Che l'Occidente fosse anche questa volta solo un bugiardo calzato e vestito, come si dice, era chiaro da subito, almeno per me.
Ma ora il bluff non regge più anche per i più: il re (bugiardo) è nudo.
E si arrabatta a inventare regole che contraddicono i suoi stessi dichiarati ideali, che -come sempre nella storia delle democrazie- si sciolgono come neve al sole quando il sistema va sotto stress e deve affidarsi alla costrizione, non potendo più contare sul consenso.
Tolleranza, apertura liberale verso chi non la pensa come te, rispetto per le differenze, mediazione dialogata con l'avversario: tutto viene divorato, non solo dalla guerra, ma dalla paura di perdere la battaglia (non solo sul campo, con le armi, ma anche sul terreno delle parole e delle idee...).
Il regime di guerra rivela il vero volto dei nostri regimi in tempo di pace.
L'Unione Europea – mentre si dibatte senza poter prendere una decisione tra veti incrociati- ha intimato ai suoi giornalisti di non far vedere immagini da tv russe.
Vari sedicenti esperti, pagati da USA e Nato, si rifiutano ora di partecipare a talk-show in cui siano presenti 'propagandisti' russi (cioè tutti coloro che si oppongano alle loro visioni tele-comandate).
Il governo italiano traccheggia, incasinato su quasi tutto, fuorchè sul mantenersi in vita, con una prepotenza tipica degli impotenti.
É sempre più inquieto: ha compreso che in molti, infine, hanno mangiato la foglia: un'opposizione alla guerra si palesa e cresce, perlomeno sugli schermi e nei convegni, oltre che nei sondaggi.
E devono provare ad acchiappare i loro voti (con prebende, bonus a pioggia, posizioni anti-guerra, ricatti e minacce, tutto fa brodo...).
Questo non significa che si terrà conto del dissenso (o, almeno, dello scetticismo) crescente e che si cambierà strada sulla guerra in Ucraina, sulla Nato o sui rapporti euro-atlantici (come vengono oggi cortesemente definiti i nostri vincoli di vassallaggio con gli Stati Uniti).
Ecco perchè si prospetta comunque un 'autunno freddo', e non solo per i singhiozzi dei termosifoni. Giungeremo alle elezioni (forse anticipate) in una situazione di ulteriore emergenza che giustificherà qualunque scelta (di partiti ed elettori).
Sempre che l'estensione della guerra sul suolo europeo non renda impossibili (e giustificatamente rinviabili) le elezioni stesse.
Tutto può accadere, perché sta già accadendo.
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