Ho visto ieri 'I cannibali' di Liliana Cavani, un film del 1970.
Una spettrale Milano, corredata da migliaia di cadaveri -ex ribelli uccisi- sulle strade e da camionette della Sicurezza di Stato che impediscono ai cittadini di toccarli e seppellirli, pena la morte.
Quasi tutti obbediscono, impauriti ed impotenti, e fanno la spia alle autorità quando qualcuno -disobbedendo come Antigone a Creonte- ci prova.
Coscienza morale contro legge dello stato, tipico dilemma della nonviolenza.
Vedendolo, impossibile non ritrovarsi a Gaza.
Quelle migliaia di morti dissepolti tra le strade, coperti dalle macerie, pietosamente avvolti da poveri sudari.
Persone assassinate per ragioni di stato, per una legittimità presunta di difesa, che ammantano (malamente) la rabbia, il calcolo e la vendetta di qualcuno contro altri.
Persone assassinate dal silenzio omertoso e colluso di un popolo, quello israeliano, e di tutti noi.
Noi, che camminiamo tra i cadaveri, fingendo indifferenza (o provandola davvero, ormai).
Quando noi stessi ci ritroveremo a vivere nel disastro, a mendicare 'pause umanitarie' gentilmente concesse dai signori della guerra, solo per poter fuggire non si sa bene dove, per tentare soltanto di sopravvivere, sarà troppo tardi.
A far da contraltare alle stragi di bambini e ragazzini, ci riempiamo la bocca di buoni sentimenti per riuscire a portare in Italia Indy, la bambina inglese.
Una povera malatina incurabile viene utilizzata a fini di propaganda, per tentare un assurdo e ridicolo contrappeso con i morticini di Gaza.
Non vogliamo mai smettere di voler apparire buoni, soprattutto se vogliamo continuare ad essere cattivi.
Ma anche quel Bambin Gesù -a cui si intitola il nostro caritatevole ospedale- è già così morto da tempo.
Perchè accanirsi? Perchè insistere ancora?
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