mercoledì 6 luglio 2022

dalla costellazione del Cane minore

 

La scienza fissa le norme; ma non è facile intenderle neanche da lontano e nelle più grossolane linee principali. E quando uno le ha comprese vengono le vere difficoltà, di applicarle cioè alla situazione locale...

E tutta questa infinita fatica che scopo ha? Certamente lo scopo di immergersi sempre più nel silenzio e di non esserne cavato mai e da nessuno.

Si vanta spesso il progresso universale dei cani attraverso i tempi, e con ciò si allude probabilmente al progresso della scienza. Certo, la scienza progredisce, non la si può fermare, procede anzi con ritmo accelerato, sempre più veloce, ma che cosa vi è da elogiare?

Sarebbe come esaltare qualcuno perché con gli anni diventa più vecchio e... perciò si avvicina sempre più velocemente alla morte...Non vedo che decadenza, senza voler dire con ciò che le generazioni precedenti erano di natura migliore; erano soltanto più giovani, ecco il loro grande vantaggio; la loro memoria non era sovraccaricata come la odierna, era ancora facile indurli a parlare e se anche nessuno vi riuscì, la possibilità era maggiore; tant'è vero che questa maggiore possibilità è quella che tanto ci agita quando ascoltiamo quelle storie vecchie, ma anche ingenue. Talvolta udiamo una parola allusiva e vorremmo quasi balzare in piedi, se non ci sentissimo addosso il peso dei secoli...

Ma anche allora, si sa, i miracoli non giravano liberamente per le strade di modo che chiunque potesse coglierli, mai i cani non erano ancora -non trovo altra espressione- canini come oggi, la compagine della caninità era ancora lenta, la parola vera avrebbe ancora potuto intervenire, determinare la costruzione, mutarla secondo ogni desiderio, volgerla al contrario,, e quella parola c'era, era per lo meno vicina, stava sulla punta della lingua, tutti potevano apprenderla: dove è andata a finire? Oggi si potrebbe scendere fin nelle budella e non la si troverebbe.

Può darsi che la nostra generazione sia perduta, ma è più innocente di quella di allora. Posso anche capire il tentennamento della mia generazione, non è più neanche un indugio, è l'oblio di un sogno...

Ma credo di comprendere anche l'indugio dei nostri progenitori,...e quasi vorrei dire: beati noi che non abbiamo dovuto addossarci la colpa, e possiamo invece andare incontro alla morte, in un mondo già ottenebrato da altri, entro un silenzio quasi innocente.

Quando si sviarono, i nostri avi non pensavano neanche che fosse uno smarrimento senza fine, vedevano ancora -diremo così- il crocicchio, era facile tornare indietro in qualunque momento e se esitarono a tornare indietro lo fecero soltanto perché vollero godere ancora per poco la vita canina che non era ancora una vita particolare, e già sembrava a loro bella e inebriante...

E così continuarono a sviarsi. Non sapevano -e noi lo possiamo immaginare se consideriamo l'andamento della storia- che l'anima si muta prima della vita, e quando la vita canina cominciò a far loro piacere dovevano già avere un'anima canina veramente antica e non erano più tanto vicini al punto di partenza come sembrava loro o come il loro occhio tripudiante di tutte le gioie canine voleva far credere.

Oggi chi può parlare ancora di giovinezza? Essi erano i veri cani giovani, ma la loro unica ambizione mirava purtroppo a diventare cani vecchi, la qual cosa non poteva fallire, come dimostrano tutte le generazioni seguenti e meglio di tutte l'ultima, la nostra.


(da F. Kafka, Indagini di un cane, 1922)

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