Il nostro presidente si prepara alla macabra parata di oggi, 2 giugno -festa della repubblica in armi- con un discorsetto in cui ripudia la guerra (degli altri) e prosegue la guerra (propria).
Il presidente degli Stati Uniti -non soddisfatto della strage di bambini compiuta da un suo giovane cittadino che si aggirava per le strade e le scuole armato sino ai denti- ha deciso di rifornire ulteriormente l'Ucraina di strumenti di morte e distruzione ancora più potenti e sofisticati di quelli consegnati sinora.
Il presidente Zelensky prosegue a far distruggere il suo territorio e a far uccidere e fuggire i suoi amati cittadini.
I nostri capi politici lavorano per l'estinzione del genere umano e per la catastrofe ecologica planetaria, assecondati dalla collusione silente e/o dal consenso manifesto della maggior parte di noi.
Nei giorni scorsi sono stato ospite a Venezia di un nuovo movimento, Extinction Rebellion (in codice: XR).
Ha cominciato a muovere i suoi primi, clamorosi passi in Gran Bretagna, con azioni dirette nonviolente che hanno paralizzato la città di Londra.
Ora cerca di agire e crescere anche in Italia.
Era da tempo che non mi trovavo in una situazione simile: duecento giovani che si sono preparati ad una tre giorni di mobilitazione-sensibilizzazione sul cambiamento climatico in corso, di ribellione contro l'estinzione.
Siamo passati da un'Assemblea degli esseri viventi davanti al Municipio ad azioni contro le pubblicità consumiste, da sciami temporanei che infastidivano il traffico ai semafori a blocchi continuativi di strade ad alta densità di traffico,per concludersi per i fragili rii e gli antichi ponti di Venezia con un corteo coloratissimo e potentemente animato da urla disperate, canti gioiosi e inquietanti tamburi.
Persone giovani (fosse anche solo nell'animo) che vogliono vivere e lottare, che non si rassegnano al silenzio e alla menzogna, che esprimono consapevolezza della catastrofe e non vogliono sottostare passivamente alla violenza di chi ci domina e -senza ammetterlo- ci toglie la vita e collabora attivamente alla morte della vita sul pianeta Terra.
Li ho sentiti molto vicini nella loro 'ribellezza': per la loro sensibilità ecologica, per la capacità di integrare teoria e pratica della nonviolenza, per i loro modi -puntuali, semplici, seri e giocosi- di organizzarsi e di agire insieme.
Come se rappresentassero un'altra specie rispetto ai nostri politici ed ai nostri presidenti.
E non solo per gli obiettivi dichiarati, ma soprattutto per le loro forme ed i loro movimenti.
Un germe di nuova umanità che ci ricorda la necessità di restare umani e anche di non essere più soltanto umani, ma parte di una rete di relazioni viventi ed interdipendenti, di un pluriverso essenzialmente unito da un unico soffio di vita.
Da buon catastrofista quale sono non posso nutrire molte speranze sulla permeabilità dei nostri sistemi di vita e sulla modificabilità a breve termine delle nostre premesse e cornici.
Ma questi esseri giovani in movimento ci ricordano che esistono ancora delle possibilità alternative di essere e sentirsi vivi nell'impero della guerra e della morte che ci attornia.
E' per questo che
-pur obbligati ad attraversare la catastrofe- seminano e resistono
oggi, manifestando la forza ed il senso di un agire
nonviol'anarchico, attraverso la vulnerabilità e la paura dei loro
corpi, verso un altrove ignoto ed illudetico che comunque intravvediamo nei cieli foschi dell'oggi.
Come non innamorarsene?
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