Va detto che il modo di essere di
cui diamo prova nella seconda parte della nostra vita non è sempre
(ammesso che lo sia di frequente) il nostro primitivo modo d'essere
sviluppato o appassito, accresciuto o attenuato, ma, a volte, un modo
d'essere opposto, un vero e proprio abito rivoltato...
L'aria esitante di Cottard, la sua
timidezza e la sua cordialità eccessive gli avevano attirato, in
gioventù, continue frecciate.
Quale amico gli consigliò un
contegno glaciale ?
Ovunque..., si trasformò in un uomo
freddo, perlopiù silenzioso, perentorio quando occorreva parlare,
attento a non perdere l'occasione di dire qualcosa di sgradevole.
Sperimentò il suo nuovo
atteggiamento con quei pazienti che, non avendolo mai visto prima,
non erano in grado di fare confronti e si sarebbero assai
meravigliati se fossero venuti a sapere che la ruvidezza non gli era
connaturata.
Ciò che principalmente si sforzava
di raggiungere era l'impassibilità, e persino durante i turni in
ospedale, quando smerciava qualcuno di quei suoi giochi di parole che
facevano ridere tutti, lo faceva sempre senza che un solo muscolo si
muovesse nel suo volto, d'altronde irriconoscibile da quando si era
fatto radere barba e baffi.
E forse sarebbe stato saggio da
parte sua non farsi un'idea tanto cupa del futuro, e non escludere
che l'incontro sperato potesse aver luogo quando lui non fosse più
là a rallegrarsene.
Il lavoro di causalità che finisce
col produrre all'incirca tutti gli effetti possibili e, di
conseguenza, anche quelli che meno avevamo creduto tali, questo
lavoro è talvolta lento, reso ancora più lento ancora dal nostro
desiderio -il quale, cercando di accelerare, lo intralcia-, dalla
nostra stessa esistenza, e non giunge a compimento che quando abbiamo
cessato di desiderare e, qualche volta, di vivere.
Swann non lo sapeva forse per
esperienza propria, non era forse già, nella sua vita...una felicità
post mortem il matrimonio con l'Odette che aveva appassionatamente
amata...e che aveva sposata quando non l'amava più, quando l'essere
che, in Swann, aveva tanto sognato e tanto disperato di vivere tutta
la vita accanto a Odette, quell'essere, ormai, era morto ?
Ma soprattutto, parlando dei miei
gusti che non sarebbero più cambiati, di ciò che era destinato a
rendere felice la mia esistenza, mio padre insinuava in me due
sospetti terribilmente dolorosi.
Il primo era che (mentre ogni giorno
mi consideravo come sulla soglia della mia vita, ancora intatta e
pronta a debuttare soltanto l'indomani mattina) la mia esistenza
fosse già cominciata – di più: che ciò che ne sarebbe seguito
non sarebbe stato molto diverso da ciò che era trascorso.
Il secondo sospetto...era che io non
mi trovassi al di fuori del Tempo, bensì sottoposto alle sue
leggi...
Teoricamente uno sa che la terra
gira, ma di fatto non se ne accorge, il suolo sul quale cammina
sembra che non si muova, e si vive tranquilli.
Lo stesso avviene col Tempo nella
vita.
E, per renderne percettibile la
fuga, i romanzieri sono costretti ad accelerare follemente gli scatti
della lancetta, facendo varcare al lettore dieci, venti, trent'anni
in due minuti.
All'inizio della pagina si è
lasciato un amante pieno di speranza, alla fine della successiva lo
si ritrova ottuagenario, mentre nel cortile di un ospizio compie
faticosamente la sua passeggiata quotidiana, a stento in grado di
rispondere a chi gli rivolge la parola, dimentico del passato.
Dicendo di me: 'Non è più un
bambino...', mio padre aveva fatto di colpo apparire ai miei occhi
l'immagine di me stesso dentro il Tempo e mi causava un particolare
genere di tristezza, come se fossi stato non ancora il vecchio
illanguidito dell'ospizio, ma uno di quegli eroi dei quali l'autore,
in un tono che l'indifferenza rende particolarmente crudele, ci dice
alla fine di un libro:
'Lascia sempre più di rado la
campagna. Ha finito per stabilirvisi definitivamente, ecc.'...
(Marcel Proust, All'ombra delle
fanciulle in fiore. Intorno a Madame Swann)
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