Il viaggio inizia a
Praia, isola di Santiago, la più grande delle dieci isole
capoverdiane.
Primi giorni di
ambientamento, quasi sempre in compagnia di italiani, romani
trapiantati, parenti di Vivi, la mia compagna in questo viaggio.
Hanno aperto un
ristorante italiano, mangiamo spesso lì, generosamente ci accolgono
e ci accompagnano nei vari giri, ci ospitano insomma...
Belle mangiate di
pesce arrosto, cachupa, busios, spaghetti aglio e olio o arroz con
mariscos.
La capitale non è
granchè, è abbastanza deturpata da orribili incompiute e da
altrettanto brutte compiute.
In compenso gli
esseri umani sono bellissimi: donne delicate, formose e alte, maschi
perfettamente muscolati senza esagerazioni, vecchine commoventi,
bambini dai visi stupendi.
La creolizzazione
del mondo.
Dopo tre notti ci
siamo trasferiti in aereo all'isola di Sao Vicente, dopo una
mattinata a cercare disperatamente e comicamente di fare i biglietti,
in un susseguirsi di scenette tra il caos africano e la burocrazia
sovietica. Abbiamo riso come scemi, prima di partire, dopo una
parmigiana, ancora a Terrazza Italia.
Mindelo è la città
di Cesària Evora e parla molto di lei. La sua voce ed il suo canto
sono ovunque.
Vari giri e
giretti, tra succhi di papaya e mango e un caldo davvero caldo.
Nel pomeriggio
prendiamo il traghetto per Sant'Antao, l'isola più a nord delle
Sopravvento.
A Porto Novo, una
stazione marittima spropositata e modernissima ci accoglie.
Affittiamo una
Nissan Juke rossa e ci inoltriamo in una delle strade più
affascinanti e panoramiche del mondo.
La via che conduce
da Porto Novo a Ribeira Grande è tutta in sampietrini e curve per 40
km di ascese e paesaggi mozzafiato, tra mari infiniti e colline di
magma e lava rappresa, nere come la pece, e montagne nordiche con
guglie e tornanti, abissi e orridi altissimi.
Tra ieri e oggi
abbiamo percorso un bel po' di strade, salite e discese, soprattutto
a piedi.
Alla Ribeira di
Paùl abbiamo pranzato da Tio Lello, un napoletano-frusinate, che si
è trasferito qui con la famiglia: un affabulatore niente male, ci ha
cucinato una pasta al tonno e olive che ha lasciato il segno e non
solo nella memoria.
Ora siamo appena
tornati da Fontainhas, un paesino arroccato tra le vette e dinanzi
alle onde maestose dell'oceano. Abbiamo attraversato Corvo e
Formiguinha, luoghi ancora più piccoli e sperduti. Il caldo non
passa, e camminare ci arrossa dentro e fuori.
Ma abbiamo trovato
una pensioncina molto carina a Ribeira che si chiama Mil Fontes, in
cui riposarci, leggere, guardarci, pensare, parlare, fare progetti
sui prossimi giorni.
Domani si torna a
Mindelo, per poi vedere altre due isole a sud: la vulcanicissima Fogo
(il nome dice tutto) e la selvaggissima Brava.
Vi terremo
informati, voi che state lì al freddo e al gelo, come Gesù Bambino.
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