Cari e care, ancora un riassunto di un lavoro fatto in questi giorni su Danilo Dolci, in Facoltà...
Ma è l'ultimo, ora smetto, non preoccupatevi....
DANILO DOLCI: POTERE DELLA NONVIOLENZA E
VIRUS DEL DOMINIO
1.
IL POTERE NON E’ DOMINIO
Le espressioni potenziale, potenziare indicano nella direzione di avere la facoltà, aver vigore e
efficacia, concreta possibilità di fare, forza, virtù, capacità di produrre o
subire mutamenti. Impotente può significare non
fertile. La
confusione o, peggio, l’identificazione tra POTERE e DOMINIO non sorprende in
certi bassifondi ma diviene perniciosa quando emana dai dotti delle Università:
quando ad esempio si trova in una delle più prestigiose Enciclopedie
contemporanee che “è Potere sociale la capacità di un padre di impartire
comandi ai figli, o quella di un governo di impartire comandi ai cittadini…il
potere di un superiore militare concerne una sfera di attività che comporta
spesso la probabilità di uccidere o di essere uccisi”. In quanto questa
dottrina penetra condizionando ambiti sociali e politici…nessuna meraviglia di
fronte a quanto succede nei luoghi in cui ‘si formano i cittadini’, nelle
scuole.
(D.
Dolci, La creatura e il virus del dominio, 1987, p. 69)
Come
è vero che ‘non si può non comunicare’, così è altrettanto vero che,
comunicando, ‘non si può non esercitare potere’. In ogni comunicazione,
infatti, è presente un livello di notizia (esplicito) ed un livello di comando
(metacomunicativo, implicito): è il secondo ad esprimere le definizioni, le
posizioni e le proporzioni di potere presenti nella relazioni in atto.
Non
è possibile quindi informare senza formare.
Se
la comunicazione si riduce a trasmissione unidirezionale (televisione) o a
interazione virtuale formattata dall’alto (tecnologie digitali) la formazione
delle menti che vi sono trovano coinvolte sarà quindi imposta secondo modalità
violente, in cui il potere si trasforma in vero e proprio dominio, in quanto
una parte si è assicurata unilateralmente il potere di condizionare e comandare
i processi comunicativi, senza dover a sua volta riconoscere una reciprocità comunicativa nei suoi confronti da parte di chi ne
usufruisce.
La
massa. Come si può pretendere che gente ridotta per secoli o millenni poltiglia
dolente, possa un mattino svegliarsi libera, capace di esprimersi
creativamente, capace di organizzarsi coordinandosi?...Ancora oggi
autorevolissimi psicopedagoghi politici predicano necessario ‘portare il popolo
a nuova forma di vita’, ‘che la massa segua’, ecc. ecc. Psicologia, pedagogia e
politica da cargo…Tant’è: un organismo avverte e sceglie, una pasta no. (Dolci, idem, pp.95-6)
La comunicazione di massa non esiste. (Dolci, Dal trasmettere al comunicare, 1988)
L’idea
che il potere escluda la libertà è dura a morire. Eppure è falsa. Il potere di
Ego raggiunge il massimo proprio nella situazione in cui Alter si sottopone
volontariamente alla sua volontà. Ego non si impone su Alter. Il potere libero
non è un ossimoro. Significa che Alter segue Ego in piena libertà. Chi vuole
raggiungere un potere assoluto dovrà fare uso non della violenza, ma della
libertà dell’Altro. Tale potere si raggiunge nel momento in cui la libertà e la
sottomissione combaciano. (Byung-Chul
Han, Che cos’è il potere, pp.13-14, 2019)
Questa
condizione di assoggettamento, di servitù volontaria, appare e viene offerta ed
assunta oggi -paradossalmente- quale forma della libertà suprema, assoluta ed
illimitata.
Liberazione
e ri-evoluzione nonviolenta oggi significheranno quindi in primo luogo questo:
liberarsi della libertà.
2.
IL
DOMINIO E’ UN VIRUS
Quale
enorme forza sarebbe generata se ognuno al mondo sapesse il più esattamente
possibile cosa è un virus. Quale enorme forza sarebbe generata dalla chiara
coscienza, in ognuno, dei danni del dominio. Più medito le analogie tra virus e
dominio e più penso come è necessario siano riconosciute dalla coscienza del
mondo -per maturare un modo di vedere, una cultura che aiuti a vivere…
Seppure
stentando, la gente ora riesce a intendere come le virosi siano malattie
-mentre innanzi uno stabilimento che stampa monotoni operai a eseguire
identiche macchine (anche micidiali, come le armi e le bombe) sovente è
stupita, affascinata, ipnotizzata: soprattutto se i padroni sanno gestire una
squadra di calcio che vince, o barche a vela in cui può vagare la fantasia di
chi se ne sta a subire -come foreste spogliate ad esaurirsi- le velenose arie
dei padroni….
Il
vecchio dominio non si presenta truce, ma sa riciclarsi benedicente
benefattore…
Alla
scoperta si intromettono anche specifiche difficoltà: all’occhio nudo i virus
non sono visibili…Se ognuno potesse partecipare alla verifica, allo svelamento
(pur la polvere sovente è folta di invisibili acari), il mondo potrebbe
euristicamente trasformarsi. Non solo di molte informazioni ora a noi caotiche
potremmo cogliere il disegno, ma le stesse scienze non potrebbero non tenerne
conto: anche l’economia, oltre la filosofia morale e la prassi quotidiana. Per
impedire le intrusioni vorali di ogni tipo occorre riconoscere i diversi virus
dai loro specifici connotati, riconoscerne in tempo l’essenza intimamente
distruttrice, acuire la sorveglianza nel proteggere la propria identità,
sommuovere gli ancora sopiti sistemi immunitari per una pronta difesa.
(Dolci, idem, pp.85-90 passim)
Il
dominio è come un virus invisibile, che passa impercettibilmente su di noi,
dentro ed attraverso le comunicazioni e le azioni, percorrendo le strade della
metacomunicazione che implicitamente dà ordine e dà gli ordini alle nostre
vite.
La
metafora virale di Dolci è stata resa ancora più inquietante ed esemplificativa
per noi che abbiamo di recente vissuto proprio l’esperienza della pandemia, con
tutte le sue conseguenze in termini esistenziali, comunicativi, sociali e
politici.
La
necessità costrittiva della cura ha permesso allo Stato di esercitare sui
cittadini un dominio relazionale e contestuale che non aveva ancora avuto
precedenti nella storia delle democrazie occidentali e che rappresenta
indubbiamente un pericoloso ed inquietante avamposto dei sempre più probabili
dominii di domani.
L’esperienza
dello stato d’animo dominante per ciascuno di noi è e sarà la paura.
Certe
persone hanno interesse nel mantenere il silenzio. Altre hanno interesse nel
seminare odio basato sulla paura. La paura produce denaro, produce leggi,
prende la terra, costruisce insediamenti, e la paura ama tenere tutti nel
silenzio. E, ammettiamolo, in Israele in quanto a paura siamo molto bravi, la
paura ci occupa. Ai nostri politici piace spaventarci. A noi piace spaventarci
l’un l’altro. Usiamo la parola sicurezza per tappare la bocca al prossimo. Ma
non si tratta di sicurezza, si tratta di occupare la vita di qualcun altro, la
terra di qualcun altro, la mente di qualcun altro. Ha a che fare con il
controllo. Che significa potere. (C.
Mc Cann, Apeirogon, 2021)
3.
LA
FORZA NON E’ VIOLENZA
Riuscire
a rendere visibile il virus del dominio e a sganciarlo dal concetto di potere
rappresentano le basi da cui poter iniziare un percorso verso un potere
nonviolento.
Ma,
per arrivarci, c’è ancora da compiere un passo nella trasformazioni delle
premesse su cui prospera la dominazione a cui siamo sottoposti:
FORZA,
come termine, può essere espressione di potere o di dominio. Il rapporto del
gatto con il topo è una delle espressioni del dominio…Ma anche la primavera ha
un suo potere sui boccioli dei prati, anche la levatrice, anche il seminatore,
e anche il medico. (Dolci, idem, p.95)
Cosa
intendiamo automaticamente per ‘uso della forza’ (noi esseri comuni, ma anche
la stessa Carta dell’ONU) ?
Soltanto
la violenza. La nonviolenza è sorta per dimostrare che esiste un altro tipo di
forza, che non coincide con la violenza e che può realizzare un potere
nonviolento, cioè un potere che non crea dominio, ma che lo smonta. Come?
-
Esplicitando
e slatentizzando i conflitti coperti, rendendo visibili le violenze strutturali
e culturali che il dominio occulta e di cui si nutre; le denuncia, le boicotta
e le costringe ad emergere in forme palesemente aggressive (anche mediante la
repressione violenta verso chi vi si oppone, anche nonviolentemente);
-
Facendo
riprendere potere (empowerment) a chi non lo usava e l’aveva ceduto ai
prepotenti di turno; uscire dalla passività coatta e collusiva per togliere
potere a chi lo occupa abusivamente e se ne è assicurato apparentemente il
monopolio;
-
Agendo,
stimola cambiamenti e trasformazioni nelle situazioni date, nello status quo
(ed in questo è simile all’azione rivoluzionaria violenta), ma anche e
soprattutto nelle premesse dell’azione stessa (ed in questo se ne differenzia
essenzialmente).
Chi
insiste nell’affermare che “i conflitti di interesse tra gli uomini sono in
linea di principio decisi mediante l’uso della violenza…come in tutto il regno
animale”, esprime l’ottica del dominatore, di un complice dello status quo. Chi
di fronte ai danni pur letali dei virus vuol resistere intelligentemente, non
pensa trovarsi di fronte una fatalità ma cerca nelle cause come
risolvere…Problema essenziale da risolvere non è certo trovare dall’esterno
‘una possibilità per dirigere l’evoluzione psichica degli uomini’, ma operare
via via attraverso diagnosi e iniziative anche alternative che, da luogo a
luogo, svegliando al proprio vero interesse, educhino dall’intimo la gente al
proprio organizzarsi creativo. In modo che l’unione dei più deboli, l’unione di
molti sia ben altro che ancora sempre violenza…Non basta il pacifismo
idiosincratico alla guerra…Chi pensa indispensabile, inevitabile l’odio
distruttivo è un malato, che tende a rappresentare il mondo generalizzando la
propria condizione. (Dolci, idem, pp.97-8)