Sono contrario agli stati confessionali, sono contrario ai crocifissi a scuola, all'ora di religione, alle feste religiose in ambito scolastico. Sono anticoncordatario.
Vorrei vivere nella laicità, cioè nella libertà di tutti di vivere la propria fede, anche in pubblico e in politica, ma senza per questo religiosizzare enti e istituzioni pubbliche.
Soprattutto in un mondo occidentale in cui ormai le religioni non contano quasi più nulla, neppure in privato (non si possono adorare simultaneamente Dio e il Denaro).
Detto questo, e vista invece la situazione in cui siamo di fatto da sempre, credo che non sia una buona idea eliminare le festicciole di Natale a scuola per non indispettire od emarginare i bambini e i genitori credenti in altre fedi.
Che ognuno manifesti la sua, allora, e che ogni fede abbia i suoi tempi per festeggiare durante l'anno scolastico, a turno.
E che festeggino, di volta in volta, solo quelli coinvolti per fede o per scelta di esserci,
anche solo per stare con i loro amici o per condividere con loro una festa.
Renzi sta aumentando le spese militari e per l'ordine pubblico, ma 'per ogni euro investito nella sicurezza, ne investiremo uno in cultura!'.
Così giustifica e copre le spese militari, senza ottenere peraltro alcun risultato culturale.
Magari qualche voto tra i giovani e qualche occasione in più per l'Isis di ammazzare dei giovani ai concerti o al cinema.
E' incredibile come la parola cultura riempia magicamente le nostre bocche ogni volta che siamo in difficoltà su altri piani. o vogliamo compiere malefatte che desideriamo coprire.
E' ormai una parola distrattiva di massa.
Ma ci pensa Poletti, ministro dei lavoretti e dei lavorucci, a riportarci alla dura realtà.
'Laureatevi, velocemente, anche con voti bassi, ma laureatevi in fretta! '.
Ecco qui, il vero valore che danno alla cultura.
L'importante non è studiare, è prendere il titolo.
Per poter diventare disoccupati, laureati, il prima possibile...
SATURNALIA Feste popolari in Roma antica, in onore di Saturno, nelle quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere temporaneamente il posto dei padroni
domenica 29 novembre 2015
sabato 28 novembre 2015
cara oriana, ti scrivo...
Cara Oriana,
immagino che tu, pur sempre inquieta e insoddisfatta come
sei, possa iniziare a trarre conforto da quel che sta accadendo.
Tu l'avevi visto e auspicato da molto più tempo, come spesso
sanno fare le persone che sanno prendere posizione e trarre le dovute
conseguenze da quel che vedono.
In questo ci assomigliamo, e per questo ti scrivo.
La rabbia e l'orgoglio, come titolava un tuo libro di
qualche tempo fa ormai, si fanno strada per le strade d'Europa.
Ovviamente nessuno, anche stavolta, ne parla apertamente,
anzi in molti li negano.
Mostrare rabbia non sarebbe civile, sarebbe darla vinta ai
cani rabbiosi che ci hanno morso.
E l'orgoglio non è un sentimento che va di moda esibire, a
meno che tu non sia un nazionalista francese.
Eppure, la rabbia trova sfogo negli attacchi aerei, nel
richiamo alla spietatezza della risposta, nella paranoica ricerca di colpevoli
e potenziali stragisti e complici.
Eppure l'orgoglio si esprime con inni, giornate del ricordo,
richiami alla cultura e alla civiltà superiore contro 'l'orda di assassini che
odia la nostra libertà'.
Tu dirai che, ancora una volta, siamo di fronte a molta
retorica e poca sostanza, e che non ti basta.
Dal tuo punto di vista, è difficile darti torto.
In effetti, il fronte militare occidentale è scisso, non
coordinato, autocontraddittorio, incerto e pieno di ambiguità e lotte interne.
E, al di là di qualche pomposa marcetta e patetico raduno, i
popoli europei non sono -in fondo- per nulla orgogliosi di se stessi, né tanto
meno dei loro Stati o dell'Europa.
D'altra parte, come essere orgogliosi di paesi che hanno
fallito ripetutamente nel loro tentativo di 'esportare la democrazia'
attraverso la guerra e i servizi segreti, per poi negarla ogni qualvolta le
libere elezioni hanno portato a parlamenti non graditi (il caso dell'Egitto è
soltanto l'ultimo di una lunga serie), oppure costruendo stati confessionali
con la conseguente emarginazione di parti fondamentali del paese (come in
Iraq), oppure difendendo e sostenendo dittatori contro i tentativi di cambiamento
democratico e nonviolento(vedi la stessa Siria), o costituendo governi
fantoccio invisi a metà della popolazione (come in Afghanistan).
Inoltre, conoscendoti un po', so che sei sempre più
preoccupata del ritorno in scena dell'orso russo.
Mentre la potenza statunitense perde progressivamente il
controllo del mondo, ed altri poteri economici e militari prendono il
sopravvento; mentre l'Unione europea vacilla e assomiglia sempre più ad
un'armata Brancaleone in disarmo, è la Russia che -accerchiata e ridimensionata
per due decenni almeno- si sta ribellando alle umiliazioni subìte e riprende
territori e potere: il caso ucraino ne è stato il primo esempio, quello siriano
il secondo.
L'attacco turco di qualche giorno fa al jet russo non può
essere avvenuto senza il beneplacito Usa e Nato. La Russia sta esagerando e va
punita, pur proseguendo -su un altro tavolo- a parlare di alleanze contro i
nemici comuni (sempre loro, da 15 anni, i terroristi...).
Se gli americani riescono, dopo le disfatte diplomatiche e
sul campo con il mondo arabo, a ricrearsi anche il vecchio nemico
post-sovietico, credo che per te, Oriana, sarebbe un perfetto en-plein.
Se il contesto diventa di guerra permanente, gli stati
autoritari avranno sempre la meglio sugli stati ancora minimamente democratici.
Non devono stare lì a giustificarsi, a far distinguo, a
trincerarsi dietro frasette tipo: dobbiamo investire in cultura, l'intervento
non può essere solo militare, trattiamo con le armi della politica, etc etc.
Nessuno ci crede, neppure loro. Ma devono farlo, per non indispettire quei
pochi residui di opinione pubblica liberale che ancora prova a credere in se
stessa, nonostante se stessa.
Un Putin non ha di questi problemi: decide di fare guerra e
la fa, per difendere i suoi interessi diretti o i suoi alleati, senza remore o
cavillosi infingimenti.
Magari, Oriana, a te piacciono i tipi così, e vorresti che
anche i nostri governanti andassero più spediti.
Ma ci vorrà ancora un po' di tempo, lo sai. Già gli
attentati di quest'anno hanno dato loro una bella mossa, ma i prossimi eventi
saranno decisivi e ci faranno fare un altro passo verso la direzione che tu da
tempo auspichi: la guerra di civiltà, ammantata da contrasti religiosi.
L'odio cresce e alligna ben bene, sia tra loro verso di noi
che tra noi verso di loro.
E la sottile crosta che ancora ci avvolge e non ci fa
esplodere del tutto gli uni contro gli altri, sia all'interno degli stati, sia
tra loro, è in via di consunzione e disfacimento.
Cara Oriana, nel giro di un decennio -forse meno- ci
troveremo dentro il mondo che tu hai preconizzato.
Con buona pace di quel povero diavolo di Tiziano e di tutti
gli ingenui pacifismi e irenismi del secolo scorso.
giovedì 26 novembre 2015
dalla siria con furore
Siria: ‘Adesso parlo io’, lettera di una vittima dimenticata
di Shady Hamadi | 26 novembre 2015, Il Fatto quotidiano
Shady Hamadi
Scrittore
Adesso parlo io.
Adesso mi ascoltate perchè sono io la vittima. Come mi chiamo non ha importanza. Io vivo ad Aleppo, a Damasco, ad Hama, a Homs e in tutte le città della Siria. Non mi importano i discorsi sulla geopolitica che vi permettete di fare nei vostri salotti a Parigi, Roma, Ryad o Mosca. Io devo sopravvivere. La mia sopravvivenza non è legata alla speranza che noi vittime, d’improvviso, veniamo riconosciute come il fulcro della questione, del vostro pensare alla Siria, perché sono consapevole che non sarà mai così. Tutto viene relegato a piani astratti.
Quando la questione siriana si allarga al vostro Paese, qualunque esso sia, tramite un evento che vi fa sentire la Siria più vicina, allora vi preoccupate. Parlate dell’Isis, ne avete paura, dimenticando che siamo noi siriani a essere decapitati. Oltre all’Isis non vedete più nulla. Guardate con i miei occhi le milizie, di qualsiasi estrazione confessionale, sciite, cristiane, sunnite, che massacrano il popolo.
Pubblicità
Non guardo più il cielo per osservare le stelle, ma per vedere se c’è
un aereo, siriano, russo, francese o americano, che vuole bombardarmi,
per “liberarmi” dal fondamentalismo.Sono stanco, distrutto, dall’idea che le mie aspirazioni di libertà, di dignità e di pari diritti non vengano considerate. Non capite che cerco l’emancipazione dal regime e dal fondamentalismo. Al posto di aiutarmi, di stringermi la mano, continuate a giudicare perchè non conoscete la mia storia. Addirittura, dite che non mi dissocio dall’Isis quando è la mia testa a essere poggiata sul loro ceppo, pronta alla decapitazione.
Oggi parlate dell’aereo russo caduto, ma non conoscete Leymar Al Taani, una bambina uccisa da un bombardamento russo, sabato 22 novembre 2015 a Daara, in Siria, molto lontano dalle postazioni dell’Isis.
E’ vergognoso che la Siria, la mia tragedia, venga utilizzata da alcuni dei vostri partiti politici, nel vostro bell’Occidente, solo per fini elettorali, per alimentare lo scontro.
Ma allora, se non mi volete vedere, dimenticatevi di me, di noi. Così tutto sarebbe più facile e non sarei costretto a constatare l’ipocrisia di un mondo preoccupato dall’interesse e non dalla nostra vita.
Un siriano
una emilyana a parigi
Dopo un grande dolore, i sensi solenni s'atteggiano-
come tombe i nervi siedono cerimoniosi,
il cuore -irrigidito- si chiede: fui io a sopportare
e fu ieri, o secoli addietro ?
Meccanici si muovono i piedi,
percorso di terra, di aria, di nulla,
un cammino legnoso,
che va a caso,
una pace di quarzo, come pietra.
Questa è l'ora di piombo,
che ricorda chi sopravvive,
come gli assiderati, la neve.
Dapprima una sensazione di freddo, poi lo stupore.
Infine, la resa.
(1862)
Quando le luci si spengono
poco per volta ci si abitua al buio
come quando il vicino, sollevando alto
il lume, sigilla il suo addio
Dapprima, i passi si muovono incerti
nel buio improvviso
poi, lo sguardo si abitua alla notte
e senza incertezza affrontiamo la strada
Ed è così nelle oscurità più fonde
in quelle notti lunghe della mente
quando non c'è luna che disveli un suo segno
quando non c'è stella che -dentro- si accenda
e i più coraggiosi -per un poco- brancolano
e battono a volte dritti in fronte
contro il tronco di un albero
ma poi imparano a vedere
E allora è la Notte che si trasforma
oppure un qualcosa nella vista
che alla Mezzanotte si conforma,
E la vita procede quasi senza incertezza.
(1862)
Sognamo, ed è buona cosa.
Ci farebbe male, fossimo svegli.
Uccidiamoci, visto che non è altro che un gioco.
Urliamo, tanto siam noi che giochiamo.
Che male c'è! Gli uomini muoiono, di fuori
è, questa, verità di sangue
Ma noi moriamo sul palco
e il teatro non muore
Attenti a non scuoterci
chè non si aprano gli occhi a nessuno dei due,
per paura che il fantasma dimostri l'inganno
e la fredda sorpresa
ci congeli in steli granitiche
con sopra solo Età e Nome
e forse una frase in egizio
E' più prudente, sognare.
(1862)
Il cuore ricerca il piacere, dapprima
e poi, la dispensa dal dolore
e poi, quei blandi anodini
che anestetizzano la sofferenza.
E poi di potersi addormentare
e poi, se tale fosse
la volontà del suo inquisitore,
il lusso di morire.
(1862)
Presentimento è quell'ombra lunga, sul prato
che preannuncia il tramonto dei Soli
L'avvertimento all'erba sorpresa
che la Notte sta per sopraggiungere.
(1863)
Non sarebbe aspra sfortuna
ricordare quanto sono infelice
se potessi dimenticare quanto sono stata felice
ma il ricordo di alberi in fiore
ogni anno rende difficile il novembre
poi, un giorno, io che ho avuto quasi coraggio,
come un bambino perderò la strada
e morirò di freddo.
(1863)
Morbido come un massacro di soli
trucidati dalla sciabole della notte.
(1868)
Grandi strade di silenzio portavano
lontano, alla volta di zone di pausa, vicine,
Qui non vi era segnale, nè dissenso
nè universo, nè legge.
Gli orologi dicevano che era mattino
a distanza le campane sollecitavano la notte.
Qui tuttavia il tempo non aveva fondamento
perchè l'epoca si estingueva.
(1870)
Se non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra.
Ma la luce ha reso il mio Deserto
ancora più selvaggio.
(1872)
Era come se le strade precipitassero
poi fu l'mmobilità.
Eclisse: tutto ciò che era dato vedere alla finestra.
Terrore: tutto ciò che provavamo.
A poco a poco, i più coraggiosi uscirono piano
allo scoperto, per vedere se il Tempo c'era ancora.
La natura indossava un grembiule d'opale
e impastava aria più pura.
(1877)
Sembrava un giorno di quiete
senza minacce, nè in cielo nè in terra.
Finchè al tramonto
un rosso casuale,
un colore diffuso, che sembrava
disperdersi, oltre la città, verso occidente.
Ma quando la terra iniziò a vibrare
e le case svanirono in grande fragore
e le creature umane, tutte, si rintanarono
allora fu il terrore che ci fece capire,
come capirono coloro che videro
la Dissoluzione, il Papavero nella nuvola.
(1877)
Un dono senza pretese, parole impacciate
sono i modi in cui al cuore umano
è rivelato il Nulla.
'Nulla' è la forza
che il mondo rinnova.
(1883)
(da Emily Dickinson, Silenzi)
come tombe i nervi siedono cerimoniosi,
il cuore -irrigidito- si chiede: fui io a sopportare
e fu ieri, o secoli addietro ?
Meccanici si muovono i piedi,
percorso di terra, di aria, di nulla,
un cammino legnoso,
che va a caso,
una pace di quarzo, come pietra.
Questa è l'ora di piombo,
che ricorda chi sopravvive,
come gli assiderati, la neve.
Dapprima una sensazione di freddo, poi lo stupore.
Infine, la resa.
(1862)
Quando le luci si spengono
poco per volta ci si abitua al buio
come quando il vicino, sollevando alto
il lume, sigilla il suo addio
Dapprima, i passi si muovono incerti
nel buio improvviso
poi, lo sguardo si abitua alla notte
e senza incertezza affrontiamo la strada
Ed è così nelle oscurità più fonde
in quelle notti lunghe della mente
quando non c'è luna che disveli un suo segno
quando non c'è stella che -dentro- si accenda
e i più coraggiosi -per un poco- brancolano
e battono a volte dritti in fronte
contro il tronco di un albero
ma poi imparano a vedere
E allora è la Notte che si trasforma
oppure un qualcosa nella vista
che alla Mezzanotte si conforma,
E la vita procede quasi senza incertezza.
(1862)
Sognamo, ed è buona cosa.
Ci farebbe male, fossimo svegli.
Uccidiamoci, visto che non è altro che un gioco.
Urliamo, tanto siam noi che giochiamo.
Che male c'è! Gli uomini muoiono, di fuori
è, questa, verità di sangue
Ma noi moriamo sul palco
e il teatro non muore
Attenti a non scuoterci
chè non si aprano gli occhi a nessuno dei due,
per paura che il fantasma dimostri l'inganno
e la fredda sorpresa
ci congeli in steli granitiche
con sopra solo Età e Nome
e forse una frase in egizio
E' più prudente, sognare.
(1862)
Il cuore ricerca il piacere, dapprima
e poi, la dispensa dal dolore
e poi, quei blandi anodini
che anestetizzano la sofferenza.
E poi di potersi addormentare
e poi, se tale fosse
la volontà del suo inquisitore,
il lusso di morire.
(1862)
Presentimento è quell'ombra lunga, sul prato
che preannuncia il tramonto dei Soli
L'avvertimento all'erba sorpresa
che la Notte sta per sopraggiungere.
(1863)
Non sarebbe aspra sfortuna
ricordare quanto sono infelice
se potessi dimenticare quanto sono stata felice
ma il ricordo di alberi in fiore
ogni anno rende difficile il novembre
poi, un giorno, io che ho avuto quasi coraggio,
come un bambino perderò la strada
e morirò di freddo.
(1863)
Morbido come un massacro di soli
trucidati dalla sciabole della notte.
(1868)
Grandi strade di silenzio portavano
lontano, alla volta di zone di pausa, vicine,
Qui non vi era segnale, nè dissenso
nè universo, nè legge.
Gli orologi dicevano che era mattino
a distanza le campane sollecitavano la notte.
Qui tuttavia il tempo non aveva fondamento
perchè l'epoca si estingueva.
(1870)
Se non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra.
Ma la luce ha reso il mio Deserto
ancora più selvaggio.
(1872)
Era come se le strade precipitassero
poi fu l'mmobilità.
Eclisse: tutto ciò che era dato vedere alla finestra.
Terrore: tutto ciò che provavamo.
A poco a poco, i più coraggiosi uscirono piano
allo scoperto, per vedere se il Tempo c'era ancora.
La natura indossava un grembiule d'opale
e impastava aria più pura.
(1877)
Sembrava un giorno di quiete
senza minacce, nè in cielo nè in terra.
Finchè al tramonto
un rosso casuale,
un colore diffuso, che sembrava
disperdersi, oltre la città, verso occidente.
Ma quando la terra iniziò a vibrare
e le case svanirono in grande fragore
e le creature umane, tutte, si rintanarono
allora fu il terrore che ci fece capire,
come capirono coloro che videro
la Dissoluzione, il Papavero nella nuvola.
(1877)
Un dono senza pretese, parole impacciate
sono i modi in cui al cuore umano
è rivelato il Nulla.
'Nulla' è la forza
che il mondo rinnova.
(1883)
(da Emily Dickinson, Silenzi)
martedì 24 novembre 2015
oltre al danno...
Essere ucciso dai terroristi mi dispiacerebbe, certo.
Soprattutto mentre ascolto musica, anche se fosse quella dei
Death Angels.
Ma non sopporterei ancor più che al mio funerale si
suonassero gli inni, e fossero lì Mattarella e la Pinotti.
Chissà la povera Valeria, attivista di Emergency, cosa dovrà
aver pensato, nella bara.
Forse questo: che i potenti sono potenti perchè sanno sempre
impossessarsi, al momento giusto, anche di quello che non gli appartiene e
soprattutto di quel che ha provato con tutte le sue forze, in vita, a
sottrarsi.
I russi bombardano i siriani, per proteggere Assad.
I francesi bombardano i siriani, per far fuori Assad e per credere di proteggere
se stessi.
I turchi abbattono aerei russi e li accusano di aver
sconfinato.
E, intanto, continuano ad ammazzare curdi, che fanno guerra
all'Isis.
L'Isis, sotto sotto e sotto terra, se la ride.
Una capitale europea è sotto coprifuoco preventivo da
giorni, ma Salah non si trova.
Negozi, scuole, metro: tutto chiuso, e tanto rumore per
nulla.
Prima o poi lo acchiapperanno, ma intanto è una beffa.
O forse lo troveranno prima i suoi compari: non si è fatto
saltare, ha avuto un ripensamento, è un traditore. La giustizia divina lo
troverà. Lei vede tutto, si sa.
Il mediatore francese che provava a trattare quando le forse
di polizia hanno fato irruzione dentro il Bataclan ha dichiarato che i
militanti dell'Isis non erano disposti a discutere e continuavano a ripetere
soltanto: Siamo soldati del Califfato, la colpa di tutto questo è di
Hollande!'.
E aggiunge: 'Erano molto agitati, si muovevano confusamente.
Sembravano drogati'.
Quanto siamo ridicoli. Pensiamo che, in piena guerra, si
possa ancora essere disposti a mediare o voler ancora parlare. Siamo proprio
degli inguaribili ottimisti, razionalisti, illuministi...!
E, visto il grado di convinzione e di fanatismo che anima i
terroristi, ipotizziamo che lo facciano sotto l'effetto di droghe. Può darsi
anche che le usino, ma non è certo da lì che traggono le loro motivazioni ad
agire, sino ad accettare l'autoannientamento delle loro stesse vite.
Noi occidentali -ormai quasi totalmente incapaci di fede in
qualunque cosa- non dovremmo essere così presuntuosi da credere che gli altri
siano ridotti come noi.
Va bene, uccidiamoli, ma almeno non proseguiamo a spiegarceli
con le nostre stupide premesse, vi prego... !
lunedì 23 novembre 2015
amor vacui
Se gli dei esaudissero le preghiere degli uomini,
l'umanità verrebbe dissolta a causa di tutti i mali che gli uomini si invocano
l'un l'altro. (Epicuro)
Questa frase mi è tornata alla mente vedendo Hollande e
Cameron pregare insieme davanti ai luoghi in cui sono morti i parigini.
Apparivano contriti e commossi.
Qualche ora dopo, si sono accordati sul fare guerra insieme.
E mai come ora i sondaggi crescono a loro favore.
Ci stanno proteggendo, dobbiamo consentirgli qualunque cosa,
purchè altri muoiano per noi o contro di noi; e purchè noi si sopravviva,
forse, comunque, grazie a loro.
Se lasciata a se stessa, come osservò Nietzsche, la
Volontà dell'uomo 'piuttosto che non volere preferirebbe volere il Nulla', e il
pensiero di un progresso infinito implicitamente 'nega ogni suo traguardo e
ammette dei fini solo come mezzi che gli consentano di superare se stesso nel
suo gioco. In altre parole, la potenza della negazione inerente alla Volontà e
concepita come motore della Storia, è una forza distruttrice, annichilante, che
potrebbe benissimo tradursi in un processo di annientamento permanente come in
un processo di Progresso Infinito. (H. Arendt)
Potrebbe essere giunto per noi tutti il tempo di Non Volere
Più, di fare il morto, di declinare.
Ma non rinunciano a Volere. E quindi scelgono di Volere il
Nulla.
La favola del Progresso Infinito si è conclusa da tempo.
E' iniziata e procede, da almeno due decenni, quella
dell'Annientamento Permanente.
La Volontà di potenza da qualche parte deve pur andare.
La guerra ed il terrore sono la sua voce, ed ora giunge sino
a noi, direttamente, finalmente.
Ormai sudditi digitali, stiamo a guardare.
LA PROMOZIONE NEO-COMPORTAMENTISTA DELLA SUDDITANZA
L'insieme dei dispositivi digitali di controllo
istituisce sempre nuove condizioni di oggettiva sudditanza. Il loro
accoglimento da parte degli utilizzatori tuttavia presenta anch'esso aspetti
sorprendenti. Primo dei quali è la disposizione piuttosto indifferente, quando
non decisamente collaborativa, della gran parte dei controllati alla sottomissione
e all'obbedienza.
Disposizione costruita, certo, e tuttavia confusamente
accolta senza opporre significative resistenze, forse perchè simmetrica ai
dispositivi disciplinari intrinseci alle istituzioni d'impostazione
capitalistica. Comunque sia, questa educazione alla sudditanza si attiene a
un'impostazione pedagogica che, in sostanza, consiste nel premiare chi accoglie
gli inviti all'auto-disciplinamento subalterno e punire in qualche modo chi vi
si sottrae...
Con 'sudditanza' intendo dunque questa acquiescenza
passiva e a-problematica, questa abitudine inerte ad assumere su di sé la
meta-narrazione delle imprese capitalistiche e a farsene attore e riproduttore
obbediente nelle proprie pratiche quotidiane...
La promozione neo-comportamentista alla sudditanza svolge
una funzione importante nella colonizzazione dell'immaginario. Per suo tramite
infatti passa una normalizzazione diffusa della disponibilità a cedere per
qualche briciola di consumo spazi di autonomia e di libertà personale. E ogni
spazio ceduto accresce di un anello la catena invisibile della schiavitù
mentale e della soggezione all'impero, così come ogni briciola ricevuta
alimenta la propria complicità nella dipendenza...
Vale la pena di citare la riflessione già fatta a suo
tempo da Marx: 'La sicurezza è il più alto concetto sociale della società
civile, concetto della polizia, secondo cui l'intera società esiste unicamente
per garantire a ciascuno dei suoi membri la conservazione della sua persona,
dei suoi diritti, della sua proprietà'...
E' il dilemma che Vint Cerf, uno dei Padri fondatori di
Internet, ha espresso con parole molto chiare: 'Uno stato in cui la privacy è
totalmente rispettata è uno Stato insicuro. Uno Stato in cui al contrario chi
governa sa tutto dei propri cittadini è il massimo della sicurezza...'
(da Renato Curcio, L'impero virtuale. Colonizzazione
dell'immaginario e controllo sociale, 2015)
domenica 22 novembre 2015
(far)credere (far)obbedire (far) combattere
Il
Questore di Roma ha predisposto un piano di sicurezza per 'vivere ai
tempi dell'Isis'.
Ieri,
Bruxelles ha iniziato -cosa significa- a capirlo da sola.
Città
-peraltro sede centrale della UE- completamente paralizzata, a
partire da un allarme del governo. Militari ovunque, intorno alla
poca gente che passeggia, come in stato d'assedio.
E meno
male che non dovevano cambiarci la vita e non ci avrebbero fatto
rinchiudere dentro casa!
Le
nostre città si faranno spettri di se stesse.
A
completare il quadro i simpatici falsi allarmi di Roma e Milano, uno
sport a cui vari italiani si dedicheranno sempre con grande passione,
manifestando così il proprio -sempre alto- senso della patria.
Una
settimana fa, a Parigi, uno dei terroristi ha cercato di sparare ad
una ragazza a terra, buttata tra i tavolini di un bar e ormai
rassegnata a morire, ma il mitra si è inceppato.
La
ragazza si è alzata, come in trance, e -da miracolata- si è messa a
correre, chiudendosi gli occhi con le mani. 'Credevo che, se io non
avessi visto più nulla, loro sarebbero scomparsi', ha dichiarato.
Questa
frase fa il paio con quella di Renzi che, ieri, con il suo ineffabile
ed ebete sorrisino, ci ha invitato tutti a 'restare umani, restare
social'.
Attenzione,
non 'sociali', proprio 'social' !
Come
se se le due parole fossero sinonime e non, invece, opposte fra loro.
E come
se i terroristi, a loro modo, non fossero dei superconnessi social,
ed anche umani, purtroppo...Ma forse leggermente asociali, no ?
Due
inutili e mistificanti cortei anche ieri, infine.
La
FIOM di Landini, che cerca di coprire il vuoto dei movimenti
pacifisti, inventandosi una marcia di metalmeccanici contro la guerra
e la paura.
Forse
dimenticano che sono proprio loro, i metalmeccanici, a produrre le
armi italiane, vendute a peso d'oro in tutto il mondo. E producono
anche le bombe a Domusnovas, quelle che finiscono ai sauditi e forse
all'Isis.
Quindici
anni fa, con la Casa di Alex, avevamo più volte manifestato davanti
a quella fabbrica di esplosivi, da soli. La FIOM non c'era, e se
c'era dormiva, o era contro di noi.
La
FIOM non dice una parola contro le armi che produce -in fabbrica-, ma
è contro la guerra -in piazza-. E questa sarebbe la sinistra...
Poi ci
sono stati due cortei di alcune (poche) migliaia di musulmani, che
-dopo le innumerevoli, ricattatorie insistenze di Salvini & co.-,
si sono decisi a scendere in piazza per dissociarsi e dire 'non in
mio nome'. Va a loro merito, e certamente sono sinceri (per quanto
leggermente sotto pressione).
Ma ci
dicono poco sulla massa dei musulmani in Italia e in Europa, sui loro
sentire e sui loro risentimenti profondi, su quanto ci amino davvero
o ci odino.
Non mi
sembrano rappresentativi del loro essere islamici, quanto invece del
loro essere italiani, o -se preferite- persone come noi: abbiamo
faticato e stiamo faticando tanto per integrarci qui, lasciate in
pace noi e i nostri figli, noi non c'entriamo con i terroristi !
Comprensibile
e legittimo richiamo, umana e giustificata paura di perdere tutto o
quel poco che hanno acquisito. Ma niente di più, direi.
Non
servirà a loro, quando la situazione si aggraverà, e non serve a
noi (se non ad illuderci ancora, anche su di loro).
sabato 21 novembre 2015
punire gli impuniti
I paesi orientali son
l'Impero del Mali, ma la Nato no...
Sono loro a causare la
guerra mondiare, ma la Nato no...
Esattamente
trent'anni fa, al campo antimilitarista de La Maddalena, andava a
mille il nostro rifacimento di questo tormentone, a sua volta famoso
hit di 'Quelli della notte'.
Mi è
tornato alla mente ieri, mentre assistevo all'invasione del Radisson
a Bamako.
Questi
mega-hotel per ricchi mi hanno sempre fatto schifo, ancor più quando
stanno lì, impuniti, in mezzo al fango e alla povertà estrema della
gente, circondati da bidonvilles o favelas.
Ma, in
fondo, perchè le nostre tv ne parlano tanto ?
Proprio
perchè colpiscono noi, anche lì.
Il
telegiornale, come diceva Haig ne 'Gli umani', farebbe bene a parlare
sempre e solo di noi e dei nostri vicini, è l'unica cosa che davvero
ci interessa.
Anche
quando parliamo dell'Altro, è lo Stesso che ci parla.
Ma,
impuniti, non stanno ad ergersi solo gli alberghi per nababbi.
Pensate
agli Emirati Arabi, con le loro fantasmagoriche metropoli ed i loro
grattacieli multicolori.
Alleati
dell'Occidente e finanziatori dell'Isis, ci stanno comprando pezzo
per pezzo (centri commerciali, squadre di calcio, ospedali,
cittadelle finanziarie, quartieri interi, aziende di prestigio...)
E per
questo stiamo muti, senza poter fare nulla, parlando di loro e dei
loro misfatti meno possibile.
Ora,
dopo aver tradito noi -comprandoci-, stanno per tradire anche i
giovani fanatici che si aggirano per le nostre città. Quando li
avranno usati ben bene, anche questi idealisti disperati, capaci di
uccidersi urlando 'Allah akbar', capiranno che stanno soltanto
facendo il gioco di pochi Paperoni d'oriente (e, forse, per ennesima
beffa, anche d'occidente).
Impunemente
anche Renzi continua a sfoderare il suo sorriso, a dirci che ce la
faremo, che dobbiamo stare tranquilli. Il suo ottimismo è
ineluttabile, immarcescibile, strutturale.
L'importante
per lui è restare lì, andare avanti verso l'abisso, ma col sorriso.
D'altra
parte, anche l'Isis perchè dovrebbe perdere tempo con l'Italia ?
Non
importa che quattro ragazzi mettano a ferro fuoco Parigi, facendola
in barba alle nostre gioiose macchine da guerra.
Non
importa che i nostri nemici siano già in casa, mentre ci si illude
di poter blindare i confini esterni europei (e tra non molto anche quelli interni)..
Non
importa che qualcuno stia provando a rifarci vivere le Crociate, da
una parte e dall'altra.
Stiamo
sereni, dice lui.
Sappiamo
già come andrà a finire.
Eppure,
davanti a tanta impunità e impenitenza, a tanta boriosa
sfacciataggine, in questa nostra storia che non è mai davvero uscita
dal circolo perverso dell'umiliazione e della rivalsa, ora lo
sappiamo: non ce lo permetteranno più.
Possiamo
continuare a vivere e ad agire così come ci pare, ma non potremo più
farlo impunemente.
Saremo
puniti, in molti modi, ferocemente, senza ritegno e senza sosta.
Noi
non smetteremo, se non costretti.
Ma,
che sia chiaro, neanche loro.
venerdì 20 novembre 2015
il valzer delle candele
Quando
vedo il simbolo pacifista trasformato in Tour Eiffel mi monta la
rabbia e il disgusto.
Il
simbolo antimilitarista radicale del fucile spezzato sta all'origine
di quel logo stilizzato.
Ma le
anime candide, le colombine che oggi lo esibiscono se lo sono
dimenticato.
Sono
le stesse che dieci anni fa attaccavano sul balcone la bandiera
arcobaleno per dire: vogliamo la pace! Che significa soltanto:
lasciateci in pace!
Lasciateci
continuare a sfruttare, violentare, distruggere il mondo, ma -per
favore- non veniteci a sparare per le strade o nei nostri bar.
Questi
valzer delle candele per i nostri morti, contro la violenza del
terrorismo (ma, attenzione, non contro quella delle nostre guerre),
ci fa capire cosa ne è stato ormai del pacifismo.
Soltanto
Papa Francesco continua a maledire i mercanti e i trafficanti d'armi.
Il
resto sono solo litanie, silenziosi raduni di cavallette infoiate da
Facebook, ipocriti inviti a non provare 'né rabbia né paura', come
se fosse vero e possibile.
Perchè
comunque le proviamo: proviamo rabbia, ma non dobbiamo dirlo, verso
il diverso che sta tra noi e ci odia.
Perchè
proviamo paura, ma non riusciamo a riconoscerlo; se lo facessimo
tutto crollerebbe.
E
perchè, invece, sarebbe il momento di provare rabbia e paura, ma
verso noi stessi, le nostre politiche, i nostri governi, i nostri
commerci infami.
Non
accadrà.
Perchè
noi non abbiamo torto, noi siamo le vittime, noi sapremo reagire,
secondo ragione e diritto, come sempre.
Ma più
che un valzer delle candele, sembra un valzer del moscerino.
Perchè,
come moscerini, i paciosisti e i panciafichisti saranno spazzati via
dal vento di guerra.
Le
nostre democrazie, già incrinate dall'interno e in stato di
abbandono comatoso, non reggeranno all'urto del terrore.
La
libertà residua sarà ulteriormente barattata per un'illusoria
sicurezza, gestita (per ora) da cretini sesquipedali che hanno le
facce e le voci di Alfano e Gentiloni (la fisiognomica è una
scienza).
I
nostri stati si stanno trasformando rapidamente in stati d'emergenza.
Dava
da pensare, l'altra sera, che le persone per sentirsi protette
dovessero stare dentro uno stadio.
La
partita era finita da tempo, e loro -compresi i giocatori- erano
ancora lì, ad attendere di poter essere liberati. Prima le dittature
ci mettevano nello stadio per farci fuori, ora ci mettono lì per
proteggerci. Ma la musica non cambia.
Finisce
il tempo di amichevoli, concertini, festicciole e processioni.
La
guerra permanente: unico, ultimo spettacolo della nostra civiltà.
I
giornalisti (e gli armieri) già gongolano.
giovedì 19 novembre 2015
cittadini del mondo
Un abitante di Raqqa, dopo aver subito
la dittatura di Assad col beneplacito e l'appoggio di russi e
francesi, si è visto occupare la città e la vita dai fanatici
dell'Isis.
Lui non è un integralista islamico
antioccidentale e vorrebbe ritornare almeno alla situazione
precedente, visto che è difficile sperare di meglio.
Ha partecipato alle prime lotte
popolari e non armate contro il dittatore, ma ha capito subito che
nessuno -da fuori- li avrebbe sostenuti.
A chi vende armi la nonviolenza non
interessa, non gli fa comodo.
Ora è bombardato dal cielo, ogni
giorno, da russi e francesi.
Non scendono a terra, perchè hanno
paura di morire.
Allora bombardano dall'alto, senza
rischiare quasi nulla.
Ma ammazzano molti abitanti di Raqqa,
centinaia al giorno, mentre colpiscono le basi dell'Isis.
Gli abitanti di Raqqa non possono
andare allo stadio o al Bataclan.
Quindi vengono uccisi in casa, visto
che da tempo non possono neppure uscire da lì.
E' arrivato a pensare che i cittadini
russi e francesi pagano i loro soldati per uccidere e morire.
E uccidere uccidono, ma quanto a morire
preferiscono far morire gli abitanti di Raqqa.
A caso, solo perchè qualche militante
dell'Isis si è attendato nelle vicinanze.
Non credo che un abitante di Raqqa, pur
non volendo l'Isis, possa apprezzare quelli che li bombardano e li
ammazzano per liberarli.
Credo che, se fossi di Raqqa, odierei
francesi, russi e occidentali.
Credo che, se potessi, li sgozzerei.
Credo che tiferei per chi ci riesce.
Un giovane arabo che vive nei ghetti
fuori Parigi o Londra è un cittadino europeo.
Magari non proprio veramente e non
proprio del tutto.
L'Occidente l'ha sedotto e tradito.
Gli ha promesso soldi e consumi, gli ha
detto che aveva gli stessi diritti degli altri, gli ha parlato di
valori e fratellanza globale e libertà. Ma qualcosa, si vede, non è
andato.
E già per questo non è proprio di
buon umore.
Quando vede grandi magazzini in festa
gli vien voglia di rubare, quando vede insegnanti volenterosi scappa
da scuola, quando vede poliziotti gli prudono le mani.
Ora per di più il suo stato bombarda
le sue terre natie e i suoi fratelli nella fede.
Questo gli crea dei problemi ulteriori:
deve far finta di essere solidale con i francesi, altrimenti perde
anche quel poco che ha, ma non può tradire le sue origini e la sua
causa.
Credo che, se fossi di Saint Denis,
odierei i francesi.
Credo che, se potessi, li prenderei in
ostaggio e li fucilerei uno ad uno.
Credo che starei con chi lo fa.
Prendiamo ora un cittadino veneto preso
per il culo dal proprio governo ogni giorno, e che ogni giorno perde
il lavoro o non lo trova, che ha sempre meno soldi (sono i suoi
valori, che ci possiamo fare?), che va a votare ma non conta nulla,
che vede i ricchi diventare sempre più ricchi, e che non ha il
coraggio o la voglia di opporsi a tutto questo, perchè pensa che
tanto sarebbe inutile. Inizia a boicottare di nascosto: non va più
neppure a votare, fa lavoro nero, evade le tasse.
Non ha più uno straccio di fiducia in
nulla e sente che i suoi lo stanno fregando.
Tanto, lo sa, ognuno fa solo i cazzacci
suoi.
Vive così, nella diffidenza, ma
vorrebbe uno stato affidabile.
Vede tanti negri in giro e incomincia a
credere che siano loro la causa di tutti i mali.
Sente di furti, rapine, case violate,
stupri e disordini.
Ora vede anche stragi in tv, e gli
dicono che potrebbero arrivare anche qui.
Credo che, se fossi di Treviso, odierei
i negri e gli arabi.
Credo che, se qualcuno li espellesse o
li torturasse, sarei con lui.
Credo che riprenderei a votare, e a
votare Lega.
mercoledì 18 novembre 2015
parigi val bene una rimessa (d'armi)
Armi, tutti i numeri di un settore che vale quasi 1.800 miliardi di dollari
Chi vende a chi, le armi.
Per combattere l'Isis, gli Usa hanno appena dato il via libera a una
fornitura per l'Arabia Saudita dal valore di 1,29 miliardi di dollari.
Il principale cliente dell'Italia è l'Uae, gli Emirati Arabi Uniti
(sette Paesi: Abu Dhabi, Ajman, Dubai, Fujaira, Ras al-Khaima, Sharja e
Umm al-Qaywayn). Ecco i principali Paesi per spesa militare
| ||||||
|
(quota % delle spese militare globali)
I cinque maggiori esportatori pesano da soli per il 74% dell’export totale di armi
ma bomba o non bomba
Finalmente si usa la parola giusta: guerra.
Basta con 'crisi', 'conflitto', 'missioni di pace', e roba simile...
Basta con gli eufemismi.
Siamo in guerra, punto e basta.
Non è consolante, vista la fine che faremo, ma almeno del linguaggio si salverà qualcosa.
C'è da stupirsi che si continuino ad usare bombette o mitra.
Ordigni nucleari tattici e armi chimiche letali si aggirano facilmente per il mondo, e non mancherà molto al loro utilizzo.
D'altra parte, questo potrà avvenire, e forse sta già avvenendo (che ne sappiamo davverò di quel che stiamo combinando ora in Siria, o in Iraq ?), da entrambe le parti.
Quando saremo in preda a quel tipo d'attacchi nelle città, allora sì che ci sentiremo dei topi.
Intanto, l'unica e tanto sbandierata ricchezza della nostra civiltà, la comunicazione libera in rete, sarà la prima vittima di quel che sta per accadere. Il controllo -già evidente seppur coperto- crescerà esponenzialmente su di essa e attraverso di essa.
Già oggi neppure sospettiamo lontanamente quanto siamo intercettati e spiati, tutti.
Ma tra poco lo saremo ufficialmente, alla luce del sole, per legge, e per il nostro bene.
L'unico elemento che emerge chiaro oggi è la totale confusione.
Sia dal punto di vista delle strategie di autodifesa e di attacco militare.
Sia da quello dell'approccio ai problemi che ci attorniano e che noi stessi abbiamo creato per proteggere le nostre scelte, i nostri interessi e privilegi, i nostri errori.
Una buona parte di quelli che accogliamo si rivolta dall'interno delle nostre società.
E molti di quelli che non accogliamo ci fanno guerra altrove.
In modo più o meno palese, ma lo fanno.
Per ora sono minoranze, ma molto decise, incattivite e aggressive.
Così come lo sono d'altronde le minoranze che dominano qui da noi, in doppiopetto o divisa.
E, così come per loro anche per noi, le maggioranze sono colluse, fanno fare ad altri il lavoro sporco, subiscono passivamente e, sotto sotto, ne godono.
E' questo mix esplosivo a non lasciare scampo.
Le due minoranze, da sole, potrebbero poco, se le maggioranze non fossero complici.
O se esistessero minoranze attive nonviolente, diffuse e organizzate.
Ma sono due condizioni irreali e irrealizzabili: la prima, da sempre; non si può neppure concepire una maggioranza non collusa.
Sulla seconda, i tempi sono trascorsi: non si può più fare nonviolenza, se non come pura testimonianza, in piena guerra.
In tutto questo, si cerca di continuare a fare amichevoli (già la parola stessa fa ridere ora...) di calcio, che vengono annullate un'ora prima per segnalazioni di grave rischio attentati.
Si cerca di viaggiare e fare turismo, mentre si fa guerriglia in spiaggia o nei musei, o esplodono bombe sugli aerei.
Si va a scuola a perder tempo su Carlo Magno o la guerra dei Cent'anni, senza peraltro imparare nulla neppure sul passato.
Si sta ad ascoltare Salvini ed Ovadia che sbraitano insensatamente in tv.
Propongo almeno un anno di silenzio assoluto, in cui poter sentire soltanto gli spari e il rombo delle armi.
Magari così ci renderemo conto di dove siamo finiti.
Basta con 'crisi', 'conflitto', 'missioni di pace', e roba simile...
Basta con gli eufemismi.
Siamo in guerra, punto e basta.
Non è consolante, vista la fine che faremo, ma almeno del linguaggio si salverà qualcosa.
C'è da stupirsi che si continuino ad usare bombette o mitra.
Ordigni nucleari tattici e armi chimiche letali si aggirano facilmente per il mondo, e non mancherà molto al loro utilizzo.
D'altra parte, questo potrà avvenire, e forse sta già avvenendo (che ne sappiamo davverò di quel che stiamo combinando ora in Siria, o in Iraq ?), da entrambe le parti.
Quando saremo in preda a quel tipo d'attacchi nelle città, allora sì che ci sentiremo dei topi.
Intanto, l'unica e tanto sbandierata ricchezza della nostra civiltà, la comunicazione libera in rete, sarà la prima vittima di quel che sta per accadere. Il controllo -già evidente seppur coperto- crescerà esponenzialmente su di essa e attraverso di essa.
Già oggi neppure sospettiamo lontanamente quanto siamo intercettati e spiati, tutti.
Ma tra poco lo saremo ufficialmente, alla luce del sole, per legge, e per il nostro bene.
L'unico elemento che emerge chiaro oggi è la totale confusione.
Sia dal punto di vista delle strategie di autodifesa e di attacco militare.
Sia da quello dell'approccio ai problemi che ci attorniano e che noi stessi abbiamo creato per proteggere le nostre scelte, i nostri interessi e privilegi, i nostri errori.
Una buona parte di quelli che accogliamo si rivolta dall'interno delle nostre società.
E molti di quelli che non accogliamo ci fanno guerra altrove.
In modo più o meno palese, ma lo fanno.
Per ora sono minoranze, ma molto decise, incattivite e aggressive.
Così come lo sono d'altronde le minoranze che dominano qui da noi, in doppiopetto o divisa.
E, così come per loro anche per noi, le maggioranze sono colluse, fanno fare ad altri il lavoro sporco, subiscono passivamente e, sotto sotto, ne godono.
E' questo mix esplosivo a non lasciare scampo.
Le due minoranze, da sole, potrebbero poco, se le maggioranze non fossero complici.
O se esistessero minoranze attive nonviolente, diffuse e organizzate.
Ma sono due condizioni irreali e irrealizzabili: la prima, da sempre; non si può neppure concepire una maggioranza non collusa.
Sulla seconda, i tempi sono trascorsi: non si può più fare nonviolenza, se non come pura testimonianza, in piena guerra.
In tutto questo, si cerca di continuare a fare amichevoli (già la parola stessa fa ridere ora...) di calcio, che vengono annullate un'ora prima per segnalazioni di grave rischio attentati.
Si cerca di viaggiare e fare turismo, mentre si fa guerriglia in spiaggia o nei musei, o esplodono bombe sugli aerei.
Si va a scuola a perder tempo su Carlo Magno o la guerra dei Cent'anni, senza peraltro imparare nulla neppure sul passato.
Si sta ad ascoltare Salvini ed Ovadia che sbraitano insensatamente in tv.
Propongo almeno un anno di silenzio assoluto, in cui poter sentire soltanto gli spari e il rombo delle armi.
Magari così ci renderemo conto di dove siamo finiti.
SBRUNCAU
Nei mesi scorsi sono stato sbruncato più volte: qualunque
mio tentativo di ravvivare la vita è fallito, in vari campi e in vari modi.
Il mondo non collabora, la vita non mi assiste, i miracoli
non accadono.
Ho ricevuto l'ultima bruciante sbruncatura proprio
qualche giorno fa.
Ma le metafore sono ancora più efficaci e profonde quando si vanno ad incarnare
nel corpo.
Sabato pomeriggio, mentre correvo a portare in bici le
scarpette da calcio a mio nipote, la borsa è andata a infilarsi tra i raggi e
mi sono sentito catapultare all'improvviso in volo verso terra, sulla quale
sono atterrato un secondo dopo proprio con il muso, spappolandomi un labbro e
gonfiandomi il già non troppo delicato nasino.
Frenando con le mani ho reso le mie dita preda prelibata per persistenti attacchi di orticanti tossine.
Due lividi alle cosce completano il quadro.
E, dice la carissima medica, mi è andata benissimo.
Qualche giorno ancora per star meglio, mi rassicura.
E di non esagerare a lamentarmi.
A ripensarci, a rivedermi volare e ripiombare
planando sulla bocca, nel dolore supremo, mi viene ancora da ridere.
Potenza divina e trasformatrice delle metafore.
NB: Sbruncare, in sardo: sbattere il muso contro qualcosa, ricevere una scoppola, fallire.
RASSEGNARE LE DIMISSIONI
A gennaio si era ancora in vena di manifestazioni
orgogliose, tutti a scendere in piazza, con penne e calamaio, guidati dai
nostri finto-fieri governanti, per protestare contro l'attentato a Charlie
Hebdo.
Vedo che oggi, grazie al cielo, almeno questo non c'è.
Si va rassegnati e dimessi a mettere una candelina o un
fiorellino, a cantare Imagine, individualmente, e in pochi.
Forse qualcuna delle 4 milioni di persone del corteo di
gennaio sperava davvero che i terroristi avrebbero smesso, colpiti da tanta
potenza e dignità civile ?
No, non credo che neppure loro ci credessero.
L'ottusità dei salmoni non arriva a tanto.
Proseguono a solidarizzare con se stessi, però, anche perchè
nessun altro nel mondo lo può fare sinceramente. Gran parte del mondo, non solo
arabo, ci odia e con ragione.
Molti sono stati i festeggiamenti clandestini nelle
banlieuses o in molte case d'Europa e del mondo, alla notizia dei kalashnikov
in azione con successo tra le strade e i boulevards.
Qualcosa è cambiato, pare, quindi.
Stiamo rassegnando le dimissioni, stiamo accettando di
vivere così, come ostaggi permanenti sotto attacco. E sarebbe un bene,
rinunciare alle false speranze.
Ma i dibattiti di queste ore invece sono sempre gli stessi
di sempre: non abbiamo paura e non dobbiamo mostrarla, trionferemo contro
l'insensatezza, l'inumanità e la barbarie.
Come ? Con le uccisioni dei loro capi e simboli, con le
guerre in casa loro, con la propaganda e i droni, con i doppi giochi e le
alleanze truccate, con i soldi e i ricatti economici, con lo stato d'emergenza
e la militarizzazione delle nostre vite.
E magari cantando la Marsigliese, tanto per tirarsi su (peraltro, un
inno violento, cruento e razzista).
No, i governi, i poteri dominanti non si rassegnano.
Ripetono stancamente i loro tristi rituali, assoldando in tv
intellettuali e pennivendoli da strapazzo (emblematica e rivoltante la sequenza
da Fazio, sabato sera), in questo misto di compassione inerme e aggressività
senza ritorno, prepotenza e presunzione sui valori dell'Occidente.
Ma cosa abbiamo fatto noi per meritarci tutto questo,
continuano a ripetere ipocriti ? Tutto, sarebbe la risposta onesta.
E soprattutto, infatti, quel che colpisce è proprio quel
falso stupore, che resta lì e che dovrebbe salvarci.
Quel chiedere solo a loro 'perchè lo fate?', come se non lo
sapessimo e come se non c'entrassimo.
E come se non potessimo e dovessimo rivolgere la stessa
domanda in primo luogo a noi, dopo tutti i fallimenti di questi anni.
Come se fossimo solo vittime di un gioco che non ci vede
invece principali protagonisti e fomentatori.
Trovo tutto questo assolutamente stucchevole e
pericolosissimo, foriero di morte per noi e
per chi, a sua volta e con i suoi (artigianali) mezzi, ci assalta.
E' e sarà un'escalation senza sbocchi.
Quando anche le nostre città saranno ridotte a vivere come
Baghdad o Beirut, quando le bombe si succederanno quasi quotidianamente, allora
capiremo che la catastrofe e la terza guerra mondiale non sono dei titoli di
libri, ma la realtà che stiamo già vivendo ogni giorno.
Ma è quasi inutile, superfluo, parlarne ancora.
I fatti parlano, e soprattutto parleranno, da soli.
Anche se noi proseguiremo ad andare in ristorante, al
cinema, ai concerti, e allo stadio.
Ma, ad un certo punto, già dentro il tempo delle nostre
vite, ci renderanno-ci renderemo la vita impossibile.
PS: e qualcuno si è ancora salvato 'facendo il morto'... (anche se, viste alcune fesserie che dice alla fine, forse era meglio se l'ammazzavano)
sabato 14 novembre 2015
barricate
L'incapacità di pensare non costituisce una manchevolezza
della moltitudine che difetta di capacità cerebrale, ma è una possibilità
permanente per chiunque -gli scienziati, gli studiosi, e tutti gli altri
specialisti in imprese spirituali...Una vita senza pensiero non è affatto
impossibile; in tal caso, però, essa non riesce a sviluppare la propria
essenza: non solo è priva di significato; non è completamente viva. Gli uomini
che non pensano sono come uomini che camminano nel sonno...
Il pensiero non crea valori; non scopre, una volta per
tutte, che cosa sia 'il bene'; non avvalora, ma semmai dissolve le regole
accettate di condotta. E non possiede nessuna rilevanza politica, a meno che
non insorgano particolari situazioni di emergenza. Che da vivo debba saper
convivere con me stesso è considerazione che non sorge in forma politica se non
in 'situazioni-limite'.
Questa ultima espressione fu coniata da Jaspers per
l'universale, immutabile condizione umana
-non poter vivere senza lotta e dolore; dover assumere inevitabilmente
la propria colpa; dover morire -, per indicare l'esperienza di 'qualcosa
d'immanente che rinvia già alla trascendenza', e che -se ottiene da noi
risposta- ci condurrà a 'divenire l'esistenza che potenzialmente siamo'...
Quando tutti si lasciano trasportare senza riflettere da
ciò che tutti credono o fanno, coloro che pensano sono tratti fuori dal loro
nascondiglio perchè il loro rifiuto di unirsi alla maggioranza è appariscente,
e si converte per ciò stesso in una forma di azione...
La manifestazione del vento del pensiero non è la
conoscenza; è l'attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto.
Il che, forse, nei rari momenti in cui ogni posta è in gioco, è realmente in
grado di impedire le catastrofi, almeno per il proprio sé.
(H. Arendt, La vita della mente, 1971)
I parigini si barricano nelle loro case, come topi, in
attesa di nuovi ordini dall'alto.
Molta acqua è trascorsa dalle barricate dei sanculotti, dei
comunardi, dei rivoluzionari.
Libertè, Egalitè, Fraternitè: di chi verso chi ? E contro
chi ?
La guerra scala ancora di grado, investe la nostra vita da
falsi innocenti (che significa solo 'menefreghisti che credo ancora di
sfangarsela'), attacca i luoghi in cui mangiamo, ascoltiamo musica, ci
divertiamo, tifiamo i nostri divi ed eroi di pastafrolla.
Ci colpiscono, indiscriminatamente. Incontrollatamente.
E reagiremo con la guerra, creando altro odio, come sempre.
I terroristi ammazzano i resti della nostra vita 'civile'.
Come noi la distruggiamo ai nostri creditori.
Amen.
venerdì 13 novembre 2015
happy days
Dwight ci riaccompagnò
a Seattle il mattino dopo. Quando fu sul ponte che portava fuori dal
campo, si fermò per farci vedere i salmoni che saltavano nell'acqua
sottostante. Ce ne indicò le sagome scure tra i massi. Erano saliti
fin lassù dall'oceano per deporre le uova, disse, e morire. Stavano
già morendo. Il passaggio dall'acqua salata a quella dolce ne aveva
imputridito le carni. Dai loro corpi si staccavano lunghi brandelli,
che fluttuavano nella corrente.
Un giorno, durante una
festicciola in palestra. poco dopo l'arrivo di Rhea a Concrete,
l'avevo invitata a ballare....Era un lento. Quando mi ero girato per
starle di fronte si era lasciata prendere tra le braccia come
nessun'altra ragazza aveva mai fatto, schietta e disponibile. Si era
avvinghiata a me, premendo contro il mio corpo, docile ad ogni
movimento, le gambe contro le mie, la giancia contro la mia, le dita
che mi accarezzavano la nuca, Capii che non si era resa conto di chi
fossi, doveva essersi trattato soltanto dell'errore di una ragazza
nuova. Ma avevo pensato che fosse mio diritto approfittare della
cosa. Ci eravamo incontrati nel modo giusto, spontaneamente, senza
badare alla casuale differenza di età....
Non ero riuscito a
parlare. Avevo continuato a tenerla fra le braccia, a farla ballare
respirandole fra i capelli. L'avevo avuta per tre minuti soltanto,
poi l'avevo persa per sempre.
Per tutta la serata
aveva ballato con ragazzi più grandi di me, a cui non avevo avuto il
coraggio di sottrarla. Una settimana dopo si era già messa con Lloyd
Sly, un giocatore di pallacanestro con una macchina strafiga. Quando
l'avevo incontrata di nuovo, nell'atrio, non mi aveva nemmeno
riconosciuto.
Le scrissi lunghe,
ampollose lettere che poi distrussi. Pensai ai diversi modi in cui il
fato avrebbe potuto restituirmela, per darmi la possibilità di
mostrarle chi ero realmente e farla innamorare di me. La maggior
parte di queste possibilità implicava ovviamente la morte o almeno
gravi mutilazioni per Lloyd Sly.
E quando, come a volte
succedeva, una ragazza della mia stessa età mostrava un qualche
interesse per me, la trattavo da vero porco. Riaccompagnandola a casa
da un ballo o da una partita, mi fermavo con lei a pomiciare sui
gradini di casa, poi, il giorno dopo, non ne volevo più sapere.
Ho sempre desiderato
solo quello che non potevo avere.
Quando riaprii gli
occhi ero ancora disteso di schiena. Sentivo delle voci che mi
chiamavano, ma non risposi. Giacevo in mezzo a una distesa di felci,
con le foglie luccicanti di gocce di pioggia....Le voci si fecero più
vicine, ma io non avevo alcuna intenzione di rispondere. Mi sentivo
felice dov'ero. Avvertii un tramestio fra i cespugli poco più in là.
Continuavano a chiamare il mio nome. Mi morsi l'interno delle guance
per non ridere e lasciarmi scoprire, finchè non se ne andarono...
Mi ero sentito felice,
quella sera, mentre mi cercavano, con tutte quelle voci che gridavano
il mio nome. Sapevo che non mi avrebbero trovato. Anche dopo che se
ne erano andati via, avevo continuato a sorridere nel mio perfetto
nascondiglio. Poi, attraverso le felci sopra di me, avevo scorto
l'alone della luna nel cielo denso, scuro. Dal fogliame, fredde perle
d'acqua mi erano sgocciolate sulla faccia. Le grida della partita che
si svolgeva più in alto, gli incitamenti, il calpestio dei piedi
sulle tribune mi erano parsi lontani, ovattati. Le avevo ascoltate
con divino distacco.
(Tobias Wolff, Un vero
bugiardo. Vita di un ragazzo nell'America degli anni '50, 1989)
mercoledì 11 novembre 2015
sincronicità dei miracoli non visti
DISATTENZIONE
Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane
come se ciò fosse tutto il dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo l'altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più il là
dell'uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l'ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perchè -
e da dove è saltato fuori uno così-
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
oppure
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l'altro avvenivano cambiamenti
perfino nell'ambito ristretto d'un batter d'occhio.
Su un tavolo più giovane, da una mano d'un giorno più giovane,
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poichè dopotutto cadeva con gocce diverse.
La Terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
è durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benchè taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po' di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco con regole ignote.
W.Szymborska -Due punti
Ringrazio G. per avermi ricordato questa poesia.
Nel viaggio sono accadute alcune situazioni di sincronicità alla Jung che me l'hanno fatta ricordare ancora.
Ma sembra che me ne accorga solo io.
Gli altri (e soprattutto le altre) sembrano procedere attorno alle loro vite, ai loro impegni e progetti, ai loro sogni forse.
Come se non fosse accaduto qualcosa con me, come se mi temessero, come se non esistessi.
Attendo che qualcosa accada. Accade, talvolta.
Ma sembra che sia soltanto io a vederlo, a riconoscerlo nella sua straordinarietà, nel suo significato, nella sua forza.
Mi faccio avanti, seppure con paura e ritegno.
Ma non ci sono richiami, risposte, segni di corrispondenza..
E' un'esperienza ripetuta, dolorosa, mortificante.
Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane
come se ciò fosse tutto il dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo l'altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più il là
dell'uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l'ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perchè -
e da dove è saltato fuori uno così-
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
oppure
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l'altro avvenivano cambiamenti
perfino nell'ambito ristretto d'un batter d'occhio.
Su un tavolo più giovane, da una mano d'un giorno più giovane,
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poichè dopotutto cadeva con gocce diverse.
La Terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
è durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benchè taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po' di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco con regole ignote.
W.Szymborska -Due punti
Ringrazio G. per avermi ricordato questa poesia.
Nel viaggio sono accadute alcune situazioni di sincronicità alla Jung che me l'hanno fatta ricordare ancora.
Ma sembra che me ne accorga solo io.
Gli altri (e soprattutto le altre) sembrano procedere attorno alle loro vite, ai loro impegni e progetti, ai loro sogni forse.
Come se non fosse accaduto qualcosa con me, come se mi temessero, come se non esistessi.
Attendo che qualcosa accada. Accade, talvolta.
Ma sembra che sia soltanto io a vederlo, a riconoscerlo nella sua straordinarietà, nel suo significato, nella sua forza.
Mi faccio avanti, seppure con paura e ritegno.
Ma non ci sono richiami, risposte, segni di corrispondenza..
E' un'esperienza ripetuta, dolorosa, mortificante.
venerdì 6 novembre 2015
strenatamente
Il sole scendeva lentamente dai finestrini dell'Intercity su cui mi sono spaparanzato ieri alle due, in partenza da Bari verso Ancona.
Luce calda, dorata sul violetto delle vigne, distese di ulivi ancora carichi in barba alla Xylella, mandorli e fichi a far da contorno.
Campi di carciofi e vari ortaggi, uno spettacolo dolce e verdissimo.
Il mare, azzurro chiaro, dall'altro lato.
Tutto bello, Julia nuovo da leggere, parole crociate, libro di Tobias Wolff da iniziare.
Perfetto.
All'altezza di Barletta il treno si ferma per 45 minuti: uno si è fatto investire, si è buttato di sotto.
Non si sa che ne è di lui.
Ho tempo per sentirmi dentro la campagna, di ascoltare la parlata di qui, di assopirmi.
Il sole scende ancora, tramonta, sale il buio.
Arriviamo a Pescara, e il treno si riferma per altri tre quarti d'ora, per insondabili motivi tecnici.
Arrivo a Fermo con un'ora e mezza di ritardo, e quasi sei ore di treno.
Le Ferrovie italiane non aiutano a stare di buonumore.
Notte agitata, piena di sogni ed interruzioni.
Ieri sera, mi sono ritrovato dentro le difficili vite di una famiglia di amici.
Oggi ho proposto una giornata di formazione ad una cooperativa sociale.
Non lo faccio più tanto spesso, ma è stata divertente, almeno per me.
Ora starò qui, per qualche giorno, a riposarmi e a parlare ogni tanto delle nostre vite sbandate.
E' un viaggio anche nella memoria.
A Bari mi è tornata in mente Orsola, una ragazza con cui ci piacevamo ai tempi dell'Azione Cattolica e che ero andato a trovare a casa del suoi, a 18 anni.
Poi Molfetta, in cui sta la casa editrice in cui ho pubblicato alcuni libri.
E San Severo, patria di un caro amico che non sento più, come tanti e in cui ho passato delle belle ore tra le braccia e le tette di una bella ragazza, a 23 anni.
A Fermo, ritrovarmi oggi al Ricreatorio San Carlo, in cui venni per la prima volta 24 anni fa.
Insomma, una lunga vita mi sta dietro le spalle.
La sento tutta, nel bene e nel male.
Luce calda, dorata sul violetto delle vigne, distese di ulivi ancora carichi in barba alla Xylella, mandorli e fichi a far da contorno.
Campi di carciofi e vari ortaggi, uno spettacolo dolce e verdissimo.
Il mare, azzurro chiaro, dall'altro lato.
Tutto bello, Julia nuovo da leggere, parole crociate, libro di Tobias Wolff da iniziare.
Perfetto.
All'altezza di Barletta il treno si ferma per 45 minuti: uno si è fatto investire, si è buttato di sotto.
Non si sa che ne è di lui.
Ho tempo per sentirmi dentro la campagna, di ascoltare la parlata di qui, di assopirmi.
Il sole scende ancora, tramonta, sale il buio.
Arriviamo a Pescara, e il treno si riferma per altri tre quarti d'ora, per insondabili motivi tecnici.
Arrivo a Fermo con un'ora e mezza di ritardo, e quasi sei ore di treno.
Le Ferrovie italiane non aiutano a stare di buonumore.
Notte agitata, piena di sogni ed interruzioni.
Ieri sera, mi sono ritrovato dentro le difficili vite di una famiglia di amici.
Oggi ho proposto una giornata di formazione ad una cooperativa sociale.
Non lo faccio più tanto spesso, ma è stata divertente, almeno per me.
Ora starò qui, per qualche giorno, a riposarmi e a parlare ogni tanto delle nostre vite sbandate.
E' un viaggio anche nella memoria.
A Bari mi è tornata in mente Orsola, una ragazza con cui ci piacevamo ai tempi dell'Azione Cattolica e che ero andato a trovare a casa del suoi, a 18 anni.
Poi Molfetta, in cui sta la casa editrice in cui ho pubblicato alcuni libri.
E San Severo, patria di un caro amico che non sento più, come tanti e in cui ho passato delle belle ore tra le braccia e le tette di una bella ragazza, a 23 anni.
A Fermo, ritrovarmi oggi al Ricreatorio San Carlo, in cui venni per la prima volta 24 anni fa.
Insomma, una lunga vita mi sta dietro le spalle.
La sento tutta, nel bene e nel male.
lunedì 2 novembre 2015
indietro, marsh!
Qualche giorno fa, alla stazione di Aveiro, sono salito di corsa su un vagone, diretto a Porto.
Tutto tornava, ma -ad un certo punto- l'orario è trascorso e non siamo partiti.
Ho scoperto che il binario veniva usato sui due sensi di marcia, e noi eravamo saliti sui vagoni sbagliati, quelli diretti a sud, verso Coimbra.
Intanto, il nostro treno verso nord partiva, senza di noi.
L'altra notte ho sognato che corteggiavo una donna e tutto andava benissimo sino al momento di andare a letto con lei.
A letto ci finiva, nel sogno, ma con un altro.
Io, anche nel sogno, non capivo perchè e come.
Non capisco anche perchè e come, ad esempio, abbia stravinto Erdogan in Turchia.
Anche in Kurdistan ha preso molti più voti di cinque mesi fa.
Eppure la situazione sembrava terribile (incarcerazione di giornalisti, terrorismo politico di stato, attentati...).
Ma la borsa sale e si brinda in nome della stabilità e della sicurezza raggiunta.
Ed ora che un uomo solo va al comando l'Europa vorrebbe aggregare la Turchia a sè.
Per renderla democratica, ovviamente.
Non capisco anche perchè e come la politica usi oggi gli indipendenti.
Quando i politici risultavano impresentabili o inadeguati, si ricorreva a un indipendente.
Prima un indipendente era un intellettuale o un giornalista.
Poi sono arrivati i magistrati.
Poi i tecnici, gli economisti e i banchieri.
Ora tocca ai prefetti.
Non capisco a cosa servano i partiti e le elezioni, se servono i funzionari dello stato per governarci.
Il prossimo stadio: i militari, direttamente, senza fronzoli.
2 novembre, giorno dei morti.
E della morte di uno che è ancora vivo, nonostante le celebrazioni: PPP
E chissà quante ne avrebbe da dire quell'uomo oggi...!
O forse no: anche lui sarebbe ammutolito, in silenzio, davanti allo sfacelo delle sue profezie realizzate.
Tutto tornava, ma -ad un certo punto- l'orario è trascorso e non siamo partiti.
Ho scoperto che il binario veniva usato sui due sensi di marcia, e noi eravamo saliti sui vagoni sbagliati, quelli diretti a sud, verso Coimbra.
Intanto, il nostro treno verso nord partiva, senza di noi.
L'altra notte ho sognato che corteggiavo una donna e tutto andava benissimo sino al momento di andare a letto con lei.
A letto ci finiva, nel sogno, ma con un altro.
Io, anche nel sogno, non capivo perchè e come.
Non capisco anche perchè e come, ad esempio, abbia stravinto Erdogan in Turchia.
Anche in Kurdistan ha preso molti più voti di cinque mesi fa.
Eppure la situazione sembrava terribile (incarcerazione di giornalisti, terrorismo politico di stato, attentati...).
Ma la borsa sale e si brinda in nome della stabilità e della sicurezza raggiunta.
Ed ora che un uomo solo va al comando l'Europa vorrebbe aggregare la Turchia a sè.
Per renderla democratica, ovviamente.
Non capisco anche perchè e come la politica usi oggi gli indipendenti.
Quando i politici risultavano impresentabili o inadeguati, si ricorreva a un indipendente.
Prima un indipendente era un intellettuale o un giornalista.
Poi sono arrivati i magistrati.
Poi i tecnici, gli economisti e i banchieri.
Ora tocca ai prefetti.
Non capisco a cosa servano i partiti e le elezioni, se servono i funzionari dello stato per governarci.
Il prossimo stadio: i militari, direttamente, senza fronzoli.
2 novembre, giorno dei morti.
E della morte di uno che è ancora vivo, nonostante le celebrazioni: PPP
E chissà quante ne avrebbe da dire quell'uomo oggi...!
O forse no: anche lui sarebbe ammutolito, in silenzio, davanti allo sfacelo delle sue profezie realizzate.
domenica 1 novembre 2015
signori, si chiude...!
La
pagliacciata di Expo chiude.
Più
di 20 milioni di coglioni sono andati a pagare, a fare code
interminabili, a visitare fiere e ristoranti, a farti triturare dai
caddozzoni di ogni dove, ad automanipolarsi da sé.
A far
finta di girare il mondo in 8 ore, a far finta di nutrire il pianeta,
a far finta di voler bene a tutta l'umanità, alle sue mille culture
e facce, ai suoi cibi.
Ho
visto anche tante persone che conosco andarci, con una scusa o
l'altra.
D'altra
parte, anche io ogni tanto vado ancora allo stadio, e so cosa sia
diventato il calcio.
Ma
all'Expo non si doveva andare, ne sono certo.
Ora si
parla di successo, di esempio per il mondo.
Ora si
dice che Milano è la capitale morale d'Italia.
Incredibile.
Anche
a Roma si chiude, e sto parlando della giunta Marino.
L'
ennesima telenovela PD giunge al termine.
Prima
fanno fare le primarie, le vince un candidato outsider e fanno buon
viso a cattivo gioco.
Poi
fanno di tutto per boicottarlo mentre governa.
Poi,
quando a quello resta solo l'onestà, gli tirano fuori gli scontrini.
Insomma,
la solita macchina del fango ben orchestrata.
Quando
Renzi decide se ne frega di parlamenti e parlamentini.
Tutto
avviene a casa sua, come ai bei tempi di Arcore.
E' da
sempre il metodo dei capi, e va bene a tutti, in fondo.
Anche
l'Europa si chiude, e chiude l'Unione Europea.
Alla
fine si scopre che la spartizione tra gli stati di quella carne da
macello che chiamiamo 'migranti' si limita a poche migliaia di
persone, su milioni che scappano e scapperanno.
Alla
fine si scopre che, anche tra quelle che vengono temporaneamente
ammassate nei lager di stato, soltanto una piccolissima percentuale
avrà lo status di rifugiato ed otterrà asilo.
Gli
altri saranno espulsi o costretti alla clandestinità, come sempre.
Si
spera nel cattivo tempo, nel mare cattivo, per ridurre gli esodi.
Ma la
disperazione resta, le guerre divampano, e non se ne esce.
Anche
io ho chiuso, col passato.
Ieri
mi hanno invitato al corteo antimilitarista in città e non mi è
passato neanche lontanamente per la testa di andare a qualcosa che,
qualche anno fa, avrei organizzato in prima fila.
E
quando ho visto le solite facce in tv, quei professionisti delle pace
sempre in piedi, che stanno lì per lavoro o per cattiva coscienza,
ho provato tristezza e nausea per loro e per noi.
Anche
io mi chiudo, sempre di più, nel presente.
Ed il
futuro è senza porte, senza luce, e senza occhi.