venerdì 15 dicembre 2023

fare poesia nella catastrofe

 

Che cosa succede qui? Il pianto è di troppo sgorgato,

i corpi sono già maciullati abbastanza il pane ha

piccoli morsi, gli occhi sono tutti gialli.

Mistero del piangere,mistero del sangue che la terra

chiama sempre come la sete.

Piantiamo semi nell'orto della guerra, ognuno porta

acqua e concime, ognuno cura pianticine e germogli.



Tutto tutto ribellato al cielo, come se non fosse solo

creato, messo giù sbagliato. Non è semplice la

cronaca dello sfacelo, non possiamo elencare il danno

madornale, tutto il ghiaccio del mondo.

Il pianto cresce dalla parte sud, da est. Sopra un

carico del mondo piantiamo anche noi un chiodo.

Le voci si seccano. Non c'è più canto. Che cosa vuol

dire?



Io non so se l'amore sia una guerra o una

tregua, non so se l'abbandono d'amore

sia una legge che la vita cuce fno al

ricamo finale. Io non so

che farmene di questi nemici che premono,

non so che farmene oggi di questo oggi

e me lo ciondolo fra le dita perplesse,

non so parlare quello che

è sentito nel profondo me, non so parlarlo

quell'essere qui presente fra le vite degli

altri...

Io non so forse non voglio

consegnarmi negli uffici del mondo

e stare buono nelle sale d'aspetto della

vita. Io non so nient'altro

che la vita e molte nuvole intorno che

me la confondono me la confondono e non

so cosa aspetto, cosa sto aspettando in questo

sporgermi al tempo che viene. Io non so

e vorrei, vorrei,non so stare

fuori misura, fuori misura umana,

fuori da questa taglia finita...

Io non so se le particelle piriche del mio

disagio fanno una miccia che incendia.

Non so se l'Attila del mondo ha

una forza che straborda le mie

dita pacifiche, non so se indurlo a

guerrigliare, non so se indurlo

se sedurlo se ridurlo a sagoma

di sogno, non so se alzare bandiera bianca

o finirò impantanato nella sua

normalità stupefacente, nella sua

normalità di Attila che

fa terra bruciata, non so se battermi,

essere patriota di un'idea sollevata, non so

se fare il giuramento alla

primavera che dice la sua infiorando e

incantando, non so se slanciarmi

nel cataclisma barbarico e dare

un goccio d'acqua alle bocche

screpolate dei fratelli, non so

se fare il giuramento a questa tregua

domestica, se fare il giuramento delle

pance satolle o azionare un voltafaccia

che strozza ogni boccone. Non so se nell'uno o

nell'altro caso, se sono salvo

quando viene l'angelo

col suo atto d'accusa, e ci condanna ancora

ad una logica finanziaria

e poi dà l'ordine di sospendere le vite...

Io sento voci. Non voglio sentire.

Vedo sgozzatura. Non voglio vedere.

E franano nel sangue tutte spaccate vite.

Io non voglio sapere questo lutto.

Se prendo la ragazza e la sbranco

nel fiore e poi schiaccio il mio popolo mondiale

e lo buco nel suo ridere

con la foratura delle bocche e

nemmeno il pane cuocio per il mio

mondiale popolo bambino che non inghiotte

non dorme bene, e si ficca nella torba

del pensiero

col non avere il latte dentro il petto e

avere solo veleno, solo veleno. Solo veleno

butta su la terra se non le parlo

le parole d'amore, solo veleno.

Oh! mondo mio! io

produco veleno. Solo veleno mi nasce

solo distruzione. Quello

che tocco muore. Faccio devastazione

e non voglio io. Io voglio un'altra orbita

avere cura del pesce quando abbocca e

cucirgli il palato, ricucire il palato

ad ogni pesce nello sbranco dell'amo.

Fare bene. Voglio.

Ma tutto sporca la mia mano, sporca e confonde

solo spaccatura gli viene, scoppiatura

rotta delle incomprese cose,

snominate cose del mio mondo

che frana e mi indolora. Come mi indolora,

come mi indolora la desolata terra

nella spolpatura. Come mi indolora.



...Martoriato da un tempo lungo

di stare al mondo, cannibalesco tempo

che m'ingoia le forze, io constato come

si possa in terra desolata

traversare una vita senza capire niente.

In terra desolata

c'è un orologio che batte tutti i minuti

e fa lo sprone sempre lo sprone

a quella corsa micidiale...

In terra desolata c'è un tu devi con questo devi

pesante e devi con sforzo di uno

che sempre deve e deve e poi deve

con i martelli del ragionamento

che picchiettano fino al sangue.

Nelle pastoie del mondo desolata

greppia a cui stare legati come

poveri buoi da stramazzo...

Ne la desolata terra si venera merce

preziosa con rito mercantile solenne

con logica finanziaria

e azione feroce su tutto il visibile

con accanimento.

Nella desolata terra

tutti hanno la vecchia colpa

di non saper essere nessuno.



C'è dolore. Bussa alla mia porta entra

da tutte le mie fessure mi movimenta dentro

la pietà. Mi confonde. Non accetto.

Non mi consegno a questa solfa di morti.

C'è un assedio di corpi

che lo so lo so sono tutti miei...

Fate piano. Fate piano -per ogni

goccia, per ogni delicato dito

per ogni tavola partita da un porto

rudimentale, antico. Fate piano

ch'è delicato tutto nel suo esile

canto d'esserci,

fate piano,per carità, fate piano.



Ecco il grande aeronautico baccano

Ecco i quaranta ladroni del mondo

Ecco la cacciagrossa

Ecco il mondo che dice: fate piano fate piano

Eccolo che dice: sono delicato

Ecco il mondo messo nelle lotte

Ecco l'alta marea del pianto con singhiozzi e cateratte

Ecco il veleno. Ecco lo schiaffo e l'ustione. Ecco

l'amputazione.

Viene il mondo alla mia porta e

vedo sue faccine esplose

vedo che mi innamoro di lui mondo

Ecco che mi innamoro di lui mondo

di suo corpo celeste rotante fra mille stelle.

Ecco il grande cozzare, ecco il grande boato salire

e mi fa dispiacere sì grande

mi fa così dispiacere sì grande, sì grande, sì grande.



Che vogliamo dire e dire dello strambetto mondo?

Non c'è organo di comprendimento del mondino nostro.

Dopo di che poiché c'è tremendezza nella mosca creduta solo mosca solo solo moschina fastidiosa che non lì non lì finisce una mosca in zampettina o ala che ronza.

Madrina mia madruccia superiore viole ci sostengono contro dei spadaccini altezzosi che fingono tutto tutto sapere.

Resta dentro me come un denso essere al mondo questa mia preghiera è per densità, pienezza di sentire questa stramberia battente così detta vita, mia vita, sì anche sì, dire sì insensato a tutto.

Pallido è tutto dentro me, oggi, palliduccio sospiro. Truccato è questo mondo c'è una sottanina che inguappa le verità.

Polverone creduto divinità ma era solo polverone sottosopra è la terra proprio come me la sgambettante damigella...

Bis di tutte le bellezze chiedo bis di bellezze!

Oi oi chiedo pompaggio di bellezze!

Ma non importa anche bruttezze voglio vedere in bellezza!

 

(da Mariangela Gualtieri, Fuoco centrale)


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