martedì 15 marzo 2022

meglio morti che russi ?

Nei primi anni '80 -quando ci trovavamo a Comiso a lottare contro l'installazione dei Cruise- circolava un libriccino della CND (Campaign for Nuclear Disarmament) che si intitolava 'Protest to survive'.

I suoi promotori, tra cui personaggi famosi come E.P.Thompson e B. Russell, proponevano uno slogan che icasticamente sentenziava: 'Meglio rossi che morti !'.

I loro avversari, favorevoli al rischio nucleare pur di salvarsi dal rischio comunista, si opponevano esclamando, altrettanto iperbolici: 'Meglio morti che rossi!'.

Quel che mi colpisce ora, in questa guerra -a differenza di altre, passate ed in corso- tanto propagandata e sbandierata, è il riproporsi di un conflitto morale e politico di questa natura.

Zelensky e i tanti autoproclamati pacifisti che oggi esaltano la libertà e i diritti dei popoli anche a costo di fare la guerra, di armare e riarmarsi, ricordano quei guerrafondai di allora.

Gente che usa il liberalismo e l'idealismo a corrente alternata e solo quando gli fa comodo.

Abbiamo rivissuto nei due anni appena trascorsi lo stesso tipo di dilemma, ma i sedicenti pacifisti armati di oggi l'avevano risolto esattamente all'opposto: il virus pandemico faceva loro scegliere ed imporre a tutti noi il valore supremo della vita, della salute e della sopravvivenza a discapito della libertà e dei diritti personali e sociali.

Allora bisognava essere 'realisti', ora gli stessi ci richiamano all'idealismo per valori che dovrebbero indurci a giustificare e reclamare la guerra.

Allora, la responsabilità morale risiedeva nel proteggere e vaccinarsi per salvare vite umane; ora, invece, risiede nell'assumere il ruolo di combattenti che fanno (fare) la guerra in nome della pace.

Allora la libertà si poteva sacrificare per sopravvivere, ora si sacrificano vite e salute per gli ideali di patria, democrazia, giustizia.

Le cose non sembrano tornare per via logica; ma ritrovano un senso nel cogliere la matrice comune che sta al fondo di entrambe le scelte: lo Stato e le sue istanze di controllo, ordine, dominio su tutti noi.

Lo stesso Stato che ci ha imposto vaccini e pass su pass, obbligandoci ancora oggi a rinunciare a quei pochi brandelli di libertà che ci restavano, ora è lo stesso a volerci far credere che solo la guerra potrà salvare la libertà nostra e degli ucraini.

E, così come per il Covid, quasi tutti dietro a seguirlo.

E, così come per il Covid, quasi tutti a condannare chi non si allinea sul fronte contro il comune nemico e continua a chiedere equidistanza, ascolto, alternative, mediazioni.



Entro poco finirà la fase maniacale. Degli ucraini e dei loro 'Vinceremo!'.

Degli occidentali e delle loro trombe pacifistiche che chiedono la guerra e accolgono milioni di profughi senza sapere che cosa sarà di loro (ma si può già immaginare, purtroppo).

Finirà. Ed inizierà, dolorosamente, quella depressiva: gli ucraini (combattenti o meno) capiranno sulla loro pelle che cosa significhi subire un massacro.

L'attore Zelensky e il pugile Klitsckho (sindaco di Kiev) la smetteranno di agitare la lingua e i pugni.

Hanno portato la loro nazione alla distruzione e alla morte, anziché difenderla dalla guerra.

Che cosa significa difendere un popolo se non evitargli la distruzione delle case, gli esodi di massa, le stragi di fragili esistenze abbandonate?

Ed invece, difendere significa ancora solo contrattaccare, respingere, violentare ed uccidere a propria volta.

E questi sarebbero quindi, alla fine, 'i nostri valori' ?

Perchè gli ucraini hanno preso questa strada senza prospettive e senza speranza?

Perchè spinti da altri, perché invasati di potere, perché votati ad un nazionalismo machista, mitomanico e megalomane.

Ma anche noi europei, quando assisteremo alla loro disfatta militare capiremo di aver solo coperto il nostro vuoto politico, le nostre collusioni e la nostra viltà.

Solo questo sta dietro il nostro tifo per la causa ucraina, di cui -sinceramente- non ci importerebbe un bel nulla (come è stato finora, d'altronde), se non fossimo alla canna del gas (russo) e presi per le palle, come al solito, dalla Nato.

La depressione salirà ancora nelle nostre società, cresceranno ulteriormente angoscia e panico.

La guerra economica che abbiamo intrapreso, infatti, non tarderà a trasformarsi presto in un'economia di guerra: austerità, inflazione ed immiserimento per la maggioranza, risorse destinate ad una spaventosa corsa agli armamenti (spacciata per Nuova Difesa Europea), oligarchie sempre più dispotiche e prepotenti, contrasto e confrontation continua tra superpotenze imperiali.

Perchè ormai lo sappiamo: al di là dei proclami e delle rassicurazioni, siamo nella merda.



























Nessun commento:

Posta un commento