mercoledì 26 febbraio 2025

L' invasione dei senzacorpi

Qualche giorno fa ho presentato questo intervento ad un convegno...sono solo degli appunti sparsi, ma li condivido volentieri...

Giochi del corpo e senso della terra

Il fatto è che i bambini non nascono parlanti né camminanti: queste sono abilità corporee il cui sviluppo presuppone un ambiente che include educatori competenti, una serie di oggetti e piani di supporto, e un certo mezzo o terreno d’azione…Il loro sviluppo dipende da un processo d’apprendimento che si radica in contesti di interazione con altre persone e cose…Ciò conduce inesorabilmente  a una conclusione: che la nozione di capacità è vuota, a meno che non si riferisca a tutta una serie di condizioni che devono essere soddisfatte, non solo nella costituzione genetica dell’individuo ma nel suo ambiente circostante, affinchè lo sviluppo successivo delle caratteristiche o capacità in questione sia realmente possibile. 

(T. Ingold, Ecologia della cultura, 2016 )

L’altro giorno cercavo una strada in un quartiere a me poco noto: fermo una ragazza e le chiedo se sa dove stia la via tal dei tali: lei mi sorride e risponde ‘ora cerco sul cellulare’. Era la strada accanto a quella dove vive lei, si sente presa in castagna e si scusa: ‘faccio fatica a geolocalizzarmi nel mondo’

( W. Siti, C’era una volta il corpo, 2024)

Se è vero che, come dice la Montessori, lo sviluppo mentale del bambino avviene coll’uso del movimento, cosa sarà (cosa è già) della nostra mente, se stiamo diventando incapaci di situarci spazio-temporalmente e di muoverci adeguatamente sulla terra conosciuta, ma ignota?

 

L’anima, senza il corpo, gioca (Petronio, cit. da Borges)

Ma il corpo senza corpo perde l’anima e non gioca
Si perde la nostra capacità, possibilità, attitudine a giocare, a metterci in gioco:

Metterci il corpo significava che si può pensare solo agendo, e che si può agire solo pensando. Metterci il corpo voleva dire, inoltre, esporsi. Mettersi a repentaglio non soltanto nello sfidare o oltrepassare i limiti della legalità, ma anche quelli della propria vulnerabilità. In un mondo di spettatori, clienti e consumatori, la vita poteva ridiventare nostra solo mettendo in comune il corpo, facendo cose insieme, condividendo lo spazio e il tempo…

(M. Garcès, Occupare la speranza, 2024)

 

La Garcès usa l’imperfetto, un tempo del passato, non troppo lontano, parla del 2000, ma che sembra ora remoto.

Oggi, la perdita del corpo, l’evoluzione verso un corpo virtualizzato, digitalizzato conduce necessariamente anche ad una forte desensibilizzazione verso i corpi altri, verso la violenza, gli omicidi, i genocidi in corso.

Il potere è un fenomeno del continuum. Offre a chi lo detiene un ampio spazio del sé. Questo spiega come mai la perdita totale del potere sia vissuta come una perdita totale di spazio…Quindi la perdita totale di potere viene vissuta come una specie di morte…

(B.Chul-Han, Cos’è il potere?, 2019)  

 

Conduce ad una evidente disattivazione di noi stessi, che restiamo impotenti, senza azione, senza politica, in una dimensione di insensibilità crescente, di anestesia, di  assenza di una reazione psicofisica, se non la sola paura:

Certe persone hanno interesse nel mantenere il silenzio. Altre hanno interesse nel seminare odio basato sulla paura. La paura produce denaro, produce leggi, prende la terra, costruisce insediamenti, e la paura ama tenere tutti nel silenzio. E, ammettiamolo, in Israele in quanto a paura siamo molto bravi, la paura ci occupa. Ai nostri politici piace spaventarci. A noi piace spaventarci l’un l’altro. Usiamo la parola sicurezza per tappare la bocca al prossimo. Ma non si tratta di sicurezza, si tratta di occupare la vita di qualcun altro, la terra di qualcun altro, la mente di qualcun altro. Ha a che fare con il controllo. Che significa potere.

(C. Mc Cann, Apeirogon, 2021)

Questi nostri corpi spenti, soli , isolati (ma con tanti like) ci conducono ad una dimensione pubblica impaurente, a temere il giudizio, a ricercare la performance e a subire un’ansia di prestazione senza precedenti e senza rimedio (soprattutto per le giovani generazioni).

Il Fashionismo ratifica la perdita di potere del corpo (se non in termini seduttivi e di attrazione apparente) e spinge verso il potere sul corpo: un corpo sempre più truccato-tatuato-liftato-manipolato-mistificato-esibito-formattato: in posa.

‘Come se ciascuno di loro, nel suo linguaggio nonverbale, mi dicesse: io non sono uguale a nessuno ma desidero somigliare a tutti. Come se fossero un algoritmo vivente.  (ancora da Siti)

 

Ma, senza il corpo, restiamo anche senza mente: l’errore di Cartesio trionfa, ma il sum non è più neppure cogito.

L’ embodiment , che va perdendosi nell’umano, diviene caratteristica ed aspirazione dei robot e dell’AI, capaci di propriocezione e di autoapprendimento ricorsivo: qui viene trasferito anche il cogito del futuro

La filosofia annaspa nello sforzo di giustificare se stessa. I dipartimenti di umanistica si dedicano ai grafici quantitativi per raggranellare fondi, l’assurdità dell’esistere si è spicciolata in senso comune; sempre meno il corpo umano è misura delle cose, anzi i corpi tendono a schermarsi dietro gli oggetti e quasi a rattrappirsi in loro, come se l’anima si fosse ritirata nell’inanimato …L’Occidente ha abdicato all’esplorazione coraggiosa dell’esistenza: il corpo esce da sé non per entrare in altri mondi ma per sottrarsi a questo in cui si sente così spiazzato. Il corpo è l’unica cosa sicura che abbiamo ma non è più ratificato da costruzioni collettive, lo spazio non si organizza più intorno a lui.  (ancora da Siti)

Che fare?

Qui si vuole proporre un tentativo, un esperimento di compensazione rianimativa mediante il rapporto con l’animalità e con il vivente non umano.

Attraverso un Educarci all’Aperto  (in natura, all’apertura mentale, a quel che si apre, si lascia aprire ed è aperto)

La visione zooantropologica può aiutarci ad andare avanti, in un post-umano che vada oltre l’uomo, ma si apra all’ecologia della mente-corpo.

Vi lascio per un po': con questo poco di ordine che sono riuscita a fare intorno a me. Vorrei tacere per qualche tempo e andarmene a giocare con la terra e con il mio corpo. Arrivederci.

(G. Sapienza, Lettera aperta, 1967 )

 

 

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