martedì 17 gennaio 2023

al denaro (matteo messina) e ad altri poteri

 

Rufio è il cavaliere che deve morire. Non mi chiedete perché deve morire?

Bene, vedo che diventate intelligenti. Finalmente avete capito che per morire non è necessario aver fatto qualcosa...


Non ridi? Non ride nessuno? Ascoltatemi bene. Voglio che ridano tutti. Tu, Lepido,e tutti gli altri. Alzatevi e ridete. Avete sentito? Voglio vedervi ridere.

Ma guardali, Cesonia. Va tutto a rotoli. Onestà, rispettabilità, giudizio altrui, saggezza delle nazioni, non significano più niente. La paura, eh, Cesonia, quel bel sentimento, senza contaminazioni, puro e disinteressato,uno dei pochi a trarre la propria nobiltà dalla pancia...


Ho detto che domani ci sarà carestia. Tutti conoscono la carestia: è un flagello.

Quindi domani ci sarà flagello...e io fermerò il flagello quando mi parrà.

Dopotutto non ho molti modi per provare che sono libero. Si è sempre liberi a spese di qualcuno.

É spiacevole, ma normale...


L'esecuzione conforta e libera. É universale, fortificante e giusta nelle applicazioni così come nelle intenzioni. Si muore perché si è colpevoli. Si è colpevoli perché si è sudditi di Caligola. Ma tutti sono sudditi di Caligola. Quindi tutti sono colpevoli. Ne consegue, quindi, che tutti muoiono.

É solo questione di tempo e di pazienza.

Che ne pensate? Bella trovata, la pazienza, eh? E vi dirò di più: è quello che maggiormente ammiro in voi...


-Questa distinzione costituirà l'ordine dell'Eroe civico. Ricompenserà i cittadini che avranno frequentato più assiduamente il postribolo di Caligola...Dimenticavo di dire che la ricompensa sarà attribuita ogni mese, dopo la verifica dei buoni d'ingresso; il cittadino che in capo ai dodici mesi non ottiene l'onorificenza viene esiliato o giustiziato.

-Perchè 'o giustiziato' ?

-Perchè per Caligola non ha alcuna importanza. L'essenziale è che possa scegliere...


Questo rimarrà il grande segreto del mio regno. Tutto ciò che mi si può rimproverare oggi, è di aver fatto un altro piccolo progresso sulla via della potenza e della libertà.

Per un uomo che ama il potere, la rivalità degli dei ha un che di fastidioso. Io l'ho eliminata.

Ho dimostrato a quegli dei illusori che un uomo, se ne ha la volontà, può esercitare, senza nemmeno impararlo, il loro ridicolo mestiere...Questa è chiaroveggenza. Ho semplicemente capito che c'è un solo modo di eguagliare gli dei: basta essere crudele come loro..

Questa è arte drammatica! L'errore di tutti gli uomini è di non credere abbastanza nel teatro.

Altrimenti saprebbero che ad ogni uomo è permesso di recitare le tragedie celesti e diventare dio.

Basta indurirsi il cuore...


-La logica, Caligola, bisogna seguire la logica. Il potere, fino in fondo; l'abbandono, fino in fondo.

No, indietro non si torna, e bisogna spingersi fino alla consumazione!...

Chi ti ha detto che io non sono felice?

-La felicità è generosa. Non vive di distruzioni.

-Allora devono esserci due tipi di felicità, e io ho scelto quella degli assassini.

Perchè lo sono, felice. C'è stato un tempo in cui credevo di aver raggiunto l'apice estremo del dolore. E invece no, si può andare ancora oltre. In fondo a quella terra c'è una felicità sterile e magnifica. Guardami.

-É felicità, allora, questa libertà spaventosa?

-Puoi starne certa, Cesonia...Io vivo, uccido, esercito il potere delirante del distruttore, in confronto al quale quello del creatore non sembra altro che una caricatura. É questo, essere felice.

É questa la felicità, questa insopportabile liberazione, questo disprezzo universale, il sangue, l'odio intorno a me, l'incomparabile isolamento dell'uomo che abbraccia con lo sguardo tutta la sua vita, la gioia smisurata dell'assassino impunito, questa logica implacabile che annienta vite umane, che ti annienta, Cesonia, per coronare finalmente l'eterna solitudine che desidero...

No, niente tenerezza. Bisogna farla finita, il tempo stringe. Il tempo stringe, Cesonia cara!...

Caligola! Anche tu sei colpevole,anche tu. Non è così?

Ma chi oserebbe condannarmi in questo mondo senza giudici, in cui nessuno è innocente!


(Albert Camus, Caligola, 1958)






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