domenica 19 aprile 2020

IN SUB ORDINE




Un nano che porta con sé un metro per misurare la sua statura, -credete a me- è nano in più di un senso... (Tristram Shandy)

E' soprattutto in momenti come questi che una cultura sociale si manifesta nei suoi ordini del discorso. Il dis-ordine emergenziale rivela l'ordine sottostante, implicito e coperto, della vita normale e, in primo luogo, delle sue gerarchie e dei suoi sub-ordini, che appaiono -nell'emergenza-ancor più senza alternative. Il che non è mai vero, ma funziona bene.

Che cosa è più importante per la vita di ciascuno di noi ? E' più forte la paura di ammalarsi o quella di non essere liberi di socializzare ? Preferiamo sopravvivere anche a costo di non vivere veramente più una vita degna di essere chiamata tale ? Abbiamo più voglia di vivere che paura di morire ?
Mi pare che la nostra società stia dando le sue risposte e purtroppo non sono confortanti.
Su queste basi, qualunque potere dispotico può e potrà stanziarsi sopra e dentro di noi ed espandersi senza limiti.

In alto, nella piramide dei valori, resta la produzione di merci e denaro.
Essa definisce anche il valore delle persone, chi può anche morire e chi è meglio di no.
Ecco perchè non ci si cura degli anziani e dei barboni, dei poveri che non hanno e non fanno soldi e lavoro.
Perchè è la tua produttività, cinicamente, a decidere quanto vali e se vale la pena di curarsi di te o abbandonarti, sulla strada o negli ospizi, come oggetti.
Gli scarti vanno scartati, sempre, e ancor più ora, come è stato.

Nella sanità, stanno in alto ospedali e prestazioni specialistiche, mai la prevenzione e la presa in carico sul territorio. Ne abbiamo pagato tutte le conseguenze in questi ultimi due mesi. Ma, a farsi carico della massima parte di stress nella situazione data, in assenza di sostegni sanitari e sociali di base, stanno le persone comuni, in particolare le donne, che devono gestire quasi tutto, soprattutto in famiglia (e soprattutto se hanno dovuto conciliare figli, magari anche disabili, e casalinghitudini varie con il lavoro, più o meno smart).

Nella cultura, le scuole e le università ripartiranno per ultime, magari in autunno.
E non perchè vogliono tutelare noi e gli studenti. Ma perchè non produciamo nulla che conti veramente, perchè non produciamo denaro a breve termine.
Infatti, quel che si aprirà prima, nel settore culturale, sarà solo quel che produce denaro (musei, mostre, spettacoli, librerie...). La scuola può attendere, anche se i giovani e i bambini sono molto meno colpiti dal virus e,, potrebbero riprendere a incontrarsi prima di molti altri.
Se si può produrre insieme perchè, con i dovuti accorgimenti, non si può studiare ?

Nei prossimi giorni crescerà l'in-sub-ordinazione. Ma purtroppo non quella delle persone comuni. Quella del capitale, quella che vuole riprendere a produrre subito, prima possibile, seguendo il fulgido esempio dei Trump (che non vede l'ora di liberarsi del malcapitato prof. Fauci) e Bolsonaro (che si è appena liberato del suo Ministro della salute, troppo incline a salvaguardare la salute e meno gli interessi del mercato).
Proprio lì , anche qui da noi, sta iniziando ad instaurarsi ed esprimersi apertamente il conflitto spietato sui tempi e i modi per effettuare il passaggio tra fase 1 e fase 2, e tra Nord e Sud del paese.
Temo che lo scontro tra capitale e stato e tra capitale e sanità sarà vinto presto dal capitale, con tutte le promesse di precauzione, più o meno da marinaio, e con l'ausilio di tecniche sempre più sopraffine, capillari e controllanti (che sono solo la faccia più nuova e trendy del capitale stesso).
Tra poco la protezione civile, gli esperti sanitari, i politici, ritorneranno ad essere quello che erano sempre stati: dei fantocci al suo servizio, messi nell'angolo dalla furia di ripartire, con tante nuove cicatrici e con qualche costosissimo cerotto in più, ma esattamente come prima.

Esattamente come prima, forse ancor di più, se sarà possibile.
Ma, inevitabilmente e proprio per questa nostra testardissima scelta, ci troveremo sempre più spesso e sempre più pesantemente di fronte all'insubordinazione del cosmo, del pianeta e dei cieli: tra virus, inquinamenti e riscaldamenti vari, carestie e alluvioni, ci troveremo continuamente in emergenza e, spero, ad un certo punto, ci arrenderemo, esausti, sconfitti nella nostra stupida arroganza di giganteschi nani quali siamo.

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