lgbtqa+) che, avendo ormai acquisito un'egemonia culturale nel paese, non si sentono sufficientemente riconosciuti e protetti dai partiti e vedono nella Schlein la possibilità di acquisire anche una leadership a livello politico.

Le donne, che – anche loro in ascesa culturale, ma non politica rispetto ai soliti maschi autocrati- vedono in lei una possibile alter ego di Giorgia (con molto meno appeal comunicativo, mi pare, però, purtroppo per lei e per loro).

Tutti questi senzatetto (politicamente parlando), non elettori PD e/o non più o non ancora elettori PD, sono andati a votare in massa questa volta e si sono vendicati di anni di soprusi, umiliazioni, trascuratezze, delusioni, svalorizzazioni, esclusioni, discriminazioni.

E riprendono a sperare, questa volta nella nuova stella del firmamento ellyttorale.


Bene,mi piacciono le sorprese.

Ed, ovviamente, mi scrivono persone tutte contente per quel che è accaduto.

Lo attendevano da tempo.

Ma mi chiedo e gli chiedo: cosa c'entrano queste persone con il PD ?

Cosa conteranno nelle sue dinamiche interne al prossimo congresso?

Come e quanto potranno pesare sui suoi gruppi parlamentari?

Il partito arriverà messo meglio o peggio alle prossime elezioni (con quante scissioni anti-Schlein, ad esempio) ?

A me sembra soltanto l'ennesimo, disperato, agonico rivolgimento di un partito che imbroglia tutti ed in primo luogo -e da sempre- se stesso.

Elly Schlein è stata eletta col PD, ma non nel PD e dal PD.


Vista la situazione, quindi, le auguro simpaticamente felicità e figli (non) maschi.

Le consiglio però di andare subito in farmacia e comprarsi molti flaconi di Maalox e i migliori sieri antivipera attualmente in commercio.

Agli amici e compagni che oggi festeggiano, dopo aver compiuto ai gazebo la loro bella birichinata, dico soltanto: ora assumetevi la responsabilità politica di questo mandato dentro quel partito, se riuscirete ancora una volta a sopportarne il mortifero tanfo.

sabato 25 febbraio 2023

restaurazione senza mediazione

 

'L'idea che la Cina negozi sulla guerra in Ucraina è irrazionale', ha dichiarato Biden.

E Nato e Unione Europea subito dietro.

Forse gli americani pensano di poter fare loro i mediatori, come accade da decenni in Palestina.

Quello sì che è razionale!

Anche i generali insistono sull'inevitabilità ed insuperabilità dello stallo e dichiarano che nessuno può vincere la guerra, che non abbiamo alternative a negoziare, e che bisogna farlo prima possibile: prima che ci siano altre vittime e prima che sia troppo tardi per tutti.

Le opinioni pubbliche occidentali sono a maggioranza contrarie all'invio di armi e alla prosecuzione della guerra.

Ma gli stati ed i governi non vogliono mediare, non vogliono trattare.

E non si tratta di una scelta estemporanea o irrazionale.

Oggi l'unica possibilità di fare politica è la guerra stessa.

Fallita la globalizzazione economica quale presunto fattore di interdipendenza positiva e di redistribuzione della ricchezza, la guerra permanente ha assunto il ruolo di struttura globale di gestione politica dei conflitti internazionali e delle diseguaglianze economiche.


'Cospito resti al 41bis!', decreta la Cassazione.

I giudici non mediano e si appiattiscono sulle posizioni del governo.

Preferiscono un martire in più, scelgono di estremizzare lo scontro.

Scelgono la guerra.

Così come fa la controparte anarchica, che prosegue a dichiarare -contro ogni evidenza- :

'Nessuna trattativa con lo Stato!'.

E continua a compiere atti violenti, giustificando così la decisione della Corte, che ha buon gioco ad insistere sul fatto che Cospito ispiri ancora gli atti degli insurrezionalisti immaginari che si agitano fuori.

Nessuna mediazione, quindi, da entrambe le parti.

Perchè oggi l'unica possibilità della politica è la guerra stessa.

Fallite le prospettive di gestione liberale e socialdemocratica quali presunti fattori di interdipendenza positiva e di redistribuzione della ricchezza, la guerra civile permanente ha assunto il ruolo di struttura globale di gestione politica dei conflitti e delle diseguaglianze economiche anche all'interno di ciascuno Stato (non vale solo per la Russia o per l'Iran, vale anche per noi).

É importante ricordarlo a tutti coloro che continuano a credere che possano esistere ancora degli stati liberal-democratici (chiunque venga eletto e ci governi).



mercoledì 22 febbraio 2023

guerra, ancora guerra, solo guerra

 

In questo anno di guerra l'Europa ha definitivamente rinunciato a se stessa.

É tornata, attraverso la Nato, a coincidere totalmente con decisioni, volontà, interessi e prospettive dettate dagli Stati Uniti.

Siamo liberi, ma non di decidere altrimenti.

In questo anno di guerra è cresciuta esponenzialmente la nostra co-belligeranza.

Non la si può più nascondere dietro un dito.

La Nato è in guerra contro la Russia, minaccia la Cina, vuole ridimensionare l'autonomia europea.

Tutto questo è ormai chiaro ed evidente a chiunque.

Abbiamo scelto il cavallo zoppo, ed abbiamo scelto di perdere la guerra con lui.

Perchè gli Stati Uniti non hanno mai più vinto una guerra, dal Vietnam in poi.

Ma, ancora una volta, gli Stati Uniti -per difendere le nostra libertà a le nostre democrazie, come sempre- faranno la guerra sul territorio europeo.

Proseguiranno a provocare ai confini, ad espandersi militarmente nei paesi dell'est, a trasferirvi truppe ed armamenti.

Poi lasceranno devastare l'Europa dai nemici di turno (russi e/o cinesi), aggiungeranno il loro carico da novanta, e li chiameranno 'effetti collaterali da fuoco amico'.


In questo anno di guerra ci è stato detto che armare sempre più l'Ucraina avrebbe accelerato le trattative e costretto la Russia a ritirarsi e negoziare da posizioni di debolezza.

Non è avvenuto e non avverrà.

Siamo da tempo allo stallo, e nessuno potrà vincere.

Quale condizione migliore per trattare ?

Ed, invece, ognuna delle due parti insiste a dichiarare che vincerà, che la guerra sarà breve, che si arriverà a trattare solo quando l'altra parte sarà sconfitta.

L'unica logica che è sempre stata in campo, quindi, è quella della guerra per la guerra.

E se questa è la logica, l'escalation è inevitabile e può soltanto procedere innanzi, come di fatto sta già accadendo ogni giorno di più.

Ed -in questo delirio psicotico di massa- anche i pacifisti continuano a giustificare il riarmo degli ucraini ed il loro diritto alla resistenza armata.

Se si accetta questo, inutile poi implorare di andare a trattare.

Le due cose non possono stare insieme.

Quest'anno di guerra, per l'ennesima volta nella storia, sta lì a dimostrarlo.








lunedì 20 febbraio 2023

piddì piddì, il mio amore è finito lì...

 

La vittoria annunciata e scontata di Bonaccini ricorda quella di Mengoni al Festival.

Tutto è superfluo (interviste, primarie, voto dei circoli fantasma...): si sa chi ha già vinto.

Quel testone dal mento prominente e dagli occhi lucidi, che ricorda un ben più noto duce del passato che ritorna, e che è già governatore in Padania avendo conseguito la maggioranza di voti, ma su un misero 37% di votanti.

L'importante è vincere la gara, e lui è un vincente.

Non come Cuperlo, eterno perdente, ectoplasma della sinistra che fu.

E non come la Schlein, donna lucida e intelligente , ma non abbastanza da lasciare il PD alla sua trista sorte.

Scegliendo Bonaccini, il PD conferma di fatto la linea di sempre, quella linea che ha già perso, che ci ha consegnato definitivamente alla destra: sconfitta che -così si diceva allora- avrebbe motivato il necessario cambiamento (e non solo del segretario, l'ineffabile Enrico (non Berlinguer, Letta)).

Ma Bonaccini non è una semplice conferma del passato recente; è un doppio salto all'indietro: rappresenta, infatti, sostanzialmente un nuovo Renzi.

E, dopo una prima fase di ascesa, farà la sua stessa fine.


D'altronde, cosa potrebbe fare di diverso un partito come il PD, se non ripetersi ciclicamente nei suoi disperati e simultanei tentativi di fingersi di sinistra, prendere i voti del centro e occhieggiare a destra?

Una storia già vista, che va avanti -esplicitamente- almeno dalla Bolognina e -in forme più velate ed ambivalenti- già dal togliattismo anti-gramsciano degli anni Cinquanta.

Un partito che si nutre di un sindacalismo che non fa gli interessi di coloro che lavorano e che non ha mai davvero osteggiato la loro precarizzazione.

Un partito che ha sempre difeso il blocco di interessi delle èlites, che di fatto rappresenta l'establishment (con sede a Bruxelles e nel FMI), la cui politica ancora ci governa, con buona pace dei governi in carica ed in barba a qualunque veste ideologica di cui essi amino rivestirsi per esibirsi nello spettacolo elettorale.

Un partito che mantiene le sue percentuali di voto, continuando però a perdere milioni di voti ad ogni tornata.

Voti di potenziali elettori che -di volta in volta- cercano nuovi lidi (i 5S alle elezioni 2018, Azione in quelle 2022), o in massa iniziano o proseguono sempre più ad astenersi.

Con la scelta obbligata di Bonaccini, il PD conferma ancora la sua volontà di non voler e di non poter riavvicinarli più.


La domanda, per me e per quelli come me (che siamo tanti), resta sempre la stessa: cosa potrebbe riportarci all'azione politica e -per chi ci crede ancora- al voto?

A sinistra del PD continua ad esserci il deserto.

Non mancano le analisi convincenti, le recriminazioni confortanti, le alternative contingenti.

Mancano però i movimenti che le rendano politicamente attive, coerenti e coordinate.

Ma i movimenti non si creano a tavolino.

Ed anche quelli che nascono (soprattutto nell'ambito delle lotte ecologiste) faticano a non restare isolati, a coinvolgere i 'ritirati', a costruire ponti.

É questo il vero problema oggi, e non da ora.

Ed è per questo che -immeritatamente ed immotivatamente- continuiamo a parlare del PD, delle sue false gare e delle sue triste sorti.

martedì 14 febbraio 2023

perchè non si vota

 

Mi piacerebbe eludere la presenza ossessiva del mondo moderno, raggiungere un universo alla Mary Poppins, dove ogni cosa troverebbe il posto giusto. Non so se ci riuscirò.

Così come è difficile pronunciarsi sull'evoluzione generale delle cose.

Tenuto conto del sistema socio-economico oggi operante, tenuto conto in particolare dei nostri presupposti filosofici, è chiaro che l'umano sta scivolando verso una catastrofe a breve scadenza, e per giunta in condizioni atroci; anzi, ci siamo già.

La logica conseguenza dell'individualismo è l'assassinio, e la sciagura.

Eppure l'entusiasmo che ci anima in questa situazione di perdita è ancora considerevole; davvero molto curioso...

La progressiva dissoluzione lungo i secoli, delle strutture sociali e familiari,la tendenza crescente degli individui a percepirsi come particelle isolate, subordinate alla legge del trauma, come aggregati provvisori di particelle sempre più piccole...tutto ciò rende sicuramente inapplicabile la pur minima soluzione politica.

Per cui è legittimo iniziare a smantellare le fonti dell'ottimismo stolto.


Questa profonda e pressochè incredibile ostinazione dei partiti politici 'di governo' a perseguire un progetto che non interessa a nessuno, e che comincia anche a scocciare tutti,può spiegare da sola molte cose.

Personalmente, quando mi parlano dei nostri 'valori democratici', stento a provare l'emozione che dovrei provare; la mia prima reazione sarebbe piuttosto di scoppiare a ridere.

Se c'è una cosa di cui sono sicuro, quando mi chiedono di scegliere tra Chirac e Jospin(!) e si rifiutano di consultarmi sulla moneta unica, è che quella di noi francesi non è una democrazia.

La democrazia non sarà forse il migliore dei sistemi possibili; lascerà forse, come si dice, la porta aperta a 'pericolose derive populiste'; ma allora preferirei che ce lo dicessero francamente: i grandi orientamenti sono stati già decisi da tempo, sono saggi e giusti, e voi non siete neanche in grado di comprenderli a pieno; vi è comunque consentito, a seconda della vostra sensibilità di contribuire a ritoccare con questo o quel colore politico la composizione del futuro governo.


É vero che i miei personaggi sono tutti politicamente nichilisti.

Non posso non prendere atto che la società nella quale vivo si volge verso obiettivi che non sono i miei. L'Occidente non è fatto per una vita davvero umana.

L'unica cosa che si possa davvero fare in Occidente è guadagnare denaro...

Non penso che l'Occidente abbia davvero voglia di vivere.


La cosa terribile è che si sia arrivati al punto di non poter dire più niente...

Nietzsche, Schopenhauer e Spinoza, oggi, non la farebbero franca.

Il politicamente corretto, così come è diventato, rende inaccettabile la quasi totalità dellafilosofia occidentale.

Sempre più cose diventano impossibili da pensare. É spaventoso.


La riforma dell'uomo è stata un totale fallimento, ma un fallimento dissimulato, poiché gli uomini hanno capito che avevano tutto l'interesse a tacere.


'Non avere incidenza sul mondo' è una buona sintesi.

Il mondo non può nulla per te, tu non puoi nulla per il mondo.

(Michel Houellebecq, Interventi, 2022)







in un paese di mengoni

 

Superfluo commentare il Festival a partire dalle canzoni.

Non contano più nulla, servono solo a giustificare l'esistenza del baraccone.

Come le partite per il mondo del calcio, i programmi per le elezioni, o gli studenti per l'Università.

Sono solo alibi istituzionali, che tentano di mantenere in piedi il teatro.


Fuorviante anche commentarlo politicamente.

Da Pasolini in poi siamo consapevoli che quel che può appare liberatorio e trasgressivo e (soggettivamente) 'di sinistra', si può rivelare alla fine (oggettivamente) 'di destra' (Achille Lauro o Rosa chemical docent).

E che, viceversa, quel che appare conservatore e (soggettivamente) 'di destra', si può rivelare alla fine (oggettivamente) 'di sinistra'.


Ma non riesco ad esimermi da un commento antropologico: il Festival come specchio di un paese.

Quando ho visto Chiara Ferragni comparire con un armatura dorata, rinnovata frigida Atena, con dei seni finti in rilievo che coprivano i suoi (invisibili, come sempre), ho pensato al trionfo definitivo della donna androgina.

In parallelo, Elodie, pur anch'essa in odor d'androginia, riscatta la donna sensuale e primitiva.

Ma lo può fare soltanto trasformandosi in una afro-noir e facendosi accompagnare da un'altra bianca, Big Mama, che fa la negra e assomiglia ad una dea steatopigica del Neolitico.

E alla fine, coerentemente, si baciano in bocca come due lesbiche al potere.


Il loro trionfo si confermava ancor più nel manifestarsi evidente di un indebolimento progressivo del maschile: cantanti simil-maschi (simulacri femminilizzati e/o infantilizzati) si aggiravano sul palco, sperduti, vergognosi di se stessi, imploranti, come eterni adolescenti, cagnolini bastonati in attesa di conferme, carezze e conforto.

Tananai che parla come un baritono, ma quando canta sembra un castrato dell'opera settecentesca.

Lazza, ripieno di rabbia repressa, che chiede alla partner di essere incenerito e corre dalla madre a regalarle dei fiori.

Colapesce e Di Martino che si credono nuovi filosofi del pensiero debole, riproponendo filastrocche orecchiabili degne di Raffaella e Ambra.

E infine lui, l'inarrivabile Mengoni, il maschio barbuto ma sensibile, con occhi grandi e sempre lucidi, toni e parole sempre dolci e suadenti.

Impossibile non amarlo, e non votarlo (da grandi, donne e piccini, maschi Dolce & Gabbana, trans e fluid...). Ecco perché vince: perché è proprio questo il simulacro di maschio che piace ai maschi e alle femmine.

Un maschietto da portare a bere uno spritz, da tenere per mano sulle dune di Piscinas, da mostrare alle amiche, con le quali vai poi però a baciarti in bagno.

Un maschietto con venature mistiche, ascetiche, tutto sentimento e niente desiderio, opposto al Rosa Chemical (molto meno pericoloso e già visto) del tutto desiderio e niente sentimento.

Sì, stiamo diventando un paese di mengoni.

E non solo perché -come sempre in Italia- non vince quel che amiamo e votiamo, ma votiamo e amiamo chi vince.

Ma soprattutto perché ci piace pensarci così, come lui.

Terribilmente buono, commovente, vincente e compassionevole (come un vero capitalista, ma solidale).


E capace di esserlo sino alla fine: quando ha parlato delle cantanti donne, tutte escluse dal quintetto vincente.

E qui i mengoni possono così chiudere il cerchio.

Le donne potenti e vincenti, androgine ed indipendenti, lesbiche e in carriera, alla fin fine votano in massa un simil-maschio e non votano le loro simili.

Ecco perché, come avviene nella realtà, le donne vincono l'esibizione, ma proseguono a perdere la gara.

Non sarà anche per questo che un'altra Chiara, la Francini, femmina carnale e popputa, bellezza della tradizione fuori tempo, alla fin fine si chiede se non ha sbagliato a non fare figli, a non essere madre? 

E chi la fa sentire in colpa, carente e fallita, se non le altre donne?

E non sarà anche per questo che i giovanetti vincono la gara, ma alla fin fine non fanno altro che ringraziare le loro super -mamme e i loro super-padri (quello vero, intanto, pare non pervenuto) ?

Perchè sono loro (i vari Morandi, Ranieri, Al Bano, Gino Paoli e addirittura un moribondo Peppino di Capri) che li accolgono e danno loro spazio sul palco, paternalisticamente.

E sono sempre loro -quei vegliardi eternamente in voga- che li baciano in fronte, li benedicono, li avviano -esperti e sapienti di una vita che non c'è più- verso un roseo futuro che non c'è, come anziani di un villaggio che non c'è.

E così lo spettacolo finisce, l'imperversare di variazioni e mode si placa, e si torna alla dura realtà quotidiana: un mondo fatto di clichet, stanco ripetersi del già più volte vissuto e consumato, in mano a mistificatori ed imbonitori di fine Impero, disposti a tutto pur di non lasciare lo schermo e il potere, senza lasciarci nulla, se non le illusioni che proseguono a creare per farci sentire vivi.

domenica 12 febbraio 2023

alle comunità cospitanti

 

Quel che sta accadendo attorno al caso Cospito ci permette di fare alcune ulteriori riflessioni sul rapporto attuale tra lotte nonviolente e ordine giuridico dello Stato.

Il detenuto sta evidentemente attuando una forma di lotta nonviolenta ad oltranza, con coerenza e decisione.

Quel che sta mancando, attorno a lui, è però una collaborazione coerente con la forma di lotta da lui scelta e condotta.

Se si vuole, come pare, aprire una trattativa con lo Stato su un piano di rispetto giuridico ed umano, gli amici e compagni che stanno fuori dovrebbero condividere la matrice non-violenta del suo gesto e smetterla, anche solo tatticamente, di proseguire nelle loro forme di lotta abituali (scontri di piazza, attentati...) o in richieste impossibili e confusive (liberatelo, tutti fuori dal carcere...!), che non corrispondono neppure alle richieste del detenuto (tutte centrate, correttamente invece, sulla fine del 41bis, per lui e per tutti).

Quel che sta mancando a Cospito, quindi, è in primo l'alleanza con i suoi compagni (anarchici e/o dei centri sociali), che non condividono le forme di lotta non-violente e proseguono con i loro rituali contro-violenti, indipendentemente dalle circostanze e dalle stesse scelte del loro compagno detenuto.

Proseguire a parlare dell'anarchismo soltanto in relazione alla violenza significa proseguire a condannarlo all'isolamento e all'incomprensione sociale della sua vera essenza.

Significa collaborare -anche da parte di chi si professa anarchico- alla solita narrazione che dell'anarchia fanno da sempre i suoi detrattori, in primo luogo la Legge e lo Stato.

Ma se si vuole invece trattare con lo Stato, è necessario non lasciargli alibi: in primo luogo, togliergli la possibilità di poter dichiarare -come invece proseguono -e con qualche giustificazione- a fare Nordio e i suoi uomini- che esiste un potere di influenza e condizionamento da parte di Cospito nei confronti del movimento a cui appartiene.

La mossa del cavallo potrebbe teoricamente provenire da Cospito stesso, se avesse finalmente il coraggio di dissociarsi dalle forme di lotta perpetuate dai suoi compagni di strada e ne influenzasse in senso inverso le scelte. Gli converrebbe, in relazione all'obiettivo che si pone.

Ma, sinceramente, sarebbe chiedergli troppo: dovrebbe scegliere di entrare in conflitto aperto proprio con chi (seppur maldestramente e in modi controproducenti) ritiene di sostenerlo e da cui lui stesso ritiene di essere supportato politicamente.

In assenza di cambiamenti di rotta come quelli appena descritti, però, la strada sembra segnata: trasformare Cospito nell'ennesima vittima e martire della violenza di Stato.

Il che rappresenterebbe -oltre che ripercorrere la solita storia- una sconfitta per tutti: per quel che resta del diritto e della politica, ma anche per i movimenti anarchici e le giuste lotte contro quell'abominio antidemocratico rappresentato da sempre dal 41bis.