Ecco: si prende un bimbo di due o tre anni, lo si mette dentro un vaso di porcellana dalla foggia più o meno bizzarra, senza però il coperchio e senza il fondo per lasciare liberi il capo e i piedi; di giorno, il vaso viene tenuto dritto e di notte, invece, si sdraia perché il bimbo possa dormire.
Egli così, ingrossa, senza allungarsi, e la sua carne pigiata e le sue ossa prendono la forma del vaso stesso.
Questo sviluppo umano dentro un contenitore dura per più anni finchè non c'è più rimedio; allora, conseguito lo scopo, quando il mostro è bell'e fatto, si rompe l'involucro, si libera la povera creatura e si ha un uomo-vaso.
La cosa è davvero assai comoda: volendo, si può commissionare anticipatamente un nano della forma che più ci piace.
(Victor Hugo, L'uomo che ride, 1869)
Insisto.
La liberazione è stata messa in un vaso e trasformata in un nano chiamato libertà.
Questo essere deforme si è rivestito di parole come resistenza, pace, democrazia.
La resistenza è ora un diritto, ma solo per chi non lotta contro di noi.
Si ha diritto a resistere solo contro i nostri nemici.
Se si resiste qui, contro la guerra e l'inimicizia, si diviene disertori.
La resistenza deve essere armata e va armata, senza se e senza ma.
Qualunque altra scelta collabora col nemico: chi non è con me è contro di me.
Fascismo diffuso, violenza culturale senza requie: altro che democrazia, seppur liberale!
Liberarsi di questa 'libertà': questa può essere la sola, vera liberazione oggi.
Continuare a scegliere l'umanità e non le nazioni, il pianeta e non le lobbies, le persone comuni e non le aristocrazie, i bisogni primari e non i diritti borghesi, la disperazione dei reietti e non la speranza degli agiati.
Continuare a tenere aperti conflitti e differenze, a manifestarli, a farli convivere.
Celebrare libertà e liberazioni, se tutto questo smette di essere possibile, è solo -proprio oggi , 25 aprile- l'ennesima mistificazione.
Insisto.
Non esiste diritto alla resistenza armata, non può esistere una guerra giusta.
Dobbiamo liberarci di questi vasi, se vogliamo smettere di essere mostri e divenire umani.
Se qualcuno ci invade, lasciamogli occupare i nostri territori, ma non le nostre menti.
Non facciamoci militarizzare, non opponiamoci con i suoi stessi mezzi.
I costi di un'occupazione che si scontra contro una resistenza armata -lo vediamo- sono altissimi ed irrecuperabili: perdite umane e materiali, brutalizzazione crescente, allontanamento di ogni prospettiva negoziale, irrefrenabili escalation.
Se non è stata già predisposta una difesa popolare nonviolenta (come da decenni propongono i movimenti e gli studiosi antimilitaristi), non abbiamo alternative: accettare l'occupazione e organizzare la lotta soltanto in seguito (così come, peraltro, è accaduto nella stessa resistenza partigiana non solo in Italia, ma anche in Francia, Danimarca e Norvegia: tutte lotte, infatti, sopraggiunte solo ad occupazione avvenuta).
La maggioranza degli ucraini ha voluto resistere da subito con le (nostre) armi ?
Ma sbagliavano, e sbagliano.
Sta a noi correggerli e smettere di assecondarli.
Se facciamo il contrario, non ci interessa la loro 'libertà', ma la loro distruzione per il nostro dominio.
Insisto.
Pace è ormai soltanto una parola consumata, ambigua, pervertita.
Il pacifismo è morto e va superato.
Dobbiamo liberarcene.
L'alternativa alla guerra non sono il dialogo e la diplomazia, non è la politica.
L'alternativa alla guerra può essere soltanto la nonviolenza integrale, cioè il disarmo (degli stati, dei popoli, delle relazioni, delle coscienze).
Se la Chiesa vuole la pace, la smetta di ordinare i cappellani militari e di benedire le armi e gli eserciti.
Se i sindacati vogliono la pace, la smettano di far produrre armi ai loro iscritti.
Se i politici vogliono la pace, non votino e non finanzino il riarmo.
Sino a quando non faranno questo, dovrebbero essere esclusi dalle marce per la pace.
Ed invece (ieri, 24 aprile, a due mesi dall'inizio della guerra), non solo vi partecipano, ma le organizzano.
Così come oggi organizzano i cortei per la liberazione, per proseguire a mantenerci schiavi.
Il riferimento testuale a " L' uomo che ride" di Victor Hugo emblematizza metaforicamente la natura di una pace e di una libertà snaturate che - concordo perfettamente con te - dovrebbero essere urgentemente disarmate. Complimenti per la tua visione lucida e autenticamente non violenta.
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