Nella piccola stanza del Sankar Inn,
circondati da suoni continui della strada (ruote, voci, clacson,
minareti, bancarelle), tentiamo di riposarci un po', verso le cinque
del pomeriggio.
Oggi ci siamo mossi, dopo tre notti a
Madurai, verso Trichy, in autobus.
Buone strade, non tanto traffico, due
ore di viaggio per 140 km.
Sono state giornate molto intense,
ricolme di colori, suoni, visioni, contatti.
Non sono molti i turisti qui, e siamo
trattati come bestie rare con qualche tratto divino, come se noi
stessi fossimo incarnazioni di Ganesha o di Hanuman.
Viviana viene continuamente fermata da
madri, bambine e ragazze che la guardano ammirate per i suoi capelli
e il suo viso così chiari.
Loro sono tutte nere, con lunghe code o
trecce, avvolte in sari più o meno preziosi, ma sempre curate e
adornate con grande riguardo, spesso molto belle.
Ma si sa, l'erba del vicino è sempre
più verde: e allora abbiamo già dovuto fare decine e decine di foto
e di selfies insieme a loro, ed anche a famiglie intere, gruppi di
donne in rosso o di maschi virili in barba e nero.
E' luogo comune ma è davvero
incredibile la quantità e varietà di persone, animali, piante,
mezzi di trasporto, odori e suoni all'interno dei quali ci muoviamo,
insinuandoci a piedi o su un tuk tuk, condotti da espertissimi e
spericolati acrobati del volante e del clacson.
Ogni volta ti sembra che il posto
successivo sia più incasinato del precedente.
Il Tami Nadu è certamente più povero
del Kerala, in tutto, e si dice sia la parte più povera dell'India
intera. Da mesi non piove, le verdure al mercato sono più piccole,
oggi per la prima volta abbiamo sentito qualche goccia dal cielo, ma
ci muoviamo comunque sempre tra 25 di minima e 30 di massima (e
questa sarebbe la stagione fresca, all'equatore).
Ci sono alcuni momenti, come questo,
dopo il primo terzo di viaggio, in cui ci si sente saturi, desiderosi
di chiudere tutti i fori del corpo, di stare in silenzio un attimo,
al buio.
Sappiamo cosa c'è intorno, saremo
felici di ritornarvi...
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