lunedì 11 luglio 2022

autunno caldo (e freddo)

 

Nelle città ora bruciamo d'estate, tra incendi e caldo infernale, ma non disperiamo: senza gas, ci intirizzeremo d'inverno.

Ci dicono -come sempre e come sarà sino alla fine- che è tutto sotto controllo, che ci sono le scorte, ma se Putin deciderà di contro-sanzionarci, capiremo la differenza profonda tra gli effetti delle sue sanzioni e quelli delle nostre.


Nelle campagne sono già senz'acqua i campi, i fiumi ed i ghiacciai scompaiono, i prodotti agricoli scarseggiano e i loro prezzi sono da gioielleria. Chi ha soldi ce la farà,come sempre; chi non ce li ha

dovrà decidere se rubare le pere nei supermercati o i gioielli dalle case dei ricchi. O dovrà spacciare pere per comprarsi le pere al market. In ogni caso, risulta evidente che il vero problema è il reddito di cittadinanza.


Le varianti del Covid si sbizzariscono e ci riportano gradualmente, ma inesorabilmente, verso raccomandazioni che si trasformeranno a breve in nuovi obblighi: anziché finanziare e rendere più valida la sanità preventiva e territoriale, continueremo a foraggiare le aziende farmaceutiche ed a rincorrere giovani e vecchietti con la siringa. Metodo infallibile per generare fiducia nello Stato e nei vaccini.


Zelensky chiede un milione di soldati per la controffensiva e nessuno gli impone il ricovero immediato, né tra i suoi cittadini (ma ci sono ancora?), né tra i nostri qui (quelli che ancora si dichiarano 'liberi e democratici'). Anzi, Usa, Nato e UE proseguono ad appoggiarlo e fare i suggeritori per il suo sempre più ridicolo teatrino. La Russia, frattanto, trema.


I 5S e la Lega dichiarano che sosterranno il governo solo se e fino a che 'farà il bene degli italiani'.

La tipica frase democristiana per far capire che stanno per andarsene. Nessuno vorrà gestire questo terribile autunno da lassù. Appena scatteranno i vitalizi, dopo settembre, Draghi si troverà finalmente da solo. E si preparerà -in tutta serenità-a presiedere il prossimo governo tecnico, cioè il pateracchio (uguale a questo, ma spostato ancora più a destra) che scaturirà dalle prossime elezioni (sempre che si possano definire tali, visto che ormai va a votare meno della metà degli aventi diritto).


I ciuffi al vento non sventolano più: prima ci ha lasciato quello di Trump, quello che anche ieri ha dichiarato che il cambiamento climatico permetterà a molte più persone di avere la casa al mare.

Da oggi anche quello, ancor più giovanilistico e ribelle, di Boris si è dovuto dimettere.Ma possiamo star tranquilli: torneranno a breve, invocati dal popolo. Solo il tempo di tagliarsi il ciuffo e farsi crescere i baffetti, sotto quel loro naso che fiuta il vento.




2 commenti:

  1. Parole riccamente grondanti di un' ironia che sagacemente legge con ludico disincanto le inesorabili prospettive future : grazie.

    RispondiElimina
  2. Non so bene. Certo vedo i torrenti della mia Umbria morire in primavera e intasarsi di acqua marrone in inverno, come reni malati. Eppure ancora, con altri, li amo e difendo. Pubblicamente (che bella parola!) con altri, alziamo gli scudi delle parole.

    RispondiElimina