sabato 4 giugno 2022

'22 e '23

 

2 GIUGNO 2022

La Festa alla Repubblica la si fa da qualche decennio con una mega-parata militare.

Presidente (uno), Premier (uno) e Ministri (decine), politici (centinaia, di qualunque schieramento), famiglie di militari stipendiati (centinaia di migliaia) e cittadini comuni (milioni) plaudono dai palchi, dalle strade, dalle televisioni, in rete.

Piace a tutti loro, e se ne compiacciono, di essere in pace mostrando la guerra, di esibire la propria potenza per rassicurare e difendere la propria unilaterale sicurezza, di autoesaltarsi come paladini delle missioni di pace nel mondo.

Le frecce tricolori si lanciano nel cielo azzurro e la loro bellezza ci emoziona.

Le fasce tricolori dei sindaci si ergono a testimonial di piccoli paesi e grandi città, tutti uniti per la patria in armi.

Sfilano -nuovi arruolati alla guerra (contro il virus?) - medici ed infermieri, ma anche atleti abili e disabili, protettori civili ed incursori mascherati e restiamo commossi per le loro opere di salvezza e per i loro sacrifici al servizio di tutti noi.

Aggressione e cura si mescolano nella guerra che ci difende, nell'esercito che ci cura, nella violenza che si trasforma in giustizia mediante la legge dello Stato.

Anche mentre facciamo la guerra e proseguiamo a riarmarci e ad armare altri con le nostre armi, anche ora -soprattutto ora- devono mostrare il loro amore per la pace.

Proprio quando prendono decisioni di guerra contro l'opinione maggioritaria del popolo, devono manifestare la loro devozione alla demo-crazia e alla res-publica.

É il momento giusto per crogiolarsi nelle celebrazioni di se stessi, quella quiete apparente che amano chiamare pace.


2 GIUGNO 2023

Il momento delle feste e delle celebrazioni è trascorso.

Siamo in guerra. I nostri soldati (migliaia) combattono in terra straniera, qui suonano gli allarmi e le nostre case vengono quotidianamente bombardate dal cielo.

Moriamo (a decine di migliaia) sotto le bombe o negli scontri armati per le vie devastate.

Il generale Figliuolo e i suoi figliuoli generali ora decidono di che morte dobbiamo morire, dopo aver deciso di quale vita dovevamo vivere.

I politici si sono arresi definitivamente e seguono soltanto le istruzioni dei nuovi esperti di turno.

L'unico loro slogan è sempre lo stesso: siamo in guerra per difendere la pace e la democrazia. E quindi: fidatevi di noi, affidatevi senza protestare, obbedite senza recalcitrare. Siate dei veri patrioti!

Tutto è stato preparato da lungo tempo, ma sembra come avvenuto in un attimo.

Qualcuno aveva provato a manifestare allarme per quel che era accaduto un anno prima, a quella sfilata che si snodava per via dei Fori Imperiali e -mentre parlava di pace- già mostrava e già faceva la guerra.

Ma erano i soliti pacifisti, i soliti scassacazzi, i soliti disertori, i soliti disfattisti, i soliti traditori,i soliti catastrofisti profeti di sventura. Niente e nessuno che valga la pena anche solo di ascoltare.

Ora è troppo tardi: siamo in trappola, come topi: ci aggiriamo nei bunker delle città, mendichiamo cibo dalle campagne, sfolliamo verso di esse, anche se sono state devastate o inquinate dal disastro che le circonda.

Ora non c'è più tempo per pensare o per cercare alternative.

Se qualcuno forse sopravviverà, forse lo farà.

Ora si cerca soltanto di farla franca.

Solo di sfangarla, ancora una volta.






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