venerdì 24 novembre 2023

la violenza dei buoni

 

Che cosa resta dei maschi quando perdono il potere patriarcale ed il riconoscimento del ruolo che quel mito arrecava loro, anche e soprattutto agli occhi (e attraverso gli occhi) delle donne ?

Fragilità, depressione, ricerca di supporto, noia, incertezza, declino del desiderio, impotenza.

Crisi di identità, in generale.

Ed incapacità, se non da parte di alcuni e a fatica, di andare a co-costruire (insieme alle donne) un percorso meno segnato dalla prepotenza, dall'arroganza, dal sopruso e dall'abuso.

Virginia Woolf già se lo chiedeva, più di un secolo fa: che cosa resterà del maschio quando non potrà più riflettersi nello sguardo -tradizionalmente votato all'adorazione- delle donne?

Sta accadendo.


Ma ancora permangono dimensioni paternalistiche: il mito del ritorno del Padre, la richiesta di un Super Ego capace di dirigere la morale personale, l'istanza di un Capo a cui delegare la decisione politica e l'organizzazione sociale, di una Legge che ponga rimedio al Male.

La grande illusione autoritaria ed antidemocratica che va ad insinuarsi nei meandri dei fallimenti a cui siamo andati incontro nelle nostre cosiddette 'democrazie'.

Niente di nuovo sotto il sole: è già accaduto un secolo fa.

Sta riaccadendo, anche da parte di donne (e non parlo della sola, mitica, Giorgia).


Ma ancora permangono dimensioni maternalistiche: donne che non lasciano i compagni perchè hanno paura che si facciano del male, che stiano male, che facciano del male a loro stesse o ad altri/e. Donne troppo buone, ancora troppo accudenti e ricattabili, ancora poco assertive e poco autonome.

La grande illusione della bontà contrapposta alla cattiveria, dell'accoglienza totale contro i rifiuti, le debolezze, i conflitti. Una concezione totalizzante dell' 'amore' come soluzione (privata) ai problemi (sistemici) del mondo. (E non parlo soltanto della sola, mitica, Vergine Maria).

Accade continuamente, ed è spesso esaltata (da mamme, insegnanti, giornalisti, esperti, preti) quale antidoto alla violenza, mentre ne è una delle cause più potenti.


Come se ne esce ?

Non certo attraverso la fluidificazione sessuale.

Non certo attraverso la categorizzazione delle differenze.

Non certo attraverso l'aggravamento delle leggi.

Non certo attraverso l'aggiunta di una disciplina scolastica.

Non certo attraverso manifestazioni di parte che ne mostrificano un'altra.

Non certo attraverso la chiusura autistica nelle proprie identità, certezze, gruppi di riferimento, chat sui social.


Imparando a vivere le differenze ed i conflitti, ad abitare i dilemmi del vivere, a non cercare scorciatoie.

Accogliendo le emozioni, i sentimenti, le paure, i dolori ed i piaceri dell'esistenza.

Accrescendo la nostra autonomia nelle relazioni (che non è dipendenza e che non è indipendenza).

Accettando l'ineliminabile, inevitabile interdipendenza delle nostre vite.

Lavorando sulle soglie sottili che separano violenza e nonviolenza, invadenza e rispetto, amore e obliterazione di sé e dell'altro.


Tutto l'opposto di quel che -non solo il governo di destra, ma anche -troppo spesso- chi manifesta contro la violenza e la guerra- sta proponendo e cercando di ottenere oggi, ancora permeati come sono di paternalismo e maternalismo, perlopiù incoscienti.






2 commenti:

  1. Grazie Enrico per la tua analisi lucida, che squarcia il buio di questa confusione e isteria di massa.

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  2. Caro Enrico, sei una guida nei momenti bui. La nonviolenza è la via dei forti, la prepotenza, il vittismo, il buonismo sono la via della fragilità che alimenta altra violenza senza via di uscita. Y

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