Come reagiremo alle prossime restrizioni e ai nuovi divieti incombenti ?
Come potremo (e soprattutto potranno le giovani generazioni), allevate nelle consuetudini fashioniste del consumo, dello spreco, della facile ed immediata acquisizione di ogni cosa ?
Come vivremo l'uscita per obbligo dalle nostre zone di comfort, permeate di agiatezze e vizi, rassicurazioni ed esenzioni ?
Che cosa ce ne faremo ora che la pace sta per virare in guerra, il benessere in disperazione, il successo di pochi in fallimento di tutti ?
Cosa riusciremo ancora a dire con le nostre lingue perversamente nutrite soltanto di eufemismi perbenisti e politicamente corretti ?
Non è difficile prevederlo, anche perché inizia ad avvenire già.
Urleremo e ammutoliremo.
Le maggioranze silenziose si riverseranno nei fiumi della paura e del terrore, nei laghi della depressione e dell'isolamento, nei mari della sottomissione e dell'obbedienza.
Cinismo e sentimentalismo estremi andranno insieme tra loro e, ancor più di oggi, ad un opportunismo morale che tutto saprà giustificare ed utilizzare ai propri fini.
Crescerà l'identificazione verso i capi e la loro autorità carismatica del momento.
Crescerà la violenza per bande, ma anche quella di singoli rabbiosi e risentiti, apparentemente insensata, immotivata da null'altro che dal solo bisogno di farla o di subirla.
La distruttività reattiva rappresenterà l'altra faccia di una passività senza limiti, a sua volta premiata da chi vorrà soltanto dominarci in silenzio e a distanza.
I segnali ci sono già tutti, e sono purtroppo chiari e incontrovertibili.
Le giovani generazioni sono solo una massa allo sbando, che cerca di sballarsi e non pensare.
Inutile consolarsi con le eccezioni, che sono sempre esistite e non sono mai riuscite ad impedire il disastro.
Gli adulti continuano a nascondere loro la realtà e soprattutto quel che sta per avvenire.
Proseguono a far finta di nulla, a riempirsi di parole e psicofarmaci, a dormire in piedi, a lamentarsi in bagno, a seguire le procedure, a fare il loro lavoro.
Siamo tutti in attesa che qualcun altro faccia qualcosa.
E questi altri lo fanno, ma -dobbiamo saperlo e dirlo-: proprio perché lo fanno, provando a rallentare il disastro e a tappare le falle, proprio così genereranno catastrofi con ancor più pervicacia, intensità, frequenza e convinzione.
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