Le fasi catastrofiche hanno il merito di evidenziare con ulteriore chiarezza quel che ci appare più offuscato nei contesti di relativa normalità.
Ad esempio, almeno a me, risulta sempre più lampante che la distinzione tra gli esseri umani non passa attraverso le categorie che caratterizzano comportamenti e schieramenti di posizionamento politico-sociale: destra/sinistra, conservatore/progressista.
Categorie che divengono sempre più indistinguibili, controverse ed opache.
Ma, più acutamente, radicalmente e tragicamente, la distinzione passa tra premesse profonde che caratterizzano atteggiamenti mentali generali di regolazione: quella tra personalità autoritarie e libertarie, in particolare.
Quel che siamo costretti a riscontrare, quasi sempre e tanto più nella catastrofe, è che gli orientati all'autoritarismo (almeno nella vita adulta) sono molti di più di quelli orientati al libertarismo.
E, particolarmente nelle fasi catastrofiche, si evidenzia la distinzione -quale vera e propria divisione-separazione epistemologica e morale- tra queste due categorie di visione, tra loro incompatibili.
Anche perché i sedicenti liberali, che rappresentano da alcuni secoli la maggioranza assoluta nelle democrazie occidentali, sono sempre altalenanti tra un polo e l'altro: in situazioni normali si pongono al centro, ma in situazioni di stress tendono ad orientarsi verso il polo autoritario, abbandonando alcune delle loro tendenze più vicine a quello libertario (libertà di pensiero, d'opinione, di coscienza e d'espressione...)
C'è anche da tener conto del fatto che la catastrofe è stata accelerata, senza alcun dubbio, proprio dallo spostamento verso il liberismo del vecchio centro liberale, che ha da vari decenni scelto di estremizzare in senso autoritario (e solo apparentemente liberale) i processi economici ed informatici.
La pandemia, e la sua gestione catastrofica, hanno ulteriormente evidenziato le catastrofi prodotte dal liberismo autoritario, che vuole presentarsi però simultaneamente come realizzazione dell'anarco-capitalismo liberista.
Questa alleanza tra autoritari e liberali-liberisti sotto stress ha sempre condotto ad un aumento dell'autoritarismo politico e alla sospensione/fine delle democrazie liberali (nazifascismo, ed oggi neo-fashismo). Così sta ri-accadendo anche oggi.
E, in situazioni siffatte, i libertari -già normalmente in minoranza ed ora senza più neppure la sponda -peraltro da sempre opportunistica e vacillante- dei liberali, non possono che ridurre la loro opposizione a mera resistenza marginale e ribellistica, individuale o di nicchia, continuamente a rischio di isolamento, quando non di vera e propria criminalizzazione: la fase dell'emarginazione e del loro silenziamento politico-sociale è già in corso, con ogni evidenza.
L'attuale contrapposizione tra scientisti ed anti-scientisti ha fatto il resto, generando confusione ed oscurando il conflitto di fondo: con entrambi animati da richiami autoritari e fideistici -seppur su fronti apparentemente opposti- essa rappresenta infodemicamente il frutto malato di una gestione catastrofica della catastrofe che prosegue e si irrigidirà sempre più, inevitabilmente.
La dittacura, infatti, già da oggi non si può limitare a diktat nell'ambito sanitario, seppure già essi stessi espressi in forme e modalità apertamente autoritarie.
No, l'autoritarismo non potrà fare a meno ampliarsi ed aggravarsi.
E utilizza ora i liberali -più o meno convintamente convertiti ad esso- per assumere in sé i pieni poteri, giustificati inizialmente dallo stato d'eccezione e ormai perpetrati in uno stato d'emergenza permanente.
A quel punto, tra non molto, potrà liberarsi delle zavorre liberali e dei suoi utili idioti (in primo luogo, piddini e draghisti), così come già accaduto un secolo fa a giolittiani e weimarini.
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