lunedì 25 aprile 2022

disarmare pace e libertà

 

Ecco: si prende un bimbo di due o tre anni, lo si mette dentro un vaso di porcellana dalla foggia più o meno bizzarra, senza però il coperchio e senza il fondo per lasciare liberi il capo e i piedi; di giorno, il vaso viene tenuto dritto e di notte, invece, si sdraia perché il bimbo possa dormire.

Egli così, ingrossa, senza allungarsi, e la sua carne pigiata e le sue ossa prendono la forma del vaso stesso.

Questo sviluppo umano dentro un contenitore dura per più anni finchè non c'è più rimedio; allora, conseguito lo scopo, quando il mostro è bell'e fatto, si rompe l'involucro, si libera la povera creatura e si ha un uomo-vaso.

La cosa è davvero assai comoda: volendo, si può commissionare anticipatamente un nano della forma che più ci piace.

(Victor Hugo, L'uomo che ride, 1869)


Insisto.

La liberazione è stata messa in un vaso e trasformata in un nano chiamato libertà.

Questo essere deforme si è rivestito di parole come resistenza, pace, democrazia.

La resistenza è ora un diritto, ma solo per chi non lotta contro di noi.

Si ha diritto a resistere solo contro i nostri nemici.

Se si resiste qui, contro la guerra e l'inimicizia, si diviene disertori.

La resistenza deve essere armata e va armata, senza se e senza ma.

Qualunque altra scelta collabora col nemico: chi non è con me è contro di me.

Fascismo diffuso, violenza culturale senza requie: altro che democrazia, seppur liberale!

Liberarsi di questa 'libertà': questa può essere la sola, vera liberazione oggi.

Continuare a scegliere l'umanità e non le nazioni, il pianeta e non le lobbies, le persone comuni e non le aristocrazie, i bisogni primari e non i diritti borghesi, la disperazione dei reietti e non la speranza degli agiati.

Continuare a tenere aperti conflitti e differenze, a manifestarli, a farli convivere.

Celebrare libertà e liberazioni, se tutto questo smette di essere possibile, è solo -proprio oggi , 25 aprile- l'ennesima mistificazione.


Insisto.

Non esiste diritto alla resistenza armata, non può esistere una guerra giusta.

Dobbiamo liberarci di questi vasi, se vogliamo smettere di essere mostri e divenire umani.

Se qualcuno ci invade, lasciamogli occupare i nostri territori, ma non le nostre menti.

Non facciamoci militarizzare, non opponiamoci con i suoi stessi mezzi.

I costi di un'occupazione che si scontra contro una resistenza armata -lo vediamo- sono altissimi ed irrecuperabili: perdite umane e materiali, brutalizzazione crescente, allontanamento di ogni prospettiva negoziale, irrefrenabili escalation.

Se non è stata già predisposta una difesa popolare nonviolenta (come da decenni propongono i movimenti e gli studiosi antimilitaristi), non abbiamo alternative: accettare l'occupazione e organizzare la lotta soltanto in seguito (così come, peraltro, è accaduto nella stessa resistenza partigiana non solo in Italia, ma anche in Francia, Danimarca e Norvegia: tutte lotte, infatti, sopraggiunte solo ad occupazione avvenuta).

La maggioranza degli ucraini ha voluto resistere da subito con le (nostre) armi ?

Ma sbagliavano, e sbagliano.

Sta a noi correggerli e smettere di assecondarli.

Se facciamo il contrario, non ci interessa la loro 'libertà', ma la loro distruzione per il nostro dominio.


Insisto.

Pace è ormai soltanto una parola consumata, ambigua, pervertita.

Il pacifismo è morto e va superato.

Dobbiamo liberarcene.

L'alternativa alla guerra non sono il dialogo e la diplomazia, non è la politica.

L'alternativa alla guerra può essere soltanto la nonviolenza integrale, cioè il disarmo (degli stati, dei popoli, delle relazioni, delle coscienze).

Se la Chiesa vuole la pace, la smetta di ordinare i cappellani militari e di benedire le armi e gli eserciti.

Se i sindacati vogliono la pace, la smettano di far produrre armi ai loro iscritti.

Se i politici vogliono la pace, non votino e non finanzino il riarmo.

Sino a quando non faranno questo, dovrebbero essere esclusi dalle marce per la pace.

Ed invece (ieri, 24 aprile, a due mesi dall'inizio della guerra), non solo vi partecipano, ma le organizzano.

Così come oggi organizzano i cortei per la liberazione, per proseguire a mantenerci schiavi.











1 commento:

  1. Il riferimento testuale a " L' uomo che ride" di Victor Hugo emblematizza metaforicamente la natura di una pace e di una libertà snaturate che - concordo perfettamente con te - dovrebbero essere urgentemente disarmate. Complimenti per la tua visione lucida e autenticamente non violenta.

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