Perché d'un tratto questo
smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti
seri!)
Perché rapidamente le strade e le
piazze
si svuotano, e ritornano tutti a
casa perplessi?
S'è fatta notte, e i barbari non
sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne
sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà
di noi?
Era una soluzione, quella gente.
(K. Kavafis, Aspettando i barbari)
I barbari non
sarebbero mai esistiti se non fossero stati così nominati e quindi
creati dagli stati e dalle loro autoproclamate 'civiltà'.
I confini delle
nazioni sono sempre dei muri che delimitano verso lo spazio esterno
(delle terre incognite e/o di umani incivili, primitivi e stranieri)
e rinchiudono all'interno i propri cittadini, richiamati a leggi,
doveri ed identificazioni identitarie e protetti da diritti ed
eserciti.
La pandemia ha
chiarito ancora una volta che la natura profonda degli stati è -e
non può che essere- il nazionalismo ed il sovranismo: chi sta fuori
dai propri confini va discriminato e sfavorito rispetto a chi sta
dentro, e chi sta dentro è meglio che stia lì fermo, a farsi
proteggere da chi sa e ad obbedirgli.
La stessa Unione
europea ha dovuto rimettere in discussione i suoi trattati di libera
circolazione interna. Il trattamento degli immigrati alle sue porte
ci dice il resto.
Quella che chiamano
libertà si rivela per il suo rovescio: chiusura, oppressione e
subordinazione.
In questi giorni
sto riflettendo su questi temi, anche grazie agli spunti di due libri
che, curiosamente, hanno lo stesso titolo: L'arte di non essere
governati.
Uno è di E.
Krippendorf e l'altro, più recente, di J.C. Scott.
Ve li consiglio
entrambi.
Ho già espresso più volte la
convinzione che l'attuale patriottismo non è un sentimento naturale,
anzi è irragionevole, nocivo e oltretutto causa la maggior parte dei
mali che affliggono l'umanità; di conseguenza, non bisogna affatto
alimentarlo,come si fa ai giorni nostri, ma al contrario soffocarlo e
combatterlo con tutti i mezzi che gli uomini ragionevoli hanno a loro
disposizione...
Ma tutte le obiezioni da me
sollevate si sono trovate di fronte alla bizzarra osservazione
secondo la quale c'è un patriottismo cattivo, come lo sciovinismo,
che va rifiutato, e un patriottismo buono che sarebbe quello
autentico, ovvero un sentimento elevato e profondamente morale che
sarebbe irragionevole, anzi criminale, condannare. In che cosa
consista questo patriottismo autentico non ci viene però detto; o
meglio, al posto di darci una spiegazione si pronunciano frasi
ampollose e altisonanti o si spaccia per patriottismo qualcosa che
non ha nulla a che fare con quello che noi tutti conosciamo e che ci
affligge crudelmente...
Il patriottismo -non quello
immaginario ma quello vero, quello che tutti ben conosciamo, che
influenza la vita della maggior parte degli uomini del nostro tempo e
che ci fa soffrire così crudelmente- ...è un modo di sentire che
privilegia il proprio popolo o il proprio Stato a scapito di tutti
gli altri. Infatti persegue apertamente il desiderio di assicurare ad
essi la maggiore prosperità e la maggiore potenza possibili,
obiettivi che non possono essere conseguiti se non a svantaggio della
prosperità e della potenza degli altri popoli e degli altri Stati.
Appare dunque evidente che il
patriottismo è non solo cattivo e dannoso in quanto sentimento, ma
anche stupido in quanto dottrina, perché è evidente che se ogni
popolo e ogni paese si pretende superiore a tutti gli altri, il mondo
intero precipiterà in un abbaglio tanto grossolano quanto funesto...
Queste lucide ed
attualissime parole di Tolstoj, scritte nel 1900 (e che potete
trovare nella bella antologia 'Il rifiuto di obbedire', uscita da
poco per Elèuthera) ci riportano a quel che stiamo vivendo.
Il patriottismo
democratico (o, se preferite, la democrazia patriottica) in cui ci
troviamo ormai immersi -e che ha trovato ultima espressione nel
discorso di fine anno del nostrano Mattarellum (non a caso incensato
ed acclamato da tutto il sistema)- ne rappresenta il tragico punto di
congiunzione.
Ancora una volta le
democrazie giocano col fuoco e, coerentemente alla natura profonda
degli Stati -sempre autoritari e militaristi, comunque si
autodefiniscano retoricamente- ci avviano irreversibilmente ed ancora
una volta verso regimi e situazioni che sanno solo di dominio e di
guerra.
Oggi l'apparato di controllo è in
gran parte digitalizzato...Penso a quello che l'esercito israeliano
chiama 'Palestinian face book': la faccia di ogni palestinese viene
fotografata più volte da telecamere piazzate ai checkpoints, lungo
le strade, nei punti di controllo del traffico. Poi tutto finisce in
un gigantesco database in cui è ritratto quasi ogni singolo
cittadino palestinese. É un esempio di occupazione smart: diffidate
sempre di questa parola. Ed è solo un piccolo aspetto di un sistema
in cui ogni telefono cellulare è sorvegliato dal software spia
Pegasus. Tutte le comunicazioni wireless dei palestinesi sono
intercettate e localizzate, un apparato di sensori di movimento,
droni, satelliti controlla ogni movimento sul terreno.
Israele, piccola nazione di dieci
milioni di persone, oggi è il terzo esportatore mondiali di sistemi
d'arma e di sorveglianza cibernetica...La pandemia stessa è stata un
enorme esperimento sociale...Prendete una persona sospettata di
'attività contro lo stato', e quindi un 'nemico', un 'terrorista'. E
la metafora di un terrorista è il virus...Si parla molto della
rapidità con cui Israele ha vaccinato tutta la popolazione. Meno del
prezzo di questo successo:ha avuto in tempi brevi le dosi necessarie
grazie ad un accordo di condivisione dati con Pfizer. Il paese è
diventato un laboratorio...Ma solo i cittadini israeliani sono stati
vaccinati, i vicini palestinesi no...Questo esperimento potrebbe
anche dire alle nazioni occidentali se devono spendere risorse per
vaccinare altre popolazioni o possono limitarsi a proteggere loro
stesse...
(dall'intervista a E. Weizman, in
Altreconomia di questo mese).
La
nonviol'anarchia, se volesse e potesse darsi voce e spazio politico,
non dovrebbe proseguire a disperdere le sue già deboli forze in
scaramucce momentanee e parziali.
Dovrebbe invece
concentrarsi su alcuni snodi che riassumerei così:
riprendere a
dichiararsi dei 'senzapatria': rifiutarsi di partecipare al rito
elettorale (organizzare una campagna pubblica contro le elezioni del
2023) e lanciare un appello a tutti coloro che sarebbero disposti a
divenire-volontariamente- apolidi;
costruire
azioni collettive e coordinate per uscire dallo sviluppo e far
decrescere volumi, peso e valore dell'economia di guerra sulle
nostre vite;
boicottare il
dominio totalitario tecnocratico: uscendo dai social (aperto a
molti) e praticando forme diffuse di hackeraggio sociale (per
pochi).
Chi sarebbe
disposto ad impegnarsi continuativamente su almeno uno di questi
ambiti?
Essi richiedono
evidentemente diversi livelli di presenza e di rischio.
Ma anche il più
semplice appare ad oggi molto arduo, anche per noi -persone persuase
ed intellettualmente consapevoli.
Figuriamoci per chi
sta ancora dietro a politici, giornalisti e -da ormai due anni-
virologi.