venerdì 28 febbraio 2025

potere della nonviolenza e virus del dominio

 Cari e care, ancora un riassunto di un lavoro fatto in questi giorni su Danilo Dolci, in Facoltà...

Ma è l'ultimo, ora smetto, non preoccupatevi....


DANILO DOLCI: POTERE DELLA NONVIOLENZA E VIRUS DEL DOMINIO

 

1.       IL POTERE NON E’ DOMINIO

 

Le espressioni potenziale, potenziare indicano nella direzione di avere la facoltà, aver vigore e efficacia, concreta possibilità di fare, forza, virtù, capacità di produrre o subire mutamenti. Impotente può significare non fertile. La confusione o, peggio, l’identificazione tra POTERE e DOMINIO non sorprende in certi bassifondi ma diviene perniciosa quando emana dai dotti delle Università: quando ad esempio si trova in una delle più prestigiose Enciclopedie contemporanee che “è Potere sociale la capacità di un padre di impartire comandi ai figli, o quella di un governo di impartire comandi ai cittadini…il potere di un superiore militare concerne una sfera di attività che comporta spesso la probabilità di uccidere o di essere uccisi”. In quanto questa dottrina penetra condizionando ambiti sociali e politici…nessuna meraviglia di fronte a quanto succede nei luoghi in cui ‘si formano i cittadini’, nelle scuole.

(D. Dolci, La creatura e il virus del dominio, 1987, p. 69)

 

Come è vero che ‘non si può non comunicare’, così è altrettanto vero che, comunicando, ‘non si può non esercitare potere’. In ogni comunicazione, infatti, è presente un livello di notizia (esplicito) ed un livello di comando (metacomunicativo, implicito): è il secondo ad esprimere le definizioni, le posizioni e le proporzioni di potere presenti nella relazioni in atto.

Non è possibile quindi informare senza formare.

Se la comunicazione si riduce a trasmissione unidirezionale (televisione) o a interazione virtuale formattata dall’alto (tecnologie digitali) la formazione delle menti che vi sono trovano coinvolte sarà quindi imposta secondo modalità violente, in cui il potere si trasforma in vero e proprio dominio, in quanto una parte si è assicurata unilateralmente il potere di condizionare e comandare i processi comunicativi, senza dover a sua volta riconoscere una reciprocità comunicativa nei suoi confronti da parte di chi ne usufruisce.

La massa. Come si può pretendere che gente ridotta per secoli o millenni poltiglia dolente, possa un mattino svegliarsi libera, capace di esprimersi creativamente, capace di organizzarsi coordinandosi?...Ancora oggi autorevolissimi psicopedagoghi politici predicano necessario ‘portare il popolo a nuova forma di vita’, ‘che la massa segua’, ecc. ecc. Psicologia, pedagogia e politica da cargo…Tant’è: un organismo avverte e sceglie, una pasta no. (Dolci, idem, pp.95-6)

      La comunicazione di massa non esiste. (Dolci, Dal trasmettere al comunicare, 1988)

 

L’idea che il potere escluda la libertà è dura a morire. Eppure è falsa. Il potere di Ego raggiunge il massimo proprio nella situazione in cui Alter si sottopone volontariamente alla sua volontà. Ego non si impone su Alter. Il potere libero non è un ossimoro. Significa che Alter segue Ego in piena libertà. Chi vuole raggiungere un potere assoluto dovrà fare uso non della violenza, ma della libertà dell’Altro. Tale potere si raggiunge nel momento in cui la libertà e la sottomissione combaciano.  (Byung-Chul Han, Che cos’è il potere, pp.13-14, 2019)

Questa condizione di assoggettamento, di servitù volontaria, appare e viene offerta ed assunta oggi -paradossalmente- quale forma della libertà suprema, assoluta ed illimitata.

Liberazione e ri-evoluzione nonviolenta oggi significheranno quindi in primo luogo questo: liberarsi della libertà.

 

 

2.       IL DOMINIO E’ UN VIRUS

 

Quale enorme forza sarebbe generata se ognuno al mondo sapesse il più esattamente possibile cosa è un virus. Quale enorme forza sarebbe generata dalla chiara coscienza, in ognuno, dei danni del dominio. Più medito le analogie tra virus e dominio e più penso come è necessario siano riconosciute dalla coscienza del mondo -per maturare un modo di vedere, una cultura che aiuti a vivere…

Seppure stentando, la gente ora riesce a intendere come le virosi siano malattie -mentre innanzi uno stabilimento che stampa monotoni operai a eseguire identiche macchine (anche micidiali, come le armi e le bombe) sovente è stupita, affascinata, ipnotizzata: soprattutto se i padroni sanno gestire una squadra di calcio che vince, o barche a vela in cui può vagare la fantasia di chi se ne sta a subire -come foreste spogliate ad esaurirsi- le velenose arie dei padroni….

Il vecchio dominio non si presenta truce, ma sa riciclarsi benedicente benefattore…

Alla scoperta si intromettono anche specifiche difficoltà: all’occhio nudo i virus non sono visibili…Se ognuno potesse partecipare alla verifica, allo svelamento (pur la polvere sovente è folta di invisibili acari), il mondo potrebbe euristicamente trasformarsi. Non solo di molte informazioni ora a noi caotiche potremmo cogliere il disegno, ma le stesse scienze non potrebbero non tenerne conto: anche l’economia, oltre la filosofia morale e la prassi quotidiana. Per impedire le intrusioni vorali di ogni tipo occorre riconoscere i diversi virus dai loro specifici connotati, riconoscerne in tempo l’essenza intimamente distruttrice, acuire la sorveglianza nel proteggere la propria identità, sommuovere gli ancora sopiti sistemi immunitari per una pronta difesa.  (Dolci, idem, pp.85-90 passim)

 

Il dominio è come un virus invisibile, che passa impercettibilmente su di noi, dentro ed attraverso le comunicazioni e le azioni, percorrendo le strade della metacomunicazione che implicitamente dà ordine e dà gli ordini alle nostre vite.

La metafora virale di Dolci è stata resa ancora più inquietante ed esemplificativa per noi che abbiamo di recente vissuto proprio l’esperienza della pandemia, con tutte le sue conseguenze in termini esistenziali, comunicativi, sociali e politici.

La necessità costrittiva della cura ha permesso allo Stato di esercitare sui cittadini un dominio relazionale e contestuale che non aveva ancora avuto precedenti nella storia delle democrazie occidentali e che rappresenta indubbiamente un pericoloso ed inquietante avamposto dei sempre più probabili dominii di domani.

L’esperienza dello stato d’animo dominante per ciascuno di noi è e sarà la paura.

Certe persone hanno interesse nel mantenere il silenzio. Altre hanno interesse nel seminare odio basato sulla paura. La paura produce denaro, produce leggi, prende la terra, costruisce insediamenti, e la paura ama tenere tutti nel silenzio. E, ammettiamolo, in Israele in quanto a paura siamo molto bravi, la paura ci occupa. Ai nostri politici piace spaventarci. A noi piace spaventarci l’un l’altro. Usiamo la parola sicurezza per tappare la bocca al prossimo. Ma non si tratta di sicurezza, si tratta di occupare la vita di qualcun altro, la terra di qualcun altro, la mente di qualcun altro. Ha a che fare con il controllo. Che significa potere. (C. Mc Cann, Apeirogon, 2021)

 

3.       LA FORZA NON E’ VIOLENZA

Riuscire a rendere visibile il virus del dominio e a sganciarlo dal concetto di potere rappresentano le basi da cui poter iniziare un percorso verso un potere nonviolento.

Ma, per arrivarci, c’è ancora da compiere un passo nella trasformazioni delle premesse su cui prospera la dominazione a cui siamo sottoposti:

FORZA, come termine, può essere espressione di potere o di dominio. Il rapporto del gatto con il topo è una delle espressioni del dominio…Ma anche la primavera ha un suo potere sui boccioli dei prati, anche la levatrice, anche il seminatore, e anche il medico. (Dolci, idem, p.95)

Cosa intendiamo automaticamente per ‘uso della forza’ (noi esseri comuni, ma anche la stessa Carta dell’ONU) ?

Soltanto la violenza. La nonviolenza è sorta per dimostrare che esiste un altro tipo di forza, che non coincide con la violenza e che può realizzare un potere nonviolento, cioè un potere che non crea dominio, ma che lo smonta. Come?

-        Esplicitando e slatentizzando i conflitti coperti, rendendo visibili le violenze strutturali e culturali che il dominio occulta e di cui si nutre; le denuncia, le boicotta e le costringe ad emergere in forme palesemente aggressive (anche mediante la repressione violenta verso chi vi si oppone, anche nonviolentemente);

-        Facendo riprendere potere (empowerment) a chi non lo usava e l’aveva ceduto ai prepotenti di turno; uscire dalla passività coatta e collusiva per togliere potere a chi lo occupa abusivamente e se ne è assicurato apparentemente il monopolio;

-        Agendo, stimola cambiamenti e trasformazioni nelle situazioni date, nello status quo (ed in questo è simile all’azione rivoluzionaria violenta), ma anche e soprattutto nelle premesse dell’azione stessa (ed in questo se ne differenzia essenzialmente).

Chi insiste nell’affermare che “i conflitti di interesse tra gli uomini sono in linea di principio decisi mediante l’uso della violenza…come in tutto il regno animale”, esprime l’ottica del dominatore, di un complice dello status quo. Chi di fronte ai danni pur letali dei virus vuol resistere intelligentemente, non pensa trovarsi di fronte una fatalità ma cerca nelle cause come risolvere…Problema essenziale da risolvere non è certo trovare dall’esterno ‘una possibilità per dirigere l’evoluzione psichica degli uomini’, ma operare via via attraverso diagnosi e iniziative anche alternative che, da luogo a luogo, svegliando al proprio vero interesse, educhino dall’intimo la gente al proprio organizzarsi creativo. In modo che l’unione dei più deboli, l’unione di molti sia ben altro che ancora sempre violenza…Non basta il pacifismo idiosincratico alla guerra…Chi pensa indispensabile, inevitabile l’odio distruttivo è un malato, che tende a rappresentare il mondo generalizzando la propria condizione. (Dolci, idem, pp.97-8)

 

 

 

 

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