martedì 3 giugno 2025

hasta la derrota, siempre?

Giorgia Meloni ha reso finalmente pubblica una strada, legale ma potentissima, per abbattere l'abitudine al voto tanto per votare: andrà al seggio, ma non prenderà le schede del referendum. In modo tale da boicottarlo, da renderlo politicamente inservibile. Quando, due elezioni fa, tentammo quella stessa carta e la proponemmo a noi stessi e ai movimenti, ricevemmo una risposta ambivalente: una piccola, ma significativa parte di potenziali elettori lo fece (si dice che siano stati 250.000), a loro volta boicottati dai media e dei social, che scelsero il silenzio quasi assoluto sull'iniziativa.

Ora, lo farà la Presidente del Consiglio e credo a questo punto anche molti altri. I media non hanno perciò potuto proseguire la congiura del silenzio. Grazie, Giorgia!

(Tra parentesi, a questo referendum andrò a votare e voterò sì, anche se mi dispiace che anche queste residue forme di democrazia diretta siano divenute patrimonio di sindacati e partiti).


Ieri, dopo dieci anni, ho deciso di fare un corteo pro-Pal, contro il riarmo, la guerra e il decreto-sicurezza.

Davanti a quel che sta accadendo ho preferito non starmene a casa a fare il solito Geremia.

E' stata un'esperienza educativa, divertente, intergenerazionale ed anche simpatica: nessuno scontro, slogan sostitutivi, retoricamente aggressivi nella loro rabbiosa, totale impotenza, un senso di gioco collettivo, musicalmente accompagnato da rap ben intonati e impegnati (tra indipendentismo ed antimperialismo d'antan). 

Si respirava però anche un'aria decadente da operetta, con piccoli comizi (discorsi patetici come quelli del palestinese di turno, intervallati da frasi fatte contro gli assassini israeliani, americani ed i loro complici, italiani ed europei). Roba davvero scontata, e maledettamente triste. Sconfortante, almeno per me (traduzione: cultura di lotta nonviolenta non pervenuta).

Certamente ha dato qualche soddisfazione estetico-estatica ai partecipanti, ma la sua funzione ed il suo significato politico proseguono a sfuggirmi. E continuo a non capire come si possa credere di poter avere un impatto nella società 'normale' con questo tipo di manifestazioni, queste parole d'ordine, questi atteggiamenti ribellisti e rivoltosi, che simulano teatralmente e ritualisticamente una lotta che non c'è.

Paul Feyerabend, in una lettera a Lakatos, scriveva ormai un bel po' di anni fa: 'Gli studenti agiscono in modo stupido, ma lo fanno di fronte a un problema che gli adulti non vedono neppure e pertanto non affrontano, neanche in modo stupido'.

Per questo, in mancanza d'altro (che non si vede, neppure all'orizzonte...), per una volta ancora, ci sono andato.

Fra dieci anni (ma non prima), se ci sarò ancora e avrò la forza di camminare, ci tornerò.

Ma, nel frattempo, siamo davvero sicuri che questo sia la cosa meno stupida che si possa fare?

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