QUANDO UN POPOLO VOTA HA SEMPRE RAGIONE!
Ipse dixit Salvini, dopo l'ennesimo plebiscito per Putin.
Qualcuno si lamenta perché così sostiene, neanche troppo larvatamente, una dittatura.
Lui potrebbe ricordare, però, che le dittature sono da noi sostenute in tutto il mondo, se sono amiche (cioè se non ci contrastano e collaborano ai nostri interessi politico-militari).
Non è un caso che si sia di recente andati in visita ai presidenti tunisini ed egiziani, che si tengano proficui rapporti con emirati e sauditi, che si traffichi con Erdogan o con i despoti uzbeki.
Per non parlare dei rapporti con la Cina, in attesa della prossima guerra.
QUANDO UN POPOLO VOTA NON HA SEMPRE RAGIONE!
Gli si potrebbe ricordare che anche Hitler o Mussolini sono andati al potere attraverso elezioni, come oggi in Russia (e in tante altre parti del mondo) formalmente regolari,ma sostanzialmente manovrate, minacciate dalla violenza e minate dalla paura, di fatto senza opposizione (né giornalistica, né politica).
Fatte le debite e residue differenze, che differenze esistono per noi qui, nelle nostre democrature?
Quasi tutta la stampa ed i media sono in mano a potentati economici (possiamo definirli oligarchi?) è evidentemente collusa e si autocensura con diletto.
I politici esercitano una professione ben retribuita e non la mollerebbero per nulla al mondo: le elezioni vanno verso un modello americano, in cui l'essere eletti serve a ricompensare tutti i soldi e tutte le promesse, lecite ed illecite, spesi per la candidatura.
Chi vota non può scegliere i candidati, ma solo tra i candidati.
Se anche vota, quel che sceglie non conta: i programmi elettorali non vengono attuati, le alleanze realizzate non sono quelle inizialmente ventilate, l'impermeabilità dei processi in sede di governo è quasi totale, anche rispetto agli stessi parlamenti, ormai perlopiù soltanto sedi di veloci consultazioni e ratifiche.
QUANDO UN POPOLO VOTA ORA NON HA MAI RAGIONE!
Ecco perché, insisto, non è ragionevole proseguire a votare.
Non ha senso sfidare i regimi su quel terreno: né in Russia -come ingenuamente hanno tentato di fare qualche giorno fa i dissidenti navalniani- né qui da noi -come testardamente (e malinconicamente) stanno invitando a fare qui da noi Santoro ed i nostri amici pacifisti in vista delle prossime elezioni europee.
In primo luogo perché il parlamento europeo conta meno di zero e meno di qualunque altro parlamento, compresi quelli russo, birmano o thailandese.
In secondo luogo perché non esistono le condizioni per cambiare dall'interno gli equilibri della politica rappresentativa: a partire da elezioni truccate in cui le possibilità di successo -per una lista inventata lì per lì e senza appoggi economico-finanziari- sono pressochè nulle.
In terzo luogo, perché le ragioni della guerra non sono passeggere, ma strutturali per il prossimo futuro del capitalismo. L'imperialismo, come direbbe Lenin, è sempre stata e sarà la sua fase suprema. Stiamo per riviverlo e, come già è stato, non c'è nulla da fare.
Soprattutto se si continua a credere che sai possibile fermarlo tramite il voto.
Concordo pienamente con la tua compiuta lettura e analisi.
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