Mi è stato chiesto di proporre alcune idee per disintossicarsi da internet e social all'Università...
Eccole:
1. Dall'addizione alla sottrazione:
La scuola e l'Università stanno potenziando ed accelerando
esponenzialmente i processi di digitalizzazione-virtualizzazione del circuito
insegnamento-apprendimento, rafforzando ulteriormente la delega e la dipendenza
dalle tecnologie informatiche e dalle reti di interconnessione globalizzate. La
disabilitazione delle competenze tradizionali personali e collettive (conversazione,
lettura, scrittura, riflessione approfondita, orientamento etico, ma anche più
semplicemente spazio-temporale...) risulta sempre più evidente. Considerato che
queste tendenze appaiono al momento irrefrenabili ed anzi destinate a crescere,
appare urgente iniziare a ri-considerare la situazione da una prospettiva
psico-pedagogica e approntare una serie di misure limitative-sottrattive-compensative
che aiutino docenti e studenti ad attraversare questa trasformazione repentina
senza concedersi ad essa solo e soprattutto in termini passivi e puramente
adattativi, come invece sta avvenendo.
A. contestuali (per tutti, studenti e docenti,
all'interno delle aree universitarie):
-divieto d'uso dello smartphone in aula
-creazione di aree smartphone-free, adatte alla conversazione
attenta e all'ascolto attivo, alla lettura ed alla riflessione, senza
interruzioni e disturbi
-formazione per attività didattiche ludicizzate (non
gamificate), co-costruttive (non trasmissive), formative (non informative),
tali da generare motivazioni intrinseche ed un clima di benessere nella classe
(P. Gray). Ad es.: limitazione di slides e LIM ad un uso illustrativo-ancillare
e non sostitutivo-strutturale nello svolgimento delle lezioni (vedi: metodo
Pechakucha).
B. relazionali:
-Attività per l'empowerment personale finalizzato ad una
crescente autonomia, selettività consapevole e spirito critico nell'uso e nella
gestione della tecnologia digitale e dei social;
-Laboratori auto-riflessivi e di condivisione per
confrontarsi e 'disintossicarsi' dalla dipendenza e dall'uso
compulsivo-ossessivo (addiction) degli strumenti digitali.
2. Dal reality alla realtà
I processi simulativi e virtualizzati, inizialmente paralleli
al mondo reale delle relazioni, si stanno progressivamente sostituendo ad esso.
Essi risultano più immersivi, più appaganti, più confermanti, più facili e più
'smart' di quel che il mondo reale offre e propone, facilitando quindi una sua
-sempre più automatica ed apparentemente gratuita- surrogazione.
I circuiti dopaminici auto-rigeneranti all'infinito,
programmati da studiosi e tecnologi di alto livello, stanno ottenendo gli
effetti auspicati: una continua e pressante attivazione (con conseguente
frammentazione dell'attenzione e privazione del sonno), che non può fermarsi,
se non a costo di deprimersi e sentirsi -appena disattivati- spersi, annoiati e
vuoti. Il malessere che si diffonde oggi soprattutto tra adolescenti e giovani
nativi digitali si fonda su due capisaldi negativi simultanei: l'iperprotezione-immunizzazione
dal mondo reale (adulti iper-controllanti e giovani iper-controllati) e
l'assenza di protezioni invece sul versante delle reti social-digitali (Haidt).
Azioni per favorire un ritorno alla distinzione tra realtà
reale e simulata:
-attività che invitino -in contesti non iperprotetti- ad
un'apertura verso l'umano, con una messa in gioco dei propri sistemi integrati
corpo-mente, che permettano di esplorare e condividerne i limiti, le fragilità
e le potenzialità d'avventura e le esperienze di flusso (Csìkszentmihàlyi), per
non restare intrappolati dietro 'schermi' e dentro 'comfort zone' rassicuranti,
ma non evolutivi;
-attività che invitino all'apertura verso il mondo vivente
non umano, naturale ed animale, selvatico e 'altro da noi', per entrare in
contatto con alternative di vita e con modalità di relazione e di conoscenza
meno autocentrate ed antropocentriche (seguendo le più recenti teorie
zooantropologiche e le pratiche dell'educazione in natura (outdoor education-
Guerra, Marchesini)
Il continuo e coattivo specchiarsi negli schermi digitali sta
comportando un trasferimento di attenzioni e significati verso un io
narcisista, esibito, perennemente 'in posa', sotto osservazione e sotto
giudizio valutativo-comparativo.
Il che va a generare effetti devastanti e disabilitanti nella
dimensione relazionale fondamentale, quella del rispecchiamento
(auto)riflessivo: bassa autostima, gregarismo e spinta all'omologazione di
immaginari e gusti estetici, ansia di prestazione, escalation competitiva,
(auto)colpevolizzazione, alessitimia, anoressia fisica e mentale, anedonia,
isolamento difensivo, sino all'autolesionismo. La deprivazione sociale è la
conseguenza paradossale di un'ipertrofia connessionista (Turkle).
Tutto questo ha delle conseguenze fortemente disabilitanti,
sia in termini di orientamento personale, sia della partecipazione alle
dinamiche sociali e politiche, con un senso di distanza ed impotenza crescente
nei confronti di un agire democraticamente inteso.
Azioni per provare a rianimare l'esistenza di un Sé
sociale:
-attività che permettano e sviluppino la
consapevolezza emotiva, l'empatia e la cooperazione in situazioni reali di
condivisione e convivenza, che accrescano la capacità di abitare le soglie,
valorizzare e rispettare le differenze, negoziare i conflitti, ridurre la
violenza diretta, strutturale e culturale (Galtung);
-training alla nonviolenza in vista
dell'elaborazione-esecuzione di azioni partecipative rivolte ad un cambiamento
collettivo nell'approcciarsi alle tecnologie ed ai social;
-azioni nonviolente di pressione e protesta: ad es.
organizzare una giornata di sciopero simbolico collettivo in cui studenti e
professori spengono smartphone e computer e si astengono dal loro uso,
incontrandosi in altre forme (laboratori, feste, giochi liberi...)