Alcuni anni fa ci siamo trovati a vivere l'attacco islamista ad un giornale satirico francese.
Ho vissuto con dolore la morte dei mordaci redattori e giocosi vignettisti di Charlie Hebdo.
La libertà di opinione ed espressione occidentale si scontrava allora con i limiti del rispetto religioso nei confronti del profeta,
Dove sta questo limite? In una visione democratica radicalmente liberale (e libertaria) non c'è.
Qualunque idea è lecita, può e deve essere espressa, se non si tramuta in azione violenta o distruttiva. Un'espressione di libertà non può e non deve essere repressa, né tanto meno ammutolita con l'omicidio di chi la espone. Questo -per me- deve valere anche per le idee fasciste e naziste, xenofobe e razziste, militariste e genocidiarie.Devono essere contrastate culturalmente e politicamente, ma non penalmente o a mano armata. Esse esprimono conflitto e vanno permesse, senza essere accolte o giustificate.
Qualche giorno fa è stato ucciso da un ragazzo ventiduenne, coetaneo dei suoi milioni di fan, Charlie Kirk. Un giovane influencer politico, capace di esprimere radicalmente i conflitti che oggi attraversano l'Occidente e l'America, portato alla discussione polemica e alla provocazione sociale e culturale, ed esponente di visioni apertamente sessiste, razziste e francamente filo-naziste.
Il conflitto, espulso e criminalizzato per decenni dalla cultura liberal-woke politicamente corretta, riemerge sempre più -ed in forme estremizzate, aggressive, bellicose (almeno a parole, a voce o sulle tastiere di mezzo mondo)- e viene a turbare definitivamente i sogni dei pacifisti da strapazzo che ancora gemono i loro mantra nei media mainstream.
Dietro il paravento, qualcosa di profondo, significativo e terribile ricomincia a muoversi da qualche tempo. Si chiama inimicizia, guerra, mostrificazione dell'altro.
Nella totale incapacità di rielaborare i suoi fantasmi, e minacciato da ben consistenti spettri che lo assediano e gli chiedono conto di tutti i misfatti commessi in nome della democrazia da esportazione, l'Occidente va all'attacco del mondo intero con bombardieri e dazi e va verso una miriade incontrollabile di divaricazioni insanabili e guerre civili all'interno dei suoi stessi confini.
L'uccisione di Charlie Kirk rivela -finalmente e senza remore- la matrice suprematista bianca della violenza politica. Rispetto a quel che avvenne in Francia fa andare in secondo piano il rischio integralista-islamico (che comunque si rafforzerà visto quel che stiamo appoggiando e permettendo in Medio Oriente) e riporta a noi, dentro la nostra presunta e presuntuosa civilizzazione, il conflitto politico centrale del nostro tempo: quello della scelta , senza se e senza ma, tra violenza e nonviolenza.
Se si proseguirà a scegliere la prima, questa è e sarà la nostra sorte, quella che già viviamo oggi: la guerra come continuazione della politica con altri mezzi.
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